Il 10 dicembre andrà in scena al teatro Vascello la creazione Il cielo, la terra, il popolo, ideata dall'unione dei saperi, di Lu Zheng e Churui Jiang, coreografi artefici della nascita di uno stile unico, antico e moderno al tempo stesso, che unisce la danza cinese a quella occidentale.
Abbiamo avuto l'occasione di intervistare i due creatori e saperne di più riguardo la loro strategia coreografica, i loro studi e la loro personalità.
Alessia Fortuna (A.F.) – Com'è nata l'idea di questa coreografia?
L’idea è nata dal desiderio di conoscenza, approfondimento ed esplorazione delle possibilità di contaminazione tra stili diversi. Ogni stile ha un suo vissuto e una sua geografia, ma ci interessava portare in scena una lingua comune. La Cina è un paese molto grande, e da una prospettiva eurocentrica si è abituati a vederlo come un territorio omogeneo. Tutt’altro: è un paese in cui convivono ben 56 etnie differenti, e ognuna si porta dietro un patrimonio linguistico, sociale, storico e artistico che è autentico. Questo ci fa capire quanti stereotipi culturali si siano creati attorno alla parola “orientale”, spesso fatta coincidere con il nostro Paese, come se l’Oriente o la Cina identificassero un insieme di elementi molto ristretto rispetto all’ampiezza reale dei suoi fenomeni.
A.F. – Entrambi i coreografi hanno fatto lo stesso percorso di studi, prima all’Beijing Academy (Pechino), poi all’Accademia Nazionale di Danza di Roma e in seguito si sono iscritti al corso di dottorato in Spettacolo all’Università La Sapienza: anche gli stili si sono in qualche modo omologati? Quali sono stati i reciproci contributi alla creazione?
Per alcuni anni gli studi di Lu Zheng e di Churui Jiang si sono incrociati, ma è stato quasi più un caso. Soltanto dopo essersi rincontrati per caso in Italia, infatti – entrambi sono stati vincitori di un bando aperto dall’Accademia Nazionale di Danza di Roma (Progetto Turandot) – e dopo diversi anni in cui le loro strade erano state separate, hanno pensato di lavorare insieme unendo i percorsi: da lì la scelta di fondare l’associazione Studio Arte e Cultura Orientale con Song NaiLong e quella di iscriversi all’università a Roma. Gli anni che li hanno visti distanti non sono però stati dei vuoti nella formazione, ma momenti di specializzazione: Lu Zheng si è specializzato in particolar modo nelle danze tradizionali cinesi, mentre Churui Jiang ha affrontato più da vicino lo studio delle forme contemporanee, decidendo poi di fondere le une e le altre con quelle occidentali – apprese insieme in Italia – all’interno di “Il cielo, la terra, il popolo”, dove Churui è anche una delle danzatrici.
A.F. – Cos’è che vi ha portati a unire la danza popolare cinese con la danza contemporanea occidentale? Cosa vi ispira e vi attrae di quest’ultima tanto da inserirla nelle vostre creazioni?
Il desiderio di vedere realizzato nella danza ciò che nella vita di tutti i giorni è oggi ancora, tristemente, difficile da far accettare: la fusione tra culture diverse. Ci interessava rappresentare un’integrazione, felice, tra Oriente e Occidente. Ci è sembrato il «momento giusto» per farlo (per citare l’antico proverbio che dà il titolo allo spettacolo: «Quando il cielo, la terra e il popolo sono collegati è il momento giusto per sfidare la fortuna»), essendo noi stessi figli di un’epoca che ci ha consentito di conoscere e scoprire l’Occidente attraverso la danza. Nel contempo volevamo provare a far convivere sul palcoscenico anche epoche diverse: in una società brutalmente proiettata verso il futuro oppure eccessivamente concentrata sul presente si tende a dimenticare il valore del passato, della tradizione. Quell’originaria bellezza che ha fatto sì che un tempo ciò che era stato innovativo e meritevole di essere trasmesso ai posteri entrasse nel canale della “tradizione”, con il trascorrere dei decenni ha teso a sbiadirsi e ad acquistare un’aura di vecchiume, lasciandoci percepire la “tradizione”, il “folklore”, come qualcosa di non bello o demodé. L’operazione di fusione, quindi, ha voluto recuperare, quasi in controtendenza, il fascino e la bellezza della tradizione e delle danze popolari (che sono meno scontati) per innestarli nel nuovo, e non il contrario.
A.F. – Come vi siete approcciati con i danzatori/studenti dell’accademia durante la creazione di questa coreografia? Quali sono stati i metodi di trasmissione del sapere, del gesto e dell’espressione…
Prima c’è stato un approccio di tipo teorico, basato sullo studio della cultura orientale, molto forte nelle varie forme di rappresentazione artistica come il teatro e la danza (quest’ultime in Oriente tendono a sovrapporsi fino a confondersi; mentre in Occidente la distinzione è assai più netta). Tracce vive di questo approccio si ritrovano nello spettacolo, per esempio, in un momento in cui le danzatrici contano all’unisono in cinese; l’espressione sarebbe stata impossibile senza questa infarinatura teorica, connessa alla cultura dei popoli della Cina; lo stesso corpo delle danzatrici nello spettacolo rispecchia l’atteggiamento tipico del femminile, un femminile orientale: così si arriva fedelmente a riprodurne l’uso del profilo o la coordinazione a “S” che vede in opposizione guancia a bacino. Successivamente, l’approccio pratico ha visto coinvolte attraverso Churui Jiang alcune tecniche che non appartenevano strettamente la danza, come il Tai Chi, una pratica indispensabile a rendere i movimenti fluidi come l’acqua. Un’altra importante trasmissione di saperi – che in qualche modo abbraccia entrambi gli approcci – ha interessato la “manualità”: l’utilizzo di ventagli (anche di dimensioni diverse), gonne e oggetti vari tradizionali.
A.F. – Quali sono i progetti futuri?
Vorremmo portare “Il cielo, la terra, il popolo” in Cina, e ci sono buone probabilità perché ciò avvenga. Siamo ottimisti. Lo spettacolo, infatti, è stato anche patrocinato dall’Ufficio Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese. Nel frattempo, ci piace pensare di continuare le attività che abbiamo iniziato con la nostra associazione. E farla crescere, maturare, con nuovi progetti.
Info:
10 dicembre 2016 h21,00 | DANZA
IL CIELO, LA TERRA, IL POPOLO
suggestioni coreografiche di Lu Zheng e Churui Jiang
danzatori Song Nailong, Zhang Siqi, Xie Jing, Li Shuanghua, Tan Lunyu, Yu Haoping, Federica Cucinotta, Silvia Bologna, Irene Maria Giorgi, Silvia Legato, Arianna Limina
e con Silvia Autorino, Daniele Sonia, Vittoria Guarracino, Mariangela Milano, Michela Tartaglia, Riccardo Venezia
costumi "LiPing Chen"
foto Andrea Mercanti; Luciano Onza
produzione "Studio Arte e Cultura Orientale"
con il patrocinio dell'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese