DESAPARECIDOS #43, intervistiamo la Compagnia degli INSTABILI VAGANTI

Torniamo a parlare degli Instabili Vaganti la compagnia fondata a Bologna nel 2004 da Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola, che porta avanti una ricerca quotidiana sull’arte dell’attore e del performer e sulla sperimentazione dei linguaggi contemporanee, che abbiamo seguito nel progetto “Megalopolis”, un ambizioso progetto, sviluppatosi nel 2012 a Città del Messico, dove sono coinvolti artisti e studenti, compatti e uniti nello scopo di informare, sconvolgere e creare attivismo di coscienza. 

Al Teatro delle Moline di Bologna il 14 febbraio scorso la Compagnia ha riproposto DESAPARECIDOS#43 che racconta il massacro di Aytzinapa avvenuto il 26 settembre del 2014 e che ha coinvolto 43 studenti dell’università locale messicana.L’opera tornerà in scena il 10 marzo al Teatro Elicantropo di Napoli (vedi anche la pagina FB dell'Evento). In attesa dello spettacolo, facciamo quattro chiacchiere con la Compagnia.

 

Francesca Miglioli (F.M.) Un cast internazionale di Attori e Danzatori italiani e messicani per dare voce a vite di tanti giovani scomparsi. Danza, Arti visive e Recitazione unite in un progetto dedicato a un’attualità alienante su cui non si devono spegnere i riflettori. Raccontateci come avete impostato il lavoro quotidiano che ha portato alla produzione dello spettacolo?

Instabili Vaganti (I.V.): La prima reazione quando abbiamo saputo quello che stava accadendo in Messico è stata quella di creare una performance di 20 minuti per cercare di diffondere l’informazione anche in Italia. Una reazione immediata che voleva associarsi alle azioni globali create da altri artisti in tutto il mondo. Abbiamo visto però che anche in Italia non era molto semplice mettere in luce la questione e quindi abbiamo deciso di realizzare una produzione vera e propria che potesse rimanere nel tempo e continuare a far parlare di un caso ancora irrisolto.

 

F.M. Portate questa produzione in giro per paesi e quindi culture diverse. Qual è la risposta del pubblico, in primis quello giovane?
I.V. Al momento questa produzione è stata rappresentata solo in Italia dove è stata accolta con molta partecipazione da parte del pubblico e anche da parte di associazioni come Libera e Amnesty. Il progetto all’interno del quale è stato creato lo spettacolo, e cioè il Progetto Megalopolis invece ha previsto dei workshop sul tema dei desaparecidos in Austria, in Uruguay e in Messico. L’impatto è stato davvero forte a livello emotivo in tutti i paesi in cui siamo stati.

 

F.M. Drammaturgia bilingue di grande impatto per non far dimenticare i 43 desaparecidos studenti. Su cosa si è concentrata la ricerca culturale e linguistica che ha portato alla stesura definitiva del testo?
I.V. La ricerca ha previsto un’ indagine sulle fonti giornalistiche indipendenti per comprendere le varie versioni emerse dei fatti, testi poetici scritti da alcuni studenti di Città del Messico e degli attori coinvolti nel progetto, così come molti degli slogan che si sono diffusi attraverso il web e nelle manifestazioni.

 

F.M. Ingiustizia e oppressione nel mondo, che coinvolge intere generazioni di giovani, al cuore del Teatro Sociale contemporaneo. Quanto la Città e gli Scenari urbani sono protagonisti secondo voi nelle produzioni nazionali ed europee su questa tema?
I.V. Non ci sono molte produzioni su questo tema ma diverse performance realizzate nelle piazze in modo estemporaneo, più degli happening urbani che utilizzano la città come principale scenario. Anche noi abbiamo cercato di associare alla performance delle open call come quella di Roma che ha coinvolto quarantatré attori impegnati in tre giorni di workshop e in una performance finale realizzata a Largo Spartaco durante il Festival Attraversamenti Multipli.

 

F.M. Cosa rappresentano per il vostro lavoro i graffiti metropolitani? Siete soddisfatti della risposta sul web all’hashtag #Megalopolisproject43 ?
I.V. I graffitti sono stati una delle nostre fonti principali per la ricerca iconografica che ha dato vita a tutta la parte visiva del nostro spettacolo. Molte delle immagini vengono proiettate e creano uno scenario preciso in cui le icone dei ragazzi scomparsi apparse sui muri, sul web, nei manifesti, etc. diventano una parte importante del lavoro. L’hashtag che abbiamo creato è servito molto a diffondere il progetto a livello internazionale però in Italia ci aspettavamo maggiore partecipazione.

 

F.M. Oltre 15 anni di ricerca quotidiana sui linguaggi contemporanei dei performer con collaborazioni che vedono la partecipazione di artisti visivi e video making. Quali sono i tratti distintivi dell’arte e dei media messicani che maggiormente hanno contribuito a ispirarvi in questa produzione?
I.V.  Come già accennato sicuramente i graffiti ma anche tutta l’iconografia proveniente dalle arti tradizionali, decorative e visive, così come la musica contemporanea e tradizionale che è stata una fonte di ispirazione importante.

F.M. Quali sono i progetti 2016 che caratterizzeranno la programmazione del Liv-Centro di Ricerca e Formazione nelle Arti performative?
Da marzo partirà il nostro International Laboratory Instabili Vaganti, un corso di alta formazione per attori e performer internazionali che durerà tre mesi e che servirà inoltre a scegliere nuovi attori da inserire nella compagnia. Quest’anno avremo partecipanti dall’Italia, dal Messico e dall’India. Tra l’altro se qualcuno è interessato può ancora contattarci alla mail info@instabilivaganti.com

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