All’interno dello spazio del Progetto Arcobaleno la compagnia del Teatro di Borgia ha rappresentato MEDEA PER STRADA, l’interpretazione in chiave moderna della celebre tragedia della maga straniera. È invece il Circolo Età Libera ad ospitare nelle stesse date, la seconda tappa del progetto La Città dei Miti, il FILOTTETE DIMENTICATO nelle stesse date, che pone l’accento sul tema dell’abbandono in tutta la sua universalità.
Autrice: Franceska Boci, Gruppo di Visione Ciuchi Mannari – Progetto Il Respiro del Pubblico
MEDEA PER STRADA
MEDEA PER STRADA riprende e riadatta i temi universali della tragedia greca: la condizione di chi si ritrova a vivere in un paese straniero nel quale dovrà confrontarsi con la nuova realtà rispetto alla quale l’etichetta di straniero che porta in fronte si farà sentire in tutta la sua pesantezza ed alienazione. Il dramma euripideo infatti segue le vicissitudini della maga della Colchide che spinta dall’amore più cieco per Giasone lo assiste in tutto il suo viaggio trovandosi infine a diventar vittima del suo stesso sentimento morboso per il quale arriverà a provare un desiderio di vendetta tale da sbaragliare ogni sua difesa razionale.
Dopo aver preso posto nella sala tra il generale chiacchiericcio entra l’attrice, Elena Cotugno, e in modo quasi impercettibile prende posto senza destare particolare attenzione, iniziando a conversare con alcuni dei presenti. Cominciamo in questo modo a capire che l’atto scenico ha già preso forma mentre l’attrice con fare quotidiano continua a rivolgersi direttamente ai presenti con un accento che solo adesso capiamo non essere italiano. Nell’atmosfera di confidenza che ha creato comincia a presentarci la sua storia in un mondo “più pazzo di prima”. Le vicende della sua vita ci vengono così presentate come divertenti aneddoti cadenzati dalla fragrante risata dei lei che conquista l’attenzione e la complicità degli spettatori.
Percepiamo la reale drammaticità e disperazione delle esilaranti e apparentemente casuali tappe del suo viaggio, trasformando le forse troppo grosse risate in accenni di pianto. Spinta dall’elemento musicale che amplifica la drammaticità dei fatti, la donna si ritrova a riflettere sulla condizione dello straniero e della realtà che l’attende mentre la tensione aumenta degenerando in un finale che si fa vedere nudo in tutta la sua crudezza. Gli sguardi ammaliati del pubblico seguono Medea fino all’epilogo della tragedia greca. La rappresentazione ci lascia scomposti, ipnotizzati mentre un’ultima battuta ci rivolge in maniera diretta una riflessione: “Chi siete? Cosa volete?”
FILOTTETE DIMENTICATO
Come l’eroe greco è stato relegato all’isola, totalmente abbandonato e destinato al dolore che tale condizione gli arrecherà, allo stesso modo il contemporaneo Filottete è un anziano affetto da una malattia neurodegenerativa affidato alle cure di una residenza assistenziale che diventa lo sfondo della scena teatrale. Daniele Nuccetelli infatti ci porta nella quotidianità di un malato che il figlio ha messo in una struttura, costretto ad una feroce solitudine con la sola compagnia della tv e di un piccolo pesce rosso, unico vero spettatore delle vicende dell’uomo. Noi siamo in questo modo catapultati dentro alla sua penosa e terribile vita: ci invita a partecipare al suo viaggio rivolgendoci domande e guardandoci con enfasi infantile e spensierata.
La drammaticità della scena viene sostenuta e ribadita dal tono squillante che caratterizza le battute dell’attore a cui si contrappongono efficacemente i momenti di dolore acuto davanti ai quali la nostra reazione non può che mostrarsi nella compassione più sincera e totale. L’attore con un costante colloquio col pubblico, lo coinvolge emotivamente, anche se a tratti ci sembra apparire quasi forzatamente drammatico. Sono soprattutto i movimenti dell’attore che riescono a sottolineare le brutture della malattia, le conseguenze fisiche oltre che mentali che lo torturano: con fare da bambino si muove nella sala vuota e desolata accompagnato soltanto dal sottofondo prodotto delle televendite. FILOTTETE è una denuncia del dramma moderno dell’abbandono degli anziani, invita a riflettere sulla loro condizione degradante: è un “dolore che si fa carne” che accompagna l’esperienza umana sin dall’antichità.
Il gruppo di visione Ciuchi Mannari è composti da Alarigo Serguei Innocenti Angelini, Bianca Bartolozzi, Cosimo Calvelli, Edoardo Michelucci, Elena Sofia Feminò, Emma Bani, Franceska Boci, Gaetano Barni, Giacomo Biscini, Giovanni De Vincenzi, Lorenzo Cervini, Matide Menegatti, Lisa Momo Sandri e, come uditrice, Alessandra Mancarella.
Info:
MEDEA PER STRADA
di Fabrizio Sinisi e Elena Cotugno
con Elena Cotugno
progetto e regia di Gianpiero Alighiero Borgia produzione Teatro dei Borgia
Progetto Arcobaleno, Firenze
FILOTTETE DIMENTICATO
da Sofocle
di Fabrizio Sinisi
con Daniele Nuccetelli
consulenza clinica Laura Bonanni
progetto e regia di Gianpiero Alighiero Borgia produzione Teatro dei Borgia
Circolo Arci dell’Età Libera, Firenze
Festival Il Respiro del Pubblico
4-5 dicembre 2021