Dal 15 al 25 settembre 2022, presso l’Ar.Ma. Teatro di Daria Veronese e il Teatro Ygramul di Vania Castelfranchi, ha avuto luogo il DOIT Festival di Angela Telesca e Cecilia Bernabei, una tra le più ricche e innovative in fatto di spettacoli e, soprattutto, prolifica di idee e di spunti di riflessione, nonché appuntamento irrinunciabile del circuito teatrale off della capitale.
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DOIT FESTIVAL: l’evento

Tornato in scena a distanza di due anni, l’evento si è snodato lungo il palcoscenico dello storico Ar.Ma. Teatro di Daria Veronese e, per la prima volta, anche presso il Teatro Ygramul di Vania Castelfranchi, coinvolgendo una platea sempre presente e partecipe, desiderosa di farsi emozionare dagli artisti che hanno calcato le scene di entrambi i teatri. Come è noto, il DOIT Festival è abbinato al concorso letterario L’Artigogolo – Scrittori per il teatro, promosso dalla casa editrice Chipiuneart di Adele Costanzo e rivolto alla scoperta e alla valorizzazione dei giovani talenti della drammaturgia nazionale contemporanea. I vincitori dell’Artigogolo si aggiudicano la pubblicazione del proprio testo all’interno della collana Le Nebulose, coerentemente con lo slogan del festival Teatro da vedere, teatro da leggere.
DOIT FESTIVAL: il cartellone
La programmazione del DOIT ha visto avvicendarsi degli spettacoli di grande qualità, capaci di portare all’attenzione del pubblico una drammaturgia contemporanea che va “oltre” il teatro, inteso nella sua accezione più tradizionale. Tra il 15 e il 24 settembre, il palco dell’Ar.Ma. ha ospitato la compagnia Virus Teatrali con Tre. Le sorelle Prozorov, diretto da Giovanni Meola, il dramma Di madre in figlia con Patrizia Ciabatta per la regia di Andrea Di Palma, e Frichigno!, di e con Pierluigi Bevilacqua, mentre la settimana successiva è stato il turno di Filo d’erba, diretto e interpretato da Cinzia Villari e Lorenzo Profita, e di Itria: primo studio, di Aurora Miriam Scala. Al teatro Ygramul si sono invece succeduti Le parole di Drina, con Laura Laterza, per la regia di Claudio Orlandini e Cinzia Brogliato, Stelle nere di Fabio Banfo, sul palco insieme a Cecilia Di Donato e Umberto Petranca, Cascando!, con Flavia Germana De Lipsis diretta da Pietro Dattola, e Alieni nati, con Chiara Becchimanzi, Fabrizio Loreti e Alessandro Giova, quest’ultimo anche in veste di regista.
Diversi sono stati anche gli eventi fuori concorso, tanto all’Ar.Ma. quanto all’Ygramul, quali Romanzo di un’anamnesi di Sara Parziani, Maestre d’amore della compagnia Polis Papin e Omaggio a Mamma Roma di Circomare Teatro.
DOIT FESTIVAL: i vincitori

Con un colpo di coda, lo spettacolo di Aurora Miriam Scala Itria – primo studio sbaraglia la concorrenza e si aggiudica il Primo Premio e il Premio Giuria Giovani, quest’ultimo dedicato alla memoria di Adriano Sgobba, critico teatrale e giurato del Festival, scomparso un anno fa. Un premio doveroso e sentito, dedicato alla memoria non solo di un grande amico, ma di un uomo profondo, ricco di cultura, le cui riflessioni durante il dibattito con le compagnie erano il vero valore aggiunto del DOIT.
Tre. Le sorelle Prozorov vince il premio alla miglior regia, mentre Cascando di Pietro Dattola porta a casa quello per la miglior recitazione. Meritatissimo anche il premio alla drammaturgia vinto da Stelle nere di Fabio Banfo, già vincitore dell’edizione del 2018.
L’ARTIGOGOLO: i vincitori
Tra i drammaturghi esordienti scrutinati dalla giuria di esperti, Tiziana Giuliani si aggiudica l’edizione dell’Artigogolo 2022 con il testo Sventrati – Vivere sopra, un’opera dal forte impatto emotivo incentrata sulla strage di Via dei Georgofili a Firenze. L’autrice Fabiana Dandinelli riceve invece il premio per l’opera Nina, vincitrice del concorso 2021 e presentata al pubblico durante la premiazione del 25 settembre scorso.
DOIT FESTIVAL: le tematiche
Per quanto diversi e, a volte, anche distanti tra loro, gli spettacoli che siamo stati chiamati a valutare in qualità di giurati hanno tutti un fil rouge che li lega e li accomuna anche quando, apparentemente, sembrano non avere punti di contatto tra loro. In questo caso, il comune denominatore del DOIT 2022 è la società, con i suoi limiti, le sue fragilità, i sogni, le speranze, le crisi e i drammi presenti in ogni epoca storica. Si va dalla crisi della borghesia nel dramma di Cechov al disagio sociale che sfocia nella patologia mentale di Rosa e Olindo, dal teatro civile di Itria, che implora giustizia per la morte del marito in lotta per l’adeguamento salariale, a quello di denuncia degli orrori della mafia foggiana vista con gli occhi di un adolescente, tra sogni di gloria e speranze infrante. Non sono mancati, infine, i riferimenti alle tematiche del femminicidio e dell’essere donna in un mondo sempre più ostile e violento. Da questo si evince come la selezione degli spettacoli abbia portato all’attenzione del pubblico degli argomenti cruciali, spesso scomodi e di difficile trattazione, che nel teatro di narrazione trovano un’ampia capacità di sublimazione grazie alla sensibilità di chi li rappresenta e alla capacità di mediazione fortemente simbolica dei loro elementi costitutivi.
DOIT FESTIVAL: uno sguardo da dentro
Per chi, come me, ha il privilegio di far parte della giuria del Festival, il DOIT è un appuntamento immancabile, una fonte di arricchimento e di crescita che riserva sempre delle sorprese inaspettate. La mia prospettiva di giurata mi consente di raccontare gli eventi da un punto di vista che tiene conto dell’impatto artistico, umano ed individuale che essi hanno sortito su uno spettatore quanto più possibile consapevole, capace di cogliere delle sottigliezze che aiutino ad orientarsi e a sviluppare delle abilità critiche utili per leggere la scena con altri occhi.
Il compito di un giurato, che oltre alla votazione si esplica anche nel dibattito successivo alla rappresentazione, è proprio quello di osservare con attenzione quanto portato in scena per cercare di suscitare curiosità e interesse nella platea, per porsi domande e cercare eventuali tasselli mancanti, favorendo quindi una riflessione collettiva che diventa condivisione, anche critica, dell’idea registica e della resa attoriale.
DOIT FESTIVAL: un bilancio conclusivo
Ancora una volta il coraggio di Angela Telesca e Cecilia Bernabei è stato premiato e ampiamente ricambiato da parte di un pubblico sempre presente, rispettoso ed entusiasta. Edizione dopo edizione, il DOIT diventa famiglia per gli spettatori, per noi giurati e soprattutto per le compagnie che vengono accolte a braccia aperte, seguite e curate durante tutte le fasi del festival, dall’allestimento alla premiazione finale. A questo festival ci si affeziona così tanto che non se ne può più fare a meno: se l’acronimo si fa slogan e nella sua accezione anglofona diventa facciamolo, allora può ragionevolmente trasformarsi anche in un DOIT again, facciamolo ancora. Da giurati, critici o spettatori consapevoli, siamo sicuri che i due anni che ci separano dalla prossima edizione prepareranno il terreno a spettacoli capaci di coinvolgerci ed emozionarci ancora, magia che solo l’arte è capace di generare in colui che è predisposto ad accoglierla dentro di sé.
Fotografie di Sergio Battista