Intervista a Laura Piazza attrice in Ghertruda la mamma di A"

Abbiamo intervistato Laura Piazza, attrice dello spettacolo “Ghertruda la mamma di A. La donna che volle essere regina nella terra di Amleto”, di Davide Rondoni, uno dei maggiori poeti contemporanei, con la regia di Filippo Renda, prodotto dal CTB, Centro Teatrale Bresciano.

Bianca Coppola Melon (BCM): Mi interessava sapere come prima battuta il tuo pensiero sulla scrittura di questo spettacolo
Laura Piazza (LP): Ghertruda nasce a coronamento di un lavoro, che in realtà, dopo le soddisfazioni di questi giorni, tutto ci fa credere e sperare in un inizio. Io collaboro con Davide Rondoni da un anno e mezzo, insieme curiamo a Milano una rassegna di teatro e poesia, poesia a teatro al Sala Fontana, e lavoriamo a dei progetti di ricerca sulla parola in scena, e mi sono occupata nel passato del teatro di poesia, con un occhio anche accademico oltre che da attrice, avendo un dottorato in italianistica.

BCM: Ora mi è tutto più chiaro, quindi diciamo che l’approfondimento della nostra lingua unito alla ricerca del passato e del presente per andare oltre, è stato un motore importante in tutto questo percorso?
LP: Si, io mi occupo anche di storia del teatro, e tutto è nato da una ricerca comune sulla parola in scena, perché il teatro è il luogo della poesia, il teatro è nato in versi e la poesia è nata a teatro, questo è un dato in incontrovertibile, un dato storico, quindi per me il teatro è il luogo della poesia, la poesia non è fatta per essere letta a mente o in casa, ma per essere condivisa, per risuonare in un contesto rituale, e quello per eccellenza è il teatro. Uno spazio comune dove esiste un unico circolo energetico che collega il palco e la platea, officianti e spettatori

BCM: Allora proseguendo dal coronamento di questo lavoro nato da un progetto comune andiamo a capire il testo e lo spettacolo.
LP: Si, possiamo dire che a compimento di questo lavoro di ricerca sulla parola in scena, Rondoni ha voluto donarmi questo testo, poi si è aggiunto Filippo Renda che lo ha diretto, e lo ha fatto sposando in pieno il progetto, anche se all’inizio è stato uno spettacolo su commissione, poi con grande generosità è riuscito a farlo proprio, e secondo me ha fatto un magnifico lavoro.

BCM: Quali sono le prospettive di questo spettacolo, dopo essere stato una settimana a Brescia, al Teatro Santa Chiara, e due giorni a Firenze?
LP: Allora intanto ci tengo a dire che il Teatro Santa Chiara, teatro del CTB, Centro Teatrale Bresciano, che ci ha prodotti, è stato molto coraggioso, il teatro di poesia è considerato minoritario dagli anni ’70 in poi, e lo ha fatto affidando il tutto a una compagnia di giovani, infatti a parte Davide Rondoni che ha 51 anni, abbiamo tutti da 26 a 30 anni, da me, al regista, alla scenografa, alla costumista e a tutti gli assistenti. Anche se è un monologo è uno spettacolo ricco e complesso. 

BCM: Vorrei sapere perché proprio “Ghertruda”? Che è un personaggio poco considerato e valorizzato
LP: Risponderò a questa domanda proprio con le parole di Rondoni che è l’autore: Ghertruda è effettivamente un personaggio in ombra nel plot shakespeariano, ma non perché non sia importante, anzi, ma rimane avvolto in un mistero, sia per il non detto che per l’assurdità delle sue azioni, ed è per questo che probabilmente è totalmente affascinante. Il mistero non viene svelato, Davide ha mantenuto il riserbo del personaggio, che parte da Shakespeare per raccontare di una donna che affronta tematiche femministe in maniera antifemminista, che contesta la voglia di parità, quando si dovrebbe invece rivendicare l’irriducibile differenza.

BCM: Bene, tu che taglio hai dato a questo ambiguo e enigmatico personaggio?
LP: Intanto sono stata molto fedele al testo che per me è stato un grande regalo, e poi lo ho sentito subito molto vicino. Rondoni dice che lo ha voluto donare a me perché in Ghertruda c’è un senso di destino e regalità che crede mi appartenga. La cosa commovente che mi appartiene e credo che in molti si possano riconoscere, è la lotta che fa questa figura per essere se stessa, è la guerra che quotidianamente penso che facciamo tutti per ascoltarci e rimanere noi stessi.

BCM: Possiamo dire il taglio di una guerriera?
LP: Senz’altro, una donna guerriera con tante fragilità, che ha cercato di controllare senza riuscirci fino in fondo. C’è una metafora bellissima, il ghiaccio fatto colare per farlo rimanere in una quiete senza riuscirvi. “E’ il male sempre in agguato e sempre io lo combatto”, e arriva prima di noi, prima delle nostre esistenze.

BNC: Pensi di essere riuscita a comunicare questo spessore alla platea unendolo a una tecnica teatrale?
LP: Questo naturalmente non dovrei dirlo io, ma posso dire che dopo una settimana di repliche, con un pubblico molto eterogeneo, con un testo in versi che potrebbe sembrare complicato, so con certezza che le parole sono magicamente arrivate, perché indirizzano proprio alla comunicazione, il rapporto con lo spettatore è proprio cercato.

BNC: Come coniughi tu la tecnica e l’emozione, e la domanda che termina un po’ le nostre interviste per avere un quadro cromatico degli attori.
LP: Io penso che la poesia, la buona poesia, e questo testo è di altissimo livello, è già comunicativa, il verso non è un vincolo, non è una prigione, ma è una struttura che ti sostiene per spiccare il salto

BNC: Ringraziamo Laura Piazza per questa chiacchierata che ci ha introdotto nel teatro di poesia, e l’appuntamento è per la prossima stagione per andarci a godere “Ghertruda la mamma di A.”.

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