Teatro dei Conciatori venerdì 20 novembre, Bianca Coppola Melon incontra Anna Teresa Eugeni attrice, regista e co-autrice di “Destinazione Ignota” di Dante Maffia…
La incontro dopo lo spettacolo, e mi permetto di disturbarla per sapere come è nata l’idea di mettere in scena “DESTINAZIONE IGNOTA”.
Anna Teresa Eugeni: Dante Maffia è medaglia d’oro della cultura italiana e ha avuto la nomination per il Nobel per la letteratura. Avevo letto alcune sue cose, tra cui “Sbarco clandestino”, “L’Aquila” “Haiti” e “Belgrado”, ho pensato che poteva diventare teatro, spinta anche da Lina Lo Giudice Sergi, anche lei un grosso personaggio nella cultura italiana, che sosteneva che il linguaggio di Maffia poteva sostenere un palcoscenico. Con Dante abbiamo cercato di capire come unire questi argomenti, e se da una parte ci sono i canti autentici della tradizione popolare che ci hanno aiutato molto, dall’altra c’è il suo Dio bambino, che io ho fatto diventare un dialogo madre-figlio, nella mia idea naturalmente, ma è un Dio immanente, non parliamo di una religione o di un’altra è un insieme. Lo spettacolo è duro in certi momenti lo so, e poteva diventare anche noioso, ma io credo che i canti lo abbiamo reso più semplice e morbido.
B.C.M. Quindi la scelta è stata quella di unire tragedie e calamità, e questo Dio bambino?
A.T.E. Un teddy boy, un incosciente!
B.C.M. Un processo a Dio?
A.T.E. C’è anche questo, a Dio e alla politica, e sicuramente la solita domanda che da sempre ci facciamo di fronte a tutto questo, Dio perché? E non c’è una risposta generale, se non nella fede di ognuno.
B.C.M. Quindi possiamo dire che questo lavoro nasce da una ricerca personale che parte dal dolore per arrivare a una fiducia nell’essere umano?.
A.T.E. Si sicuramente, ricerco questa sensibilità umana che si sta perdendo, negli anni sono cambiati i nomi ma poi la politica è rimasta la stessa, come dice il testo, “la politica è una prostituta malvagia e perversa”.
B.C.M. Come si coniuga la tecnica per dare l’emozione al pubblico?
A.T.E. E’ la domanda che ci facciamo sempre noi attori, intanto credo che nessuno arrivi a fare questo mestiere se non ha emotività tale da doverla esprimere o sfogare, o ancora usarla come rifugio, la nostra professione è anche un rifugio, un rifugio molto più pulito di altre professioni. Ma la tecnica ci vuole, l’emozione da sola non serve al pubblico, non arriva se non è manovrata a dovere. Noi siamo dei trasmettitori, cerchiamo il modo di donare al pubblico in vari modi, io trovo che anche i video aiutino molto in questa delicata operazione. Quindi misuri e manipoli l’emozione che la tecnica ti aiuta a plasmare.
B.C.M. Ringraziamo la Signora Eugeni per lo spettacolo e per le parole che aiutano a capire di più il significato di essere attori.