Intervista a Elena Arvigo, interprete di DONNA NON RIEDUCABILE

Raggiungiamo Elena Arvigo interprete intensa e dolorosa di “DONNA NON RIEDUCABILE” in scena al Teatro Argot di Roma dal 3 al 15 maggio, subito dopo aver visto lo spettacolo…

Bianca Coppola Melon (BCM): Allora, non sarà facile per me uscire da tutte le immagini che lo spettacolo mi ha procurato, ma ci proverò, intanto vorrei sapere come è nata l’idea di questo spettacolo?

Elena Arvigo EA: Nasce subito dopo aver letto il libro “Le imperdonabili” di Laura Boella, dedicato a cinque donne difficili da classificare, non contemporanee, avanti o indietro rispetto al loro tempo, consumate da passioni assolute specialmente per quello della scrittura. Così ho pensato a grandi donne, legate tra loro dal filo rosso della guerra, e ho iniziato con Elena di Sparta, sono partita dal mito per capire il perché la gente va in guerra, ho cominciato così a studiare e quello che si studia per un progetto, poi da molto spazio all’immaginazione.

BCM: Partendo da Elena quali sono le cose importanti che ha scoperto che poi l’hanno portata a fare Anna Politkovskaja?

 

EA: Durante la guerra di Troia, i soldati andavano in battaglia con uno scudo con sopra dipinto proprio il volto di Elena per riprendersi la loro regina perché in realtà i motivi erano altri, quindi la gente andava in guerra ma i motivi non erano mai quelli dichiarati, e chi questo l’ha sempre saputo sono state le donne, perché gli uomini un po’ per spirito di competizione, un po’ anche per l’adrenalina che il combattimento gli procurava, erano talmente coinvolti da non riuscire a sentire altro. Mi sono cominciata ad appassionare al tema delle donne e la guerra, e ho pensato a Etty Hillesum, a Marguerite Duras e tante altre. Il testo su Anna Politkovskaja è capitato per caso incontrando Stefano Massini e chiedendogli di leggere il memorandum è così mi sono appassionata alla sua storia e a lei.

BCM: Leggendo il testo le è piaciuto al punto che ha pensato di metterlo in scena subito?

EA: Si, diciamo che il teatro Brancaccino mi aveva chiesto di rifare “Psychosis” di Sarah Kane, che ho portato in giro per anni, e ancora gira, ma non mi andava di rifarlo a Roma dove ero stata tanto tempo, non mi andava in quel momento, allora ho pensato di fare uno spettacolo nuovo e l’ho proposto, e la cosa è andata in porto.

BCM: Massini oltre a essere l’autore cura anche la regia?
EA: No, la regia è mia, mia nel senso che ci sono vari tasselli che compongono la realizzazione di questa performance, la mostra della porta viene da un altro mio spettacolo, le musiche sono originali popolari russe che ho scelto io, il mio amico e collega Rosario Tedesco è stato presente a due settimane di prove e ha contribuito con un occhio esterno molto interessante. Ma non voglio parlare di regia perché questo spettacolo è cambiato nelle sue rappresentazioni, ho voluto usare “una porta” per dare proprio il senso di confine che cambia.

BCM: C’è un’immedesimazione molto forte che ho sentito a un certo punto, lei diventa la Politkovskaja, c’è questo coraggio che si fa essere umano, che va oltre il valore del giornalismo vero, oltre il dolore del figlio che piange e che rivuole sua madre, oltre a quelli che possono essere i bisogni di una persona, di una donna. Sono riuscita a cogliere il suo intento?
EA: Diciamo che leggendo e studiando quello che ho capito è che lei non potesse più a tornare indietro, mi vengono in mente anche Falcone e Borsellino, anche perché hai tante persone sulla coscienza e questo non è poco, hai mosso tanta roba e hai scavato tanto, a quel punto hai una responsabilità enorme. Per quel che riguarda l’immedesimazione, diciamo che ci sono dei “gate” come li chiamo io, come se a un certo punto ti mettessi a braccetto con il tuo personaggio e si cammina insieme.

BCM: Ecco la domanda finale, come si riesce nel mestiere dell’attore, soprattutto in testi forti come questi a unire la tecnica professionale con l’emozione per il pubblico?
EA: Non lo so, nel senso che se dico che è un fatto alchemico mi prende per pazza, diciamo studiare, non pensare e offrire ogni sera il viaggio che mi ha portato fin lì, la mia idea di teatro è molto antico, è un rito che si fa insieme ogni sera.

Ringraziamo Elena Arvigo per il tempo, le parole che ci ha donato con la promessa di rivederci presto.

Credits:
Immagine tratta dalla pagina FB di Teatro Argot Studio
Ph: Manuela Giusto

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