Intervista a Maria Inversi regista e autrice de SE LA TERRA TREMA

Incontriamo Maria Inversi, autrice e regista di SE LA TERRA TREMA andato in scena al Sala Uno Teatro dall’8 al 18 marzo (in scena Mariné Galstyan) che abbiamo recensito come "Spettacolo intenso che ipotizza un dopo disastro che lo spettatore deve capire ed elaborare dentro di se".

Prima di parlarci di questo spettacolo parlaci di te
Maria Inversi: Nasco come attrice, ma dopo un periodo con varie compagnie e registi ho capito di dover scrivere sul femminile. Ho iniziato nel 1989 quando qualcuno diceva che il teatro non aveva genere, invece io sostenevo che all’inizio era tutto al maschile, infatti fino al ‘600 gli uomini coprivano tutti i ruoli anche quelli femminili, ma il teatro che intendevo io era partire dal punto di vista nostro non da quello maschile come era sempre stato.

Ecco, bello questo cappello, ora raccontiamo ai nostri lettori come nasce l’idea di questo spettacolo
Maria Inversi: Sono un’osservatrice di quello che ci circonda, sono poliglotta, e credo che tutto quello che stiamo vivendo sia di responsabilità delle nazioni che sono state imperialiste, e le lingue che le rappresentano sono inglese, francese, tedesco e italiano. Volevo portare in scena questo quadrilinguismo, è chiaro che il testo è in italiano, ma ho inserito dei pezzi in cui l’attrice parla anche in altre lingue, e in alcuni momenti metto insieme il tedesco e l’italiano, come se fossero una sola lingua, dato i nostri percorsi comuni che non vorrei fossero dimenticati. Quindi partendo da questo ho pensato a un accadimento che non so qual è, non mi interessa dirlo, vissuto da una donna. Ho incominciato a scrivere e posso dire che è come se mi fosse stato scritto dalla mia mano sinistra.

Che vuol dire?
Maria Inversi: Che è una ricerca controversa se vogliamo, noi siamo sollecitati da qualcosa che ci può succedere da un momento all’altro.

Da una situazione di emergenza?
Maria Inversi: No, da una situazione post qualcosa, post bellica, post di un grande danno, che lei non può vedere perchè è diventata cieca, può solo sentire. Noi la scopriamo cieca e questo vuol dire per una donna rigenerarsi, rifortificarsi, ritrovarsi ed emergere. Quindi sperare, diciamo che è un anti Antigone, in comune con lei non ha niente, solo l’amore.

Amore in che senso?
Maria Inversi: L’Amore in generale che ci viene comunicato in più modi, quando balla, quando si muove, quando parla. Io lavoro sempre con attrici e attori danzatori, è il mio modo di lavorare, la musica e la danza rendono secondo me il lavoro di poesia più completo. Però devo dire che non uso mai, veramente mai il melologo, a me non interessa, mi piace il dialogo con la musica. Gioco con la musica, con la danza, con la pittura, per entrare dentro una formula artistica che mi fa riflettere con la parte più profonda delle parole, a volte mie ma spesso anche non mie.

Sei soddisfatta di come è venuto tutto questo lavoro?
Maria Inversi: Si devo dire che io vedente che ho scritto parole per una cieca, lei l’ho fatta lavorare bendata per darle proprio il senso della cecità, e lei si è impegnata con grande passione e questo anche dal riscontro con il pubblico mi sembra che si veda.

Dopo questo debutto che strada prenderà lo spettacolo?
Maria Inversi: Speriamo di farlo circuitare, non so come ma insieme alla produzione che è La Fabbrica dell’attore-Teatro Vascello, troveremo un modo per farlo conoscere.

Un’ultima domanda che per me è ormai una consuetudine, tu nasci come attrice, poi nel percorso diventi autrice e regista. Come coniughi e come fai a far coniugare agli attori la tecnica fusa con l’emozione da trasmettere alla quarta parete?
MI: Il lavoro da fare è costruire una tensione con il pubblico, lavorando io sulla creatività continua, li indirizzo completamente sul personaggio quindi diventano insostituibili, la relazione con il pubblico si costruisce essendo artisti e quindi raccontare con sincerità le emozioni all’interno del personaggio, senza ricorrere alla spontaneità perché l’arte è forma.

Per approfondire su SE LA TERRA TREMA, leggi la recensione a cura di Bianca Coppola Melon

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