Incontriamo Monica Refe, giornalista e autrice de “IL SOGNO AMERICANO: La parola ai sognatori” edito e distribuito da AMAZON un volume che raccoglie diverse interviste realizzate negli anni a personaggi appartenenti a diversi settori della società civile, politica, accomunati dall’essere portatori di una visione, di un Sogno.
Ecco che il volume è per l’appunto una raccolta di aspirazioni, desideri e progetti realizzati, speranze in cammino, racconti di talenti, passioni, professioni.
Ne vogliamo sapere di più con la sua autrice.
Antonio Mazzuca (A.M.): Partiamo dalla copertina: hai scelto degli scorci verticali di palazzi americani che si stagliano all’orizzonte, cogliendo, in primo piano, la brownstone degli edifici, “la pietra simbolo di molte città americane, simbolo della costruzione dei sogni, degli ideali di tanti” come scrivi in Introduzione. Un’ottima immagine. Richiama un contesto americano post-industriale in cui il “sogno” di riscatto e crescita sociale sembra però ai giorni nostri, un po’ frustrato dall’attuale evoluzione socio-politica americana. Quando la parola “americano” ha smesso di essere una locuzione di “Sogno” per diventare un aggettivo generico? L’America è ancora la patria del sogno da realizzare o si è cambiata location?"
Monica Refe (M.R.):Sembrerebbe proprio esserlo ancora a dire dai molti sacrifici, dall'abnegazione dei diretti interessati per lavorare e risiedervi. Quanto alla immigrazione se alludi al fenomeno parallelo di immigrazione diretta anche verso il Canada sicuramente c'è la percezione di cambiamenti dall'avvento di Trump in poi questo è innegabile, eppure il sogno esiste e resiste comunque. A detta di gran parte degli intervistati."
A.M.: Tale carrellata di persone e personaggi è affine a quella delle voci intervistate che hai scelto: fra le tante ci sono le figlie di Avati e La Capria, un padre single gay, un medico americano, l’amico del portavoce di Trump, Steve Bannon, la chef Bowermann, la sindaca di Roma Raggi, una drag queen, una madre coraggio, ma anche una giornalista come te, una wedding planner, una psicologa, un avvocato, una scrittrice. I sogni hanno una pasta diversa da persona a persona, dal mattone all’acciaio, all’amianto: quali di queste professioni sognano più in grande e quali ti hanno maggiormente coinvolta come persona, trovandoci affinità inaspettate?
M.R Le affinità ci sono inevitabilmente qua e là, ma certamente non cerco similitudini con me stessa. Sono sempre stata irresistibilmente attratta da chi la pensa diversamente da me, questo stimola il dibattito. E fa crescere. Ovviamente vorrei possedere la fede di Mariantonia Avati, il coraggio di Chiara Pelossi, la penna di Desy Icardi (scoperta di Alice Fazi editrice), e soprattutto la manualità ai fornelli di Cristina Bowerman!”
A.M.: Sempre nella copertina, si staglia un cielo plumbeo: mi vien allora da pensare che un sogno è un’aspirazione spesso frustrata da contingenze sociali o economiche che limitano l’evoluzione verticale verso la realizzazione. I tuoi intervistati come reagiscono alle nuvole che oscurano i propri obiettivi? Sono tutti determinati e lucidi o teneramente illusi?
M.R.: Non era intenzionale, nessun meta-messaggio. Comunque, grazie: di questo tuo complimento sarà felice la grafica Antonella Monterisi. Quanto agli "illusi" (come li chiami tu) personalmente nel libro non ne ravvedo nessuno. Penso ad Armenti, Basilico, Forlesi, Marconi, Maietto tutti imprenditori di se stessi: piuttosto concreti, con i piedi ben saldi per terra, con regolare visto di soggiorno, fieramente residenti negli States e nessuna intenzione di tornare.
A.M.: Quando con queste interviste hai aperto una finestra sulle aspettative professionali e umane degli intervistati, qual è stata la risposta degli intervistati? Hai trovato reticenze?
M.R.: Come dichiaro nella introduzione al libro il 50% dei miei intervistati ha optato per anteporre e voler raccontare il proprio sogno personale ad un sogno americano che vuoi per cultura, generazione, aspirazione o formazione personale avvertiva piu' lontano da se'. Molti lo hanno accarezzato: la Avati, la Erosio, Grisafi per poi tornare in Italia. Pensa alla grande Chef donna Cristina Bowerman per esempio. Dove tornare non significa non aver realizzato un sogno, magari quelle esperienze hanno fatto capire loro che il sogno andava riportato a casa e riconfezionato e proposto in Italia. E pertanto non lo leggo necessariamente come un fallimento, almeno non per questo piccolo osservatorio di intervistati, i miei dreamers che ringrazio".
A.M.: In quale dei sogni raccontati ti sei maggiormente ritrovata come donna o come professionista?
M.R :"Tanti"
A.M.: Scrivendo questo libro hai realizzato un tuo sogno professionale. Realizzato un sogno si torna a dormire per farne emergere un altro. C’è dunque un sogno diverso che vorresti realizzare tu, un obiettivo su cui aspetti di lavorare magari?
M.R: La fine di un viaggio è sempre l’inizio di un altro. Parafrasando Puccini ci rivedrem "alla stagione de' fiori” con un’altra intervista.
Info:
Il sogno americano esiste ancora?
Sottotitolo: La parola ai sognatori
Autore:Monica Refe
Prefazione:Gianni Maritati (Giornalista RAI)
Curatore: Anna Forlesi
Copertina Grafica:Antonella Monterisi su foto (c) Monica Refe agosto 2019
Data rilascio: Novembre 2019