COM’àˆ PROFONDO IL MARE, intervistiamo l’autore e regista Gianpaolo Pasqualino

Abbiamo intervistato il giovane attore e regista Gianpaolo Pasqualino, in occasione dello spettacolo COM’È PROFONDO IL MARE, in residenza artistica in questi giorni al Teatro delle Moline.

Riccardo Canzini: Questo progetto è il frutto di un lavoro di improvvisazione nato con Antonio Latella, parlacene un po’.

Gianpaolo Pasqualino: È un lavoro nato in accademia, alla Paolo Grassi di Milano; Latella mi ha esortato a modificare alcuni aspetti del testo Orgia di Pasolini e da quello ha avuto origine un nuovo lavoro di riscrittura.

R.C : Di cosa parla questa opera?

G.P : In questo spettacolo si parla di artisti che non hanno compromessi, che per amore di essere utili rinunciano alla loro stessa vita e anche per questo sento molto l’importanza di essere partiti da Pasolini.

R.C : E Lucio Dalla?

G.P : È stato il primo elemento che ho scelto quando ho deciso di fare questo spettacolo, ritengo che la canzone com’è profondo il mare comunichi perfettamente quel sentimento che è presente anche in Orgia. Il significato che per me, in quanto uomo e artista, ha quella canzone è contenuto in quest'opera, ed anche per questo la mia è una scelta non registica, bensì drammaturgica.

R.C : A quale metodo recitativo ti affidi per questo spettacolo?

G.P : Siamo tutti attori della Paolo Grassi e perciò parliamo la “stessa lingua”; sfruttiamo principalmente il training di Michail ÄŒechov che ha lo scopo di trovare il pensiero, il gesto psicologico, la sensazione che è presente dentro ogni singolo pezzo del testo.

In questo modo l’attore si rende conto anche dei collegamenti di pensiero che il personaggio fa da un punto all’altro.

R.C : In che modo hai curato l’aspetto registico?

G.P : Il mio approccio nella creazioni degli spettacoli è da attore e perciò non c’è stata una vera e propria figura di regia in questo spettacolo, è stata una creazione collettiva nata da un lavoro d’improvvisazione.

R.C : Perciò in questo spettacolo è il testo che guida tutto?
G.P : Sì, questo è il nostro obiettivo di gruppo; la forma è importante  ma per noi è più importante arrivare a quello che c’è scritto. Io credo negli attori consapevoli, negli attori che sanno che cosa sta accadendo in scena; questo può accadere solamente se c’è fiducia nelle persona con cui si lavora, io non ho mai detto a nessuno degli attori che sono in scena che cosa fare perché loro hanno avuto il tempo di scoprire le sensazioni che avrebbero dovuto avere.

R.C : La parte teorica, la conoscenza della storia del teatro, è importante per l’attore?
G.P : Secondo me più che la storia del teatro è importante la drammaturgia; l’immaginario di un attore non si forma solamente con le nozioni o con la conoscenza, bisogna leggere tanti testi, antichi e moderni per ampliare i propri orizzonti.

R.C : Ritieni importante per un attore andare molto a teatro?
G.P : Io credo che oggi sia molto importante andare a teatro; oggi in Italia, e credo che lo spettacolo parli anche di questo, si fa molta fatica ad ammettere  quando lo spettacolo non piace: viviamo nell’epoca del consumo  e quello che acquistiamo, compriamo ci deve in qualche modo soddisfare. Andare a teatro rappresenta “un’etichetta”, si diventa automaticamente parte di un'élite culturale per cui risulta difficile ammettere il mancato apprezzamento per un determinato spettacolo perché  risulterebbe un rinnegamento della funzione stessa di questa élite.

R.C : Progetti futuri?
G.P : Per quanto riguarda l’aspetto attoriale a luglio andrò ad Avignone con il progetto di Antonio Latella Santa Estasi mentre per quanto riguarda l’aspetto registico nel prossimo autunno questo spettacolo andrà a Catania e nel 2018 potrebbe prendere luce uno spettacolo che sto scrivendo chiamato Neo. Inoltre vorrei organizzare un evento Diapason che, nel corso di alcuni giorni, metta in scena i miei spettacoli.

R.C : Che tipo di approccio ha con il teatro questo gruppo di attori che guidi?
G.P : Queste persone aderiscono ad un particolare approccio con il teatro; è un gruppo che aprirà sempre le porte a quegli attori che voglio essere onesti con quello che fanno, consci di tutti i rischi e bellezze che ciò comporta.

Info:
8 / 25 maggio – prove
Teatro delle Moline

COME È PROFONDO IL MARE

di Gianpaolo Pasqualino
regia Gianpaolo Pasqualino
con Federico Antonello, Giulia Mancini, Tano Mongelli, Gianpaolo Pasqualino, Zoe Pernici.
costumi Giovanna Mazzola
videomaking Marco Drillo Foti
illustrazioni Giulia Privitera
comunicazione Serena Giudici
produzione DIAPASON
residenza ERT ‐ ARENA DEL SOLE, con il sostegno di REGIONE EMILIA ROMAGNA, in collaborazione col CENTRO LA SOFFITTA DELL'UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

Il giovane attore catanese Gianpaolo Pasqualino mette in prova lo spettacolo Come è profondo il mare, realizzato insieme a tre suoi compagni attori diplomati alla “Civica Scuola Paolo Grassi” di Milano.
Il dramma di Pasqualino nasce da un intenso periodo di scrittura durato quasi due anni, e iniziato con un lavoro di improvvisazione svolto con Antonio Latella sulla tragedia "Orgia" di Pasolini. L’input pasoliniano è stato poi intrecciato a una riflessione sociologica sul libero arbitrio, generando una scrittura scenica che tenta di mettere a fuoco il ruolo dell’artista nella società contemporanea. L’autore si chiede se l’artista intenso come Ê¿eroe socialeʾ, come figura indispensabile allo sviluppo di una società, sia ormai soltanto un’utopia romantica. Partendo da questo interrogativo le prove dello spettacolo sfrutteranno l’improvvisazione degli attori per raccontare la storia di Hermes, pittore che accetterà compromessi terribili pur di ottenere una mostra dedicata alla sua opera. Attraverso un’espediente fantastico la storia inizia dalla morte di Hermes, che si risveglierà poco dopo per narrare l’escalation di eventi tragici che ha portato alla sua dipartita. Rivedendo i fatti della sua vita egli potrà intervenire per indirizzare ciò che accade sul palcoscenico, trasformandosi così nel vero demiurgo della sua inesorabile condanna. 

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