Dal 23 al 28 gennaio è in scena all'Off/Off Theatre di Roma CONCERTO PER SANDRO PENNA, racconto musicato della vita del poeta, interpretato da Pino Strabioli , che ne al contempo autore assieme ad Elio Pecora.
«Oltre che un santo anarchico e un precursore di ogni contestazione passiva e assoluta, anche forse il più grande e il più lieto poeta italiano» è Sandro Penna per Pier Paolo Pasolini, mentre Garboli lo definisce «il solo che abbia parlato a gola spiegata, dicendo chiaramente chi era e che cosa voleva, in contrasto con la grande e vincente formula montaliana di negatività».
Perugino di nascita, romano d’adozione, Sandro Penna è senz’altro personalità poetica dirompente nella scena letteraria del primo Novecento italiano. Poeta innamorato della vita e del suo dispiegarsi in una quotidianità sempre sorprendente nella sua essenza di banale semplicità, stabilisce un approccio emotivo e passionale con il mondo sensibile, svincolato da qualsivoglia forma di intellettualismo. Se è vero allora che l'amore è tema monopolizzante le sue liriche, è altrettanto vero che di amore assoluto si tratta, amore sì per i numerosi fanciulli che popolano i suoi versi, ma amore anche per la Natura tutta, per le piccole epifanie di ogni giorno, per i continui quadretti di vita che estasiano l'osservatore curioso ed attento.
In uno spettacolo scritto insieme ad Elio Pecora, che di Penna è uno dei più esperti conoscitori, Pino Strabioli mette in scena un ritratto del poeta, ricostruito a partire da Autobiografia al magnetofono, testo curato dallo stesso Pecora, che trascrive una serie di registrazioni di Penna relative alla sua vita e, in particolar modo, al periodo adolescenziale, del quale indaga l'origine della sua passione amorosa per i ragazzi. Quella che Strabioli /Penna dichiara di voler ricostruire ad inizio della rappresentazione è una «piccola biografia irregolare», resa tale non solo dal fatto che il poeta che si accinge a ricostruire la propria esistenza è sotto effetto di antidepressivi e tranquillanti, ma anche dal suo essere ormai cognitivamente lontano dalla stagione degli amori giovanili, innamorato ormai di un cane e dimentico (o almeno proclamato tale) di quel sentire. A quel sentire però attribuisce però tutti il merito di aver generato le sue poesie.
A fare da cornice introduttiva allo spettacolo un momento musicale nel quale il giovane Dario Guidi è all’arpa, mentre si susseguono sullo schermo immagini video tratte da La città vuota di Giulietta Mastroianni, seguite da alcune fotografie del poeta con didascalie relative ai primi anni della sua vita (le case perugine e la famiglia), quindi un filmato delle Teche Rai, che vede Penna stesso recitare la poesia ad apertura della raccolta del '39: La vita… è ricordarsi di un risveglio, manifesto programmatico di tutta la sua poetica.
Sul palco solo i leggii e qualche seduta. Ai lati di Strabioli, Alberto Melone e Stefano La Cava danno la parola ad alcuni dei ragazzi amati dal poeta. Antonio di Orte, detto Budi, uno degli amori più lunghi, durato novanta giorni. Ed Ernesto, ebreo trasteverino, animato da genuino e disincantato fervore giovanile, uno degli amori più intensi.
«Io vorrei riuscire a raccontarla questa mia strana maniera di amare» asserisce il poeta e, mentre tenta di farlo, ne ripercorre le tappe fondamentali, toccando ovviamente il rapporto con i propri genitori, gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. Prende le distanze dal sostrato doloroso che alcuni hanno attribuito al suo vissuto e, conseguentemente alle sue poesie, ristabilendone i toni di felicità senza ombre. Prende altresì le distanze dalla definizione di Saba, che lo vede capace solo di amore e non di sensualità.
Mentre la narrazione procede e ad essa si alterna la recita di alcune delle poesie più note, Marcello Fiorini accompagna con la sua fisarmonica i tre attori, cosicché l'armoniosa composizione diviene in effetti un vero e proprio concerto a più voci ad omaggiare il poeta.
La definizione auspicata ad inizio dello spettacolo risulta infine disattesa, il vacillare della memoria ha reso il concerto un susseguirsi di intense emozioni, ma frammentarie. Quello che non può non essere ribadito però a chiarire chi fosse Sandro Penna è il suo eterno amore per la vita, siglato dai versi che terminano la rappresentazione.
«Ed io non mi ricordo più chi sono. / Allora di morire mi dispiace. / Di morire mi pare troppo ingiusto. / Anche se non ricordo più chi sono».
A conclusione dello spettacolo, Pino Strabioli si dilunga a raccontare come sia avvenuto il suo incontro con Sandro Penna, ringraziando per ciò Dario Bellezza e Paolo Poli. E mentre sullo sfondo vengono proiettate foto di poeti italiani degli ultimi decenni, sale sul palco Elio Pecora, di ritorno da Firenze per la presentazione del Meridiano da poco uscito a cura di Roberto Deidier. Non poteva esserci chiusura più bella per uno spettacolo che un misto di nostalgica tenerezza e graziosa ironia. Lo scrittore, che ha raccolto e restituito tutti i materiali penniani rimasti nella sua casa romana in via Mola de' Fiorentini (proprio a pochi passi da via Giulia), parla con entusiasmo ed affetto commoventi, liberando la figura di Penna da qualche sconveniente luogo comune e ricalcandone la grandezza di uomo e poeta, grandezza condivisa da molti, addirittura dall'insofferente Gruppo 63, grandezza che trova la sua cifra essenziale in una perfetta disarmante lealtà.
Info
Concerto-Spettacolo di Pino Strabioli e Elio Pecora
con Pino Stabioli, Alberto Melone, Stefano La Cava
Marcello Fiorini – fisarmonica
Regia Pino Strabioli