Intervista a Sasà  Striano

Striano, ci racconteresti come ti sei approcciato al teatro?

Al teatro mi sono approcciato quasi per gioco, senza volerlo. E’ stato un detenuto ergastolano che mi ha chiesto se mi andava di partecipare ad un laboratorio teatrale. In un primo momento gli avevo detto di no perché la cosa non mi convinceva, mi sembrava una pagliacciata e poi, invece, da quella pagliacciata sono stato salvato. Il mondo teatrale mi ha affascinato, mi ha veramente rivoluzionato.

Il teatro e la cultura possono (o forse dovrebbero) rientrare in un programma scolastico ai fini di migliorare la vita dei giovani e dei non giovani?

Assolutamente sì. Il teatro è una grandissima palestra di vita. Se messo nelle mani dei giovani dai dodici anni in su non può che fare del bene. Perché il teatro ti disciplina, ti insegna a vivere, a muoverti, a stare al passo con la vita. Ti insegna ad ascoltare gli altri e ti lascia tanto: ti lascia la bellezza di essere su un palcoscenico come protagonista di una serata, ti insegna a usare toni e parole, a sperimentarti.

Il teatro per i giovani carcerati. Ci sono tanti progetti a riguardo. Tu stai portando le tue opere e la tua esperienza ai giovani in prigione?

Porto la mia testimonianza andando in tutte le carceri d’Italia da quando sono uscito dal carcere, cioè da circa dodici anni. Purtroppo non sono ancora riuscito a portarvi i miei spettacoli perché è più complicato. Le carceri sono ancora una prigione che guarda con poca attenzione allo strumento culturale come strumento di riabilitazione, di riscatto e di rieducazione. Il carcere ad oggi è ancora una palestra del crimine piuttosto che un luogo di detenzione e redenzione. Gli spettacoli all’interno del carcere costano e nessun ente ti riesce a patrocinare o sponsorizzare… quindi è dura la lotta!

Hai scritto dei libri molto intesi e toccanti tra cui "LA TEMPESTA" che è diventata uno spettacolo teatrale. Ci parleresti della tua esperienza come scrittore e se hai altri libri in cantiere?

Prima di tutto diciamo che io sono un’artista ma non mi sento solo uno scrittore o solo un attore, o solo un regista. Sono in questo mare senza entrare in nessun porto in particolare. Scrivo perché sento la necessità di tirare fuori un mio vissuto. Scrivo per dare la possibilità alle persone di prendere le distanze, con Teste Matte dalla malavita; con La tempesta di Sasà le aiuto a prendere in mano la propria vita e a riscattarsi. Ho iniziato a scrivere per una questione di onestà di uomo, non mi piacevano le luci dei riflettori addosso sul “bell’attore” quando avevo un passato macchiato da fatti criminali. Quindi, per evitare che si attivasse una macchina del fango su di me, ho sentito la necessità di prendere quel fango e di buttarmelo addosso da solo. Quando si commettono degli errori bisogna avere l’onestà di ammetterli in pubblico e di chiedere scusa. Riguardo ai progetti futuri c’è in cantiere un quarto libro già avviato ma non posso dire niente a riguardo se non che la vita continua a riservarmi delle sorprese straordinarie. Non è mai banale questa vita di Sasà, è sempre condita da fatti eccezionali nel male e nel bene.

Lo scorso anno hai aperto in grande stile la stagione teatrale all'OFF/OFF Theatre portando in scena un tuo spettacolo DENTRO LA TEMPESTA. Quest'anno tornerai a Roma proprio all'OFF/OFF con un testo su Jean Genet "IL GIOVANE CRIMINALE". Perché hai scelto proprio questo autore?

Ho scelto questo autore perché ho parecchi punti in comune con lui. E’ stato privato della libertà e, ancora prima di entrare in carcere, è stato un personaggio incredibile. Non si può non scegliere Genet. Genet viene abbandonato in tenera età. Fughe, ruberie, prigioni, emarginazioni: questo è il “mondo di sotto” di Genet ed io che vengo “dal mondo di sotto” … non potevo scegliere miglior rappresentante. Ho cercato di fondere Il giovane criminale di Genet con il mio libro Teste Matte con il preziosissimo aiuto della mia compagna Marta. Di giovani criminali in Teste Matte se ne trovano a decine e quindi mi sembrava perfetto l’abbinamento. Quindi che Genet me la mandi buona! Che Shakespeare me la mandi buona!  Sarà una sfida importante! Questo è il mio secondo testo teatrale scritto, diretto, interpretato da me e sarò da solo in scena per un’ora. Mi tremeranno le gambe e il cuore! Vi aspetto!

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