COLETTE E IL MUSIC-HALL @ Teatro Stanze Segrete: un delicato tributo all'amore per il palcoscenico

Dall' 11 Maggio e fino al 21 torna nella particolare sala del Teatro Stanze Segrete di Trastevere uno dei successi della scorsa stagione. Ispirato a "I retroscena del Music-Hall" di Colette e presentato dalla Compagnia Diritto e Rovescio, lo spettacolo mette al centro le storie personali di artisti del varietà nel primo novecento, un mondo solo all'apparenza scintillante.

“Le luci del teatro, le paillettes, i costumi, i personaggi truccati, i sorrisi, non sono uno spettacolo messo in scena per me, tutto qui… Io non vedo altro che il lavoro, il sudore, la pelle cianotica alla luce del giorno, la frustrazione…”

In un’epoca di revival ottocentesco, di ispirazioni steampunk, di mustacchi arricciati e soprattutto di burlesque un tanto al chilo, è rinfrancante tornare alle essenziali, ancorché malinconiche, radici di un linguaggio.

Music-hall era il termine in voga dalla fine dell'ottocento per indicare il teatro di varietà, più che un genere una commistione di spettacoli fra i più diversi, una declinazione “circense” del teatro, fatta di addestratori di cani, ballerine, musicisti e cantanti a susseguirsi senza sosta nei loro numeri, alla ricerca di un intrattenimento facile e fracassone per un pubblico di bocca buona.

La Francia, impero coloniale, illuminato, libertino, fu uno dei centri di diffusione di tale genere, che da città “trainanti” come Parigi, conquistò con mode e nuovi linguaggi tutto il mondo (o quantomeno i territori francesi sparsi per il globo).

L’altra faccia della medaglia (perché ve n’è sempre una) ce la racconta Colette nel suo libro I retroscena del music-hall. Una delle più importanti e influenti scrittrici francesi del ‘900, insignita della Legion d’Onore, prima donna a ricevere i funerali di stato in Francia, Sidonie-Gabrielle Colette è stata un esempio di emancipazione femminile, anche per ciò che riguarda la sessualità. Scrittrice, giornalista, critica e pioniera di mode e costumi, Colette ha avuto anche una lunga carriera come attrice di varietà.

Dai suoi racconti è stato tratto lo spettacolo Colette e il Music-Hall, in scena fino al 21 Maggio al Teatro Stanze Segrete di Roma. In particolare è messa in scena (ottimamente, va detto) proprio l’altra faccia della medaglia cui si accennava in precedenza: costrette dal bisogno di guadagni, le compagnie, allargate a dismisura per inserire qualsiasi numero possa attrarre spettatori, vivono in una perpetua tournée. In tanti e sottopagati, in continuo movimento, gli artisti, pur se parte di un tutto, sono soli con le loro storie e il loro stomaco spesso vuoto.

Conosciamo così, e molto da vicino, grazie alla particolarissima struttura del Teatro Stanze Segrete, un’attrice (Claudia Balboni) alter ego della stessa Colette, una ballerina (Elisa Carucci), un’addestratrice di cani (Ughetta d'Onorascenzo), un’habilleuse (Cristina Noci), una musicista (Elisa Pavolini). I cinque personaggi si alternano a raccontare le loro storie, con Claudia Balboni a fare da fil-rouge fra i racconti delle altre, guardandole quasi da lontano, con tenerezza e comprensione, quasi fosse l’analista di gruppo di recupero.

Un gruppo impegnato ad esorcizzare non i fantasmi di un vizio o di traumi infantili ma la passione per il teatro, la fascinazione per il palcoscenico, per quanto squallido esso possa rivelarsi appena scesi dal treno, e i ricordi di passate epoche d’oro dello spettacolo, sempre migliori di quella presente. Come se l’amore per la ribalta, insensato e mai veramente corrisposto, fosse qualcosa di cui sentirsi colpevoli, quando si sacrificano i pasti per nutrirsi solo di luci, paillettes e applausi.

Il cast, di alto livello, si muove all’interno di una scenografia evocativa seppur essenziale, a un passo (vero) dal pubblico. Con maestria, guardandoci talvolta dritti negli occhi, le attrici, calate profondamente nei loro personaggi, li raccontano a noi, in un meccanismo puntuale nel quale sembrano solo occasionalmente toccarsi fra loro.

Dello stesso meccanismo, complice un’accurata regia (ideata dal compianto Riccardo Cavallo e curata dalla stessa Balboni) sono parte integrante gli elementi sonori: voci e suoni fuori campo della confusione che precede l’entrata in scena, dialoghi di personaggi invisibili, ricordati dai personaggi, e la colonna sonora di Stefano De Meo. Quest'ultima, malinconica, fumosa e con palpabili evocazioni della Parigi di fine ottocento, utilizza pochissime sonorità, con predominante il suono del pianoforte e accompagna, con discrezione ed efficacia, i racconti alternati dei diversi personaggi.

Colette e il Music Hall è una testimonianza sincera su un linguaggio teatrale di cui oggi abbiamo un’idea talvolta banalizzata, e sull’amore incondizionato per il teatro che ha mosso tantissimi attori ed artisti per anni. Seppur con qualche difficoltà in meno, è probabilmente lo stesso amore che anima ancora oggi attori, compagnie e sale grandi e meno grandi, dove per una sera ci si può commuovere davanti alle storie di sconosciuti, nello spazio di una stanza, e di fronte a un lavoro eccellente.

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