MEDEA PER STRADA @Il Respiro del Pubblico: siamo tutte Medea

Una stanza bianca circondata da libri, due tavoli centrali e tre file di sedute che li incorniciano. Un’atmosfera sospesa, il silenzio rotto dai brusii degli spettatori e l’attesa per il suo arrivo. Il pubblico si dispone dove vuole, come in una sala d’aspetto. Tra loro c’è già lei: Medea, una figuretta nero corvino, con le labbra rosso vivo, che si aggira tra gli spettatori, che si mimetizza tra i loro corpi, illuminata dalle stesse luci che illuminano loro, perché alla fine di tutto, Medea è una di loro.

Autrice: Elena Sofia Femminò, Gruppo di Visione Ciuchi Mannari – Progetto Il Respiro del Pubblico

racconto di Medea

La scena si apre improvvisamente con il coinvolgimento del pubblico: Medea seduta in platea, conduce gli spettatori nel viaggio della sua vita, partendo dalla sua infanzia. Il racconto è scandito dal picchettio della pioggia, che poco dopo diventerà parte integrante dello spettacolo, con gocce che bagnano il corpo dell’attrice, che inumidiscono le sue parole, che ne graffiano la forma.

Le risa dell’attrice invadono la stanza. E’ una risata leggera, una risata folle, è una risata storpiata, è una risata amara. Lo spettacolo si costruisce piano, come un dialogo tra sconosciuti, crescendo via via d’intensità e tensione, fino ad arrivare al momento della rottura, in cui tutto viene svelato: ‘’Se conti non vai via di testa. E con cosa conti? Con i preservativi’’. E così il corpo di Elena Cotugno si sveste. Una, due, tre, quattro, cinque mutande, il volto impassibile, lo sguardo nel vuoto, il rosso delle labbra che si muove, la voce che racconta. Strato dopo strato si scopre in tutta la sua femminilità abusata dai magnaccia delle strade di Bari.

Elena Cotugno ci regala un’esperienza fondamentale, grazie alla sua preziosa interpretazione. La sua voce, il suo tono, il suo accento e la sua espressività mutano durante l’esibizione, andando su toni sempre più drammatici, esprimendo al meglio il dolore, il senso di umiliazione e la disperazione del personaggio, che si ritrova privata del suo diritto di autodeterminazione. La gestualità potente e disperata si esprime al meglio nei momenti di danza, a cui la nostra Medea si abbandona completamente, come in una catarsi necessaria. L’attrice ci regala la vita, nella sua più cruda e crudele verità, torbida, ingiusta ma pur sempre vita, pulsante, stravolgente, fatta di sangue, carne e ossa.

I temi sociali e politici

Il testo rivela allo spettatore la tragedia dello straniero, come dice Medea stessa: ‘’Quando sei straniero devi pagare debito. Debito non è quello che hai fatto, debito è lo spazio che occupi’’. A partire dal tema delle migrazioni, il Teatro dei Borgia sceglie di mettere a fuoco il fenomeno che riguarda le donne che lavorano sulle nostre strade, partite da lontano per migliorare la loro situazione, ritrovandosi poi schiave del racket della prostituzione. Elena Cotugno ci racconta la storia di una di loro, una giovane ragazza rumena scappata dalla dittatura di Ceausescu, e che arrivata in Italia, finisce per prostituirsi, annebbiata dall’amore per un uomo da cui avrà due figli e da cui sarà abbandonata.

Medea per Strada è un progetto audace, che dalla libera interpretazione e riscrittura della Medea greca pone l’attenzione sulla condizione di tante, tante donne contemporanee. E’ uno spettacolo che mette a nudo la cattiveria dell’uomo, il lato manipolatorio a lui intrinseco e l’idea di mercificazione della donna. Medea, tradita dalla famiglia, tradita da chi ha incontrato nel suo viaggio, tradita da colui che credeva fosse amore, vive sospesa, negando la sua persona, contando i preservativi e dissociandosi dal mondo; l’unica via di resistenza è la maternità, che le restituisce dignità e un senso alla vita, e che le permette di sentire nuovamente il suo corpo come corpo caldo di persona, di madre, di donna.

Medea è un progetto politico, è una denuncia contro lo sfruttamento e la violenza, Medea è la ribellione contro l’assenza dell’etica, è rivolta contro l’uomo-bestia. Usata e umiliata come la Medea greca, arriva all’atto estremo: l’uccisione dei suoi figli. “Non si sono accorti di niente. Come erano belli”. L’attrice si toglie il trucco, si riveste, esce di scena. Lo spettacolo è concluso. Nessuna luce si spegne, la stanza bianca torna come prima. Solo l’aria è diversa, solo il silenzio adesso è pieno.

L’articolo è stato realizzato dal Gruppo di Visione Ciuchi Mannari all’interno del Respiro del Pubblico Festival Di Cantiere Obraz, realizzato grazie al contributo di Fondazione CR Firenze e in collaborazione con Teatro di Cestello.

Il gruppo di visione Ciuchi Mannari è composti da Alarigo Serguei Innocenti Angelini, Bianca Bartolozzi, Cosimo Calvelli, Edoardo Michelucci, Elena Sofia Feminò, Emma Bani, Franceska Boci, Gaetano Barni, Giacomo Biscini, Giovanni De Vincenzi, Lorenzo Cervini, Matide Menegatti, Lisa Momo Sandri e, come uditrice, Alessandra Mancarella.

Info:
MEDEA PER STRADA
di Fabrizio Sinisi e Elena Cotugno
con Elena Cotugno
progetto e regia di Gianpiero Alighiero Borgia produzione Teatro dei Borgia
Progetto Arcobaleno
4 dicembre 2021

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