Ha avuto la sua prima il 24 febbraio al Teatro Vascello lo spettacolo Giuseppe Verdi a Napoli di Antonio Tarantino, replicando fino al 26, una commedia che vede il grande compositore della Traviata, dell’Aida, del Nabucco, ma soprattutto dell’opera in quattro atti “La battaglia di Legnano”, intrecciare un dialogo col suo librettista, il poeta Salvadore Cammarano, a Napoli, proprio dibattendo su quest’ultima opera dal forte sentimento patriottico.
Ci troviamo appunto a Napoli e subito entra prepotente in scena la disparità tra il musicista del nord ricco, ben vestito e famoso, e il poeta napoletano povero straccione. A mediare il loro confronto c’è Caterina, la domestica del poeta, una semplce popolana dall' atteggiamento inizialmente controllato e cordiale, ma che diviene man mano sempre più spigliato e alterato. Mentre lor signori sono intenti a disquisire di argomenti elevati e di carattere artistico su problemi relativi all’opera da concludere e consegnare in tempo all’impresario Flaùto, Caterina avanza il problema più importante e che grava sul benessere del suo padrone e quindi anche di lei, la mancanza di denaro. La povertà del poeta è arrivata al punto che non può più permettersi neanche il caffè da offrire al musicista.
Tutto avviene in una scena molto sobria, solo una parete è presente dietro agli attori, la stessa che permetterà a Caterina di comparire e scomparire irrompendo come un ciclone a più riprese. Il linguaggio utilizzato è sicuramente molto ricercato, con un’attenzione eccezionale all’uso dei termini aulici ottocenteschi e del contagioso dialetto napoletano. Lo sguardo al momento storico non è particolarmente manifesto, ma il contesto si conosce, ovvero quello turbolento dei moti rivoluzionari del ’48: in tutta Europa si inneggia a gran voce agli stati-nazione.
Tipica commedia, questa, a cui non si può dir nulla. Ben ideato e realizzato, l’idea originale quanto basta a portarla in scena, l’abilità di regia e di recitazione lodevole, immancabili le risate.
In generale criticare l’arte è cosa difficile, e persino contraddittoria se si pensa che l’artista ha la licenza di esprimersi liberamente e di considerare in ciò che esprime i propri significati artistici.
Eppure, a volte non basta… Giuseppe Verdi a Napoli è sicuramente ben riuscito, e applaudito anche, ma per certi versi è sterile.
Una trama povera contestualizzata in un momento storico denso, per la quale densità l’autore dello spettacolo ha, per così dire, “campato di rendita”, vezzeggiandosi su pochi espedienti di sicura efficacia (per quanto minima) come il vestire di verde Verdi e di cucchiaini e una caffettiera in testa la domestica, o la sempreverde efficacia del dialetto napoletano ormai abusato sui palcoscenici.
Nel mondo del teatro italiano, e dell’arte in generale, a volte l’artista non si rende conto che non basta, che quel che si propone è insoddisfacente nei termini della funzione artistica, che portare in scena uno spettacolo con qualche minuto di quartetto pseudo-lirico non fa degli attori dei cantattori, ma dà al tutto un colore spento tipico di un certo varietà; il realismo non è sufficientemente sviluppato per essere realistico, la dissacrazione dei personaggi storici non è sufficiente a dissacrarli e scade nell’infangarli, la critica al patriottismo non è sufficientemente critica e finisce con l’omologarsi al dilagante malcontento radical chic nei confronti di una certa cultura “all’italiana”, il concept verdiano della musica non è sufficiente per essere giustificato come concept musicale.
Sembra uno spettacolo teatrale fatto solo per quel pubblico che va a teatro perché fa tendenza, ma tutto questo, rispetto al ruolo che l’arte ha in una società matura, non è sufficiente.
Info:
GIUSEPPE VERDI A NAPOLI
Ultimo testo inedito di Antonio Tarantino
drammaturgia musicale Azio Corghi
con Carlo di Maio, Paolo Giovannucci, Fabrizio Parenti, Giulia Valenti
coreografie di Valentina Carpitella
scene e costumi Roberto Crea
direzione musicale Enrico Arias
sarto Marco Gioacchini PER H2OPERA
progetto visivo locandina Chiara Coccorese
regia Sandra De Falco
produzione La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascello Roma, Altre Conversazioni