Nel primo fine settimana di dicembre 2021, la replica in circoli sociali d’Oltrarno di due spettacoli della trilogia “La città dei miti”: MEDEA PER STRADA e FILOTTETE DIMENTICATO. La compagnia teatrale pugliese Teatro dei Borgia ha tradotto, in ambito contemporaneo, tragedie di autori greci antichi, creando connessioni tra le tematiche del mito e problematiche sociali attuali. Un complesso di spettacoli di forte impronta sociale che vogliono stimolare l’ascolto e la connessione umana.
Autrice: Lorenzo Cervini, Gruppo di Visione Ciuchi Mannari – Progetto Il Respiro del Pubblico
Contenuti
La presentazione del progetto La città dei miti
Un vecchio elettrodomestico mal funzionante è lasciato per strada a raccogliere pioggia nei circuiti. La polvere grigia dell’asfalto si accumula su un materasso vicino ad un cassonetto. La speranza è che qualche impiegato comunale raccolga gli scarti da portare in discarica. L’architettura cittadina non è disposta ad accogliere nelle sue fredde mura di mattoni, elementi che non decorino il panorama. Calme strade desolate nella notte segnalano un quartiere sicuro, privo di criminalità. Pareti lasciate a materiale grezzo, coi graffiti frescamente pennellati, sono segnaposto di civiltà, di controllo e sobrietà. Eppure, oltre la facciata fittizia di perfezione, negli angoli bui delle stazioni ferroviarie, abitazioni di cartone e coperte sgualcite segnano i perimetri delle mura. Agli orli della periferia, a tarda notte, file di donne sono esposte in vendita come manichini. Tutto deve apparire sotto controllo sebbene non lo sia. Gianpiero Borgia definisce questo processo di occultazione “Come polvere nelle case sporche, sollevando il tappeto”.
Nella presentazione del progetto La città dei miti, nelle giornate del 4 e il 5 dicembre 2021, all’interno del Festival Il Respiro del Pubblico, il regista vuole evidenziare l’indifferenza generale a tematiche sociali come la prostituzione e l’abbandono degli anziani e dei malati. Due sono i capitoli della trilogia, rappresentati nelle due giornate in due distinti circoli sociali del territorio fiorentino d’Oltrarno: MEDEA PER STRADA e FILOTTETE DIMENTICATO.
La potenza del racconto orale del Teatro dei Borgia
L’adattamento contemporaneo di antiche tragedie greche ha portato il Teatro dei Borgia allo sviluppo di una drammaturgia basata sulla potenza del racconto orale. Gli emarginati non hanno voce, non hanno risonanza al di fuori dei pochi soggetti socialmente integrati che sono con loro a contatto, che attraverso un incessante lavoro di aiuto e supporto riescono a raccogliere testimonianze di vita agli estremi. Il Teatro dei Borgia connette il suo interesse tematico al lavoro dei volontari a diretto contatto con anziani e donne clandestine sfruttate nella tratta. La forza di questo lavoro di attuazione sociale è la parola. La parola prova di sofferenza, veicolo di catarsi e rinascita. Una parola che sentiamo risuonare direttamente dai due personaggi protagonisti e interpreti di vicende complesse e dimenticate. Nella testimonianza orale, il filo rosso che congiunge l’antichità delle maschere greche e l’attualità dell’inerzia politica.
Medea per strada
Medea è una donna della Romania, trascinata in Italia sotto la falsa promessa di un futuro migliore. Costretta a leggi di una cultura a lei estranea: derubata, violentata, venduta e abbandonata dallo stesso uomo da cui è rimasta incinta. Interpretata da Elena Cotugno, Medea per strada incarna il magnetismo della figura mitologica. Il luogo per la messa in scena è l’Associazione Progetto Arcobaleno, che si occupa di accoglienza e inserimento sociale. Davanti ad una sala di uomini sconosciuti, Medea racconta il suo vissuto con chiarezza e profonda lucidità. La sua disperazione è velata ma graffiante. Non si preoccupa di apparire vulnerabile o destare sguardi di disapprovazione. La sua sicurezza la rende invincibile e incurante del giudizio.
Medea si raffigura come una donna ancora in piedi a seguito di delusioni incommensurabili che balla con gioia, ricorda con affetto i suoi figli disegnati su un taccuino e, soprattutto, si apre alla confessione a cuore aperto. Davanti alle ferite sanguinanti della sua vita, la risposta di chi la ascolta è di destabilizzazione emotiva. A pochi passi da lei, in una stanza dedicata alla discussione e all’aiuto, nessuno aiuta Medea. Lei aiuta noi. L’amara realizzazione che Medea ci fornisce, davanti agli occhi, è la nostra partecipazione involontaria all’assenza di una discussione più ampia e attiva. La cruda realtà della tratta schiavista della prostituzione è ridotta, nel discorso politico, ad un problema di migrazione estera, non ad una violazione di diritti umani. Medea è l’espressione umana di resilienza, un messaggio di affermazione contro gli sfruttatori ed esempio per tutte le persone che sono state usurpate.
Filottete dimenticato
Una sala di balera, tavoli con carte da gioco, un televisore acceso e una bolla d’acqua con un pesce rosso. Filottete è ex attore, ospite del Circolo Ricreativo dell’Età Libera. Nostro intrattenitore per la serata, si esibisce davanti ad una stanza di ascoltatori seduti in silenzio. Percepiamo l’emozione con cui ci accoglie e l’attesa nelle sue parole che escono dalla bocca come fiume in piena. Ci accorgiamo solo gradualmente della nostra posizione nella sua recita: Filottete è un uomo abbandonato dai suoi affetti in un posto sconosciuto. Il passato, le numerose medicine e il pesciolino rosso sono i suoi unici compagni e noi non siamo che meri ospiti immateriali di un suo racconto cerebrale. Come confessori, ascoltiamo Filottete rimuginare su un incidente che l’ha visto protagonista durante uno spettacolo, come allucinazioni ci immedesimiamo nello stesso pubblico che l’ha deriso.
Daniele Nuccetelli ci illustra la personificazione di un processo mentale che è impossibile da incontrare nei soggetti affetti da malattie neurodegenerative. La morte delle connessioni nevralgiche risulta in assenza, in silenzio, in impossibilità di comunicare o muoversi. Le poche informazioni ritese dalla memoria saltano improvvise nei discorsi senza senso di chi è affetto da tali disturbi. Filottete dimenticato intende far luce su una problematica sanitaria che lega persone al letto, ritenendole come scarti sociali perché impossibilitati a contribuire al lavoro e alla produzione. L’abbandono delle istituzioni di tali soggetti e la sperimentazione assente su malattie che colpiscono il sistema nervoso peggiorano la situazione psicofisica dei malati. Dalle istituzioni ai conoscenti, Filottete si ritrova solo e tormentato dai suoi dolori e dalla mente che lo ingabbia in circoli senza uscita. Nuccetelli ci mostra, in una fragile sospensione tra crollo emotivo e protesta, un uomo naufragato sull’isola della propria mente e, come la figura mitologica, tradito dagli stessi uomini che lo ritenevano una persona da ammirare.
La testimonianza orale
Nessuno ha mai sentito parlare Medea o Filottete. Medea è una donna vista dal finestrino di una macchina, Filottete è un uomo che è incapacitato a parlare dalla sua malattia. Nell’incontro e l’esplosione de La città dei Miti, le loro voci risuonano come gridi che ci infastidiscono, che non vogliamo sentire. Quante persone incontriamo per strada che sono nella stessa situazione di queste due figure astratte e a cui ci voltiamo per ignorare. Capelli annodati, viso stanco, schiena rotta, allungati storditi sui gradini delle chiese. Donne alle fermate degli autobus che vorrebbero un solo orecchio per condividere un problema. La risposta automatica è ignorare, cambiare marciapiede e La città dei Miti ci vuole insegnare qual è il nostro ruolo nell’ascolto.
In Medea per strada, siamo nella stanza con lei e l’assorbimento di una vicenda intima e intensa provoca il disturbo e il rifiuto. Ci sentiamo succubi di una scena che abbiamo contribuito a creare con la nostra indifferenza. In Filottete, siamo allucinazioni e da questa posizione debilitata il sentimento superficiale della pietà per i racconti di un uomo disperato ci è vietato. Siamo parte di lui ma non esistiamo, soffriamo di un dolore che non possiamo rivendicare. Le posizioni inedite dello spettatore che si raggiungono negli spettacoli de La città dei miti risultano uno squarcio nel vissuto di chi assiste.
Riportando la recitazione all’origine della parola, alla favola narrata, che di bocca in bocca si trasforma, il Teatro dei Borgia riesce e trasmettere in una rappresentazione minimale ma espressiva, sentimenti universali che trascendono i tempi.
La spinta al cambiamento del Teatro dei Borgia
“Sei capace di mettere in atto dei cambiamenti?” si legge sul sito della compagnia Teatro dei Borgia. Nelle loro produzioni, Gianpiero Borgia ed Elena Cotugno ci forniscono astrazione di vite lontane. Il loro lavoro è trasporto e applicazione diretta di metodologie drammaturgiche alla risoluzione e discussione di problematiche contemporanee. La domanda che ci pongono presentando il problema è cosa siamo disposti a fare per rendere il nostro contesto, un posto in cui tutti possono divertirsi. La loro risposta si articola nel trasporto della passione per l’arte drammaturgica nella vita di molti in cui una simile passione non è presente.
Il gruppo di visione Ciuchi Mannari è composti da Alarigo Serguei Innocenti Angelini, Bianca Bartolozzi, Cosimo Calvelli, Edoardo Michelucci, Elena Sofia Feminò, Emma Bani, Franceska Boci, Gaetano Barni, Giacomo Biscini, Giovanni De Vincenzi, Lorenzo Cervini, Matide Menegatti, Lisa Momo Sandri e, come uditrice, Alessandra Mancarella.
Info:
MEDEA PER STRADA
di Fabrizio Sinisi e Elena Cotugno
con Elena Cotugno
progetto e regia di Gianpiero Alighiero Borgia produzione Teatro dei Borgia
Progetto Arcobaleno, Firenze
FILOTTETE DIMENTICATO
da Sofocle
di Fabrizio Sinisi
con Daniele Nuccetelli
consulenza clinica Laura Bonanni
progetto e regia di Gianpiero Alighiero Borgia produzione Teatro dei Borgia
Circolo Arci dell’Età Libera, Firenze
Festival Il Respiro del Pubblico
4-5 dicembre 2021