Oggi Gufetto vola ad incontrare Emilia Martinelli, regista teatrale, autrice e insegnante di DanceAbility, nonché fondatrice dell’associazione Fuori Contesto, in occasione della ripresa dello spettacolo “ROMA BAMBINA”.
Fuori Contesto è un’associazione fondata nel 2005 che s’impegna a scovare tracce, storie ed emozioni nascoste, per riproporle al pubblico offrendo suggestioni diverse che invitano alla riflessione ed all’impegno attivo dei cittadini. Gli spettacoli sono realizzati in teatri, spazi adibiti, ma anche in strade, piazze, mercati sotto forma di parate o performance urbane.
Oltre ad aver portato in scena molti spettacoli in teatri importanti come Il Mercadante di Napoli, Il Teatro Valle, il Teatro Olimpico, il Teatro Vascello di Roma e vinto premi a vari concorsi e festival nazionali, hanno anche partecipato a numerosi convegni sul tema del Teatro Sociale, portando la loro testimonianza ed esperienza. Dal 2009, progettano ed organizzano eventi, convegni, festival e performance urbane, coinvolgendo sempre la rete nazionale.
Abbiamo avuto modo di avvicinarci al loro lavoro, e con l’occasione sono emerse tante domande…
Jessica Bertagni(J.B.) – Ciao Emilia, per noi di Gufetto è un piacere intervistarti in occasione della ripresa dello spettacolo ROMA BAMBINA che è andato in scena lo scorso 28 Dicembre al Teatro Biblioteca Quarticciolo e gli scorsi 7 e 8 gennaio al Teatro Le Sedie, e che ora è pronto per incontrare il pubblico al Teatro Agorà a Trastevere.
Raccontaci, di cosa parla “Roma bambina” e come è nata l’idea?
Emilia Martinelli (E.M.) – Lo spettacolo “ROMA BAMBINA” è un viaggio interattivo tra passato, presente e futuro che rende l’infanzia “romana” protagonista di un racconto corale narrato dalle voci, dalle parole, dai segni, dalle tracce di bambine e bambini.
Questo progetto nasce dall’incontro dell’Associazione Fuori Contesto, con l’associazione Matura Infanzia le quali, partendo dal libro da cui è tratto lo spettacolo “Il Colosseo? lo stanno costruendo” di Matteo Frasca, intendono diffondere e promuovere una cultura bambina, troppo spesso soffocata dal fragore e dalla fretta degli adulti, affinché grandi e bambini possano imparare insieme il mondo che li circonda, senza smettere mai di meravigliarsi.
Lo spettacolo è una rapsodia stratificata nel tempo e nello spazio che, attraverso i giochi e i passatempi tipici dell’infanzia, ripercorre il senso del vivere a Roma, sia reale che immaginato, vissuto da bambine e bambini nell’arco di più di mezzo secolo, dagli anni della Guerra fino ai giorni nostri, coinvolgendo e intrecciando i punti di vista di chi abita le periferie e quei tanti centri di una città piena di ossimori come Roma che sa essere generosa e crudele, fantasiosa e iperrealista al tempo stesso, ma che disegna sempre orizzonti possibili da condividere e praticare.
Le narrazioni bambine si snodano tra storia e vissuti personali, onirici, sognanti, divertenti come a volte struggenti e spietati, capaci di far calare l’adulto, in questo caso gli attori e danzatori, nei panni di un bambino o una bambina, e di farlo emozionare, mostrando ai bambini spettatori quanto gli adulti possano ancora giocare e immaginare con le loro parole. Insieme a queste narrazioni autentiche e originali, si unisce la parola di Rodari che diventa musica e contenuto che accompagna questo viaggio nel tempo fanciullesco. Uno scambio reciproco in cui le parole dei bambini sono vere e proprie opere d’arte.
J.B.- Lo spettacolo è scritto a sei mani. Oltre a te ci sono anche l’autore del libro Matteo Frasca e Tiziana Scrocca. Che tipo di rapporto e contaminazione c’è stato tra voi nel momento della scrittura drammaturgica?
E.M. – Matteo è l’autore del libro, un pedagogo e un musicista, da anni si occupa di raccogliere le parole dei bambini, di tramandare la saggezza e le visioni dei bambini, anche attraverso il suo progetto Radio Freccia Azzurra, una radio a scuola completamente gestita dai bambini. Tiziana Scrocca, invece, è un’autrice, attrice e regista teatrale, specializzata in teatro di narrazione. Io sono un’autrice e regista, particolarmente interessata a fare ricerca nell’ambito del gesto e del movimento teatrale e di come questo, insieme alla parola, sia capace di narrare sulla scena. Queste tre anime hanno scelto, tra l’immenso materiale datoci dal libro di Matteo, alcune delle voci dei bambini protagonisti del libro e le hanno messe in scena. Tiziana e Matteo sono due persone di grande intelligenza e sensibilità, con le quali mi piace tantissimo lavorare. Quando ti diverti e provi soddisfazione a lavorare con qualcuno, allora tutto viene facile, tutto è scorrevole, semplice e gioioso.
J.B.- Come avete scelto e selezionato le storie e le testimonianze da portare in scena e come avete lavorato per farle diventare uno spettacolo teatrale?
E.M. – Abbiamo scelto prima un filo storico, dagli anni ‘30 ai giorni nostri, passando per il fascismo, il terrorismo, il dopoguerra, la vita nelle borgate, l’esperienza del giornale “Il Pioniere”, fino ad arrivare ai giorni nostri, alla filosofia fatta in classe, al consiglio dei bambini di Roma e, non ultima, alla nostra stessa esperienza come compagnia Fuori Contesto, nei laboratori di narrazione di Roma attraverso i disegni realizzati con i bambini delle elementari. Abbiamo messo su carta i testi cercando di riportare l’essenza delle voci bambine di ogni epoca. E poi ci siamo proprio divertiti, a rigiocare quelle parole, a tornare noi bambini per inserire alcune parole nostre di allora, utili a raccordare il tutto.
J.B.- Ci sono delle differenze dalla vecchia versione di “ROMA BAMBINA” rispetto quella che portate ora in scena? Se sì, cosa vi ha spinto ad apportare queste modifiche?
E.M. – La prima volta che abbiamo portato in scena ROMA BAMBINA, l’abbiamo fatto dentro La Casa dei Teatri di Roma, a Villa Pamphilj. La nostra compagnia, Fuori Contesto, era arrivata al primo posto di un bando per produrre uno spettacolo per bambini. La Casa dei Teatri, per chi non lo sapesse, è proprio una casa con diverse stanze, quindi pensai di realizzarlo come una narrazione giocata nelle diverse stanze, come i giochi che da bambino si fanno in casa, utilizzando quello che si trova in casa: un tavolo, dei cartoni, bicchieri, nastri, coperte. Pensai che quelle parole potevano essere narrate attraverso i giochi che fanno i bambini. In quell’ occasione gli attori giocavano tra le diverse stanze portandosi dietro il pubblico. Attraversavano così non solo lo spazio, ma anche il tempo storico delle diverse narrazioni. Oggi lo spettacolo l’abbiamo riadattato ad uno spazio più tradizionale, ma sicuramente anche più magico, che è quello teatrale, cercando però di riportare in scena quella dimensione quotidiana della casa, sfruttando questa volta quell’atmosfera che solo il teatro sa dare, anche grazie alle sue luci, sempre sfruttando i giochi degli attori-bambini. Ad esempio, c’è una scena illuminata solo con torce dove i protagonisti utilizzano una coperta per farsi una tenda, che sarebbe la loro tana segreta, dove riscoprono un tesoro prezioso: lo storico giornale degli anni ’50 e ‘60 “Il Pioniere” , diretto da Gianni Rodari e Dina Rinaldi, a cui i bambini inviavano lettere per raccontare e raccontarsi.
L’altra modifica è stata l’aggiunta di una narrazione nuova, realizzata all’interno di un laboratorio, che come Fuori Contesto, abbiamo condotto con bambini dai 5 ai 9 anni. In scena, c’è questa enorme coperta utilizzata per la tenda che è confezionata proprio con i disegni originali che hanno realizzato i bambini che hanno partecipato a questo laboratorio.
J.B.- Ci sono anche delle testimonianze dirette dei bambini romani di oggi, a mio avviso molto poetiche e pittoresche, ci racconteresti qualche aneddoto riguardo il lavoro con questi bambini?
E.M. – Quelle testimonianze le ho estrapolate proprio dal laboratorio di narrazione attraverso il disegno fatto con i bambini. Mentre disegnavano, loro giocavano, si muovevano e raccontavano con voce e corpo, io li ho ascoltati e poi ho portato in scena parte di quei discorsi. Ovviamente i bambini sono stati resi partecipi del processo e sapevano che i loro disegni sarebbero diventati parte di uno spettacolo interamente narrato da loro coetanei, anche se di altri periodi storici. Questo li ha resi partecipi di un progetto, li ha mossi a dare se stessi con sincerità. Una delle bambine non sapeva bene cosa disegnare e mi diceva: “a me piace fare un sacco di cose a Roma, come faccio a scegliere?” ed io le ho detto: “scegli la cosa che ti lascia senza parole, quella che ti fa emozionare di più, che ti fa venire i brividi di gioia nel corpo” allora lei senza esitare mi ha risposto “ sì, lo so, andare a teatro con la mia amica, quando andiamo solo noi con le nostre mamme che sono amiche pure loro”.
Devo dirti, sinceramente, che in questo laboratorio, grazie a questi bambini, anche io ho riscoperto una Roma bella. Io, col mio sguardo adulto, a volte amaro verso questa Roma, ne ho riscoperto anche la bellezza, o meglio la speranza.
J.B.- E in quanto regista, cosa puoi dirci riguardo il tuo lavoro con gli attori e i performers, compresa la straordinaria partecipazione di Giggetto e Bibbone?
E.M. – Gli attori e danzatori Tiziana Scrocca, Sandro Calabrese, Marco Ubaldi, Teresa Farella e anche Matteo Frasca, che ci accompagna dal vivo con le note della sua chitarra, interpretano i bambini. Il loro lavoro iniziale consisteva nel trovare il modo per ritornare ad essere bambini. Io ho cercato di cogliere quel modo e di tiralo fuori il più possibile, a volte estremizzandolo un po’ per differenziare i diversi personaggi. Non è facile per nessun adulto, neppure per un attore, tornare veramente a giocare come un bambino. Abbiamo fatto tante prove proprio per ritrovare quello stupore, quel modo di muoversi vivo e vero, senza usare una forma d’espressione che rischia di “scimmiottare” i bambini. Bisognava ritrovare quella sensazione in cui il gioco è una cosa seria, in cui il gioco va compiuto fino alla fine perché non è uno scherzo, ma è tutta la vita del bambino, anzi è il bambino. In scena il gioco, il suo agire è ciò che racconta e reinventa creativamente tutte quelle narrazioni che prima erano solo scritte. E poi ci sono Giggetto e Bibbone, il gioco più vero di tutti, su di loro bisogna sapere solo un’unica e fondamentale cosa: Giggetto e Bibbone non sono pupazzi, per il resto venite a conoscerli in teatro.
J.B.- Ma l’avventura di “ROMA BAMBINA” non si ferma e prosegue, quali saranno i progetti futuri?
E.M. – No, non si ferma infatti. Insieme a Silvia Belleggia, socia di Fuori Contesto e responsabile della nostra comunicazione, e grazie al contributo del bando Fuoriclasse della Regione Lazio, abbiamo fatto diventare “ROMA BAMBINA” anche un progetto. In due scuole della periferia Romana lo spettacolo sarà lo spunto per un progetto di narrazione attraverso i disegni della realtà più vicina ai bambini: la scuola.
La scuola è il luogo fisico dove i bambini passano la maggior parte del loro tempo, quindi abbiamo deciso di farcela raccontare attraverso le parole e i disegni che diventeranno un video animato. Il video sarà poi distribuito nelle scuole del Lazio.
Per tutte le informazioni consiglio di andare sul nostro sito: www.fuoricontesto.it.
Grazie Emilia per averci concesso il tuo tempo, e per aver risposto alle nostre domande. Vi auguriamo tanti applausi nei prossimi appuntamenti di ROMA BAMBINA. Per ora invitiamo il pubblico a non perdersi il prossimo appuntamento:
Info:
Teatro Agorà
via della penitenza 33, Roma (Trastevere)
Sabato 14 gennaio ore 18.30
Domenica 15 gennaio ore 16.30
Info:
Credits
ROMA BAMBINA
Compagnia fuori contesto
Scritto da Matteo Frasca, Emilia Martinelli e Tiziana Scrocca
Tratto dal libro “ il colosseo? lo stanno costruendo” di Matteo Frasca, un almanacco di narrazioni bambine
Regia Emilia Martinelli
Con Tiziana Scrocca, Sandro Calabrese, Teresa Farella, Marco Ubaldi, e le filastrocche musicate da Matteo Frasca
Organizzazione e Comunicazione Silvia Belleggia