SANREMO @Cinema dei Piccoli: un viaggio tra amore e oblio

Il 7 giugno 2022 abbiamo assistito, presso il Cinema dei Piccoli di Villa Borghese a Roma, alla proiezione per la stampa del lungometraggio SANREMO, ultimo lavoro del regista bosniaco Miroslav Mandić. Il film è una produzione italo-slovena e ha ottenuto la candidatura agli Oscar 2022 per la Slovenia. Allo stato attuale sarà proiettato dal 23 giugno 2022 a partire dal Friuli-Venezia Giulia.

SANREMO: obiettivo sulle malattie degenerative

Sanremo

La tematica delle malattie degenerative nel corso del tempo è stata ripresa più volte dal cinema: da Pupi Avati con Una sconfinata giovinezza per passare a Ella and John di Paolo Virzì fino a giungere a forse uno dei film più riusciti nel raccontare la complessità della tematica con What They Had della regista statunitense Elisabeth Chomoko. Tuttavia, SANREMO rispetto a quelli sopra citati è un film diverso che reca in sé aspetti originali che cercano di condurre lo spettatore a vivere nella propria psiche lo spaesamento che affligge chi è toccato da questo tipo di patologie che impattano in modo significativo la sfera cognitiva degli individui.

SANREMO: la delicata storia d’amore di Bruno e Duša

Il film nel suo svolgimento narra il trascorrere delle giornate di Bruno, affetto forse più da demenza senile che da malattia di Alzheimer, all’interno di una casa di riposo. Tra momenti di confusione mentale che non gli permettono di mettere in ordine gli accadimenti passati e momenti di operosa tranquillità tra le mura rassicuranti della struttura, Bruno conosce Duša, un’altra ospite del centro verso la quale nasce un rapporto privilegiato. L’aspetto singolare della faccenda risiede nel fatto che il loro rapporto dura il tempo di una giornata, e quindi il sodalizio affettivo necessita di essere rinnovato continuamente. L’inizio del film ha il pregio di introdurre immediatamente lo spettatore nel mood del film: un uomo anziano al centro dell’inquadratura, che poi scopriamo essere Bruno, circondato da un paesaggio nebbioso, al quale sembra sfuggire tutto, persone e automobili che passano di lì, che l’uomo tenta di fermare per ottenere un passaggio per tornare a casa dalla moglie e per dar da mangiare al suo cane Rexi, che in realtà sono entrambi scomparsi da qualche anno.

SANREMO: un mondo liquido e indefinito

Tutta la narrazione del film si svolge in paesaggi nebbiosi dove i contorni non sono mai netti, proprio come possono essere i ricordi in una mente che produce una memoria malferma. La luce catturata dalla fotografia di Peter Zeitlinger è fatta di riflessi e rifrazioni, capace di tratteggiare oggetti che si riescono solo ad intuire dove il tutto viene riscostruito partendo dalle forme grezze. La nebbia è comunque solo una delle forme di come appare l’acqua, vera deuteragonista del film. L’elemento liquido si presenta di volta in volta sotto forma di ruscello, pioggia, neve, ghiaccio e viene usato per metafore che sembrano proporre l’immagine della vita umana che durante il suo percorso, come il fiume scorre per finire nel mare, nell’oceano addirittura, luogo molto vicino ad un’idea dell’infinito, è destinata a perdersi nell’ignoto indifferenziato. La patologia neurologica non permette a Bruno di recuperare i ricordi, che sembrano scorrere ad un’altra velocità rispetto alla propria vita, come quando un torrente impetuoso ci strappa dalle mani un oggetto che da quel momento possiederà una vita propria e separata da noi pur restando sempre nello stesso flusso vitale.

SANREMO: l’amore, alfa e omega dell’esistenza

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Bruno e Duša

L’unica alchimia che sembra funzionare al fine di limitare i danni neuronali inflitti dal peso degli anni sembra essere la sfera affettiva, solido scoglio al quale aggrapparsi che emerge dal torrente impetuoso di questa fase della vita. Mandič sembra dirci nel suo lavoro che anche se l’oblio dovuto al male porta via tutto il passato, la parte affettiva rimane vigile e quasi non accusa il passare degli anni. Il senso di sorpresa che Bruno prova quando conosce Duša è un carburante che permette di compensare, anche se per un tempo relativamente breve, le carenze mnemonico-razionali dalle quali è avversato. Le attenzioni e le premure che l’uomo riserva alla donna vengono sottolineate dalla canzone Non ho l’età, interpretata da Gigliola Cinquetti nel Festival di Sanremo del 1964; un legame con il passato emotivo del protagonista, aspetto importante questo, tanto da divenire il titolo del film.

SANREMO: palcoscenico per una solida prova attoriale

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Il film di Mandić vive di gesti pacati, di introspezione e momenti intimi, di parole sussurrate e mai urlate, di dialoghi essenziali che gli attori principali come Sandi Pavlin nei panni di Bruno e Silva Cušin nei panni di Duša, interpretano con garbo e rispetto per la delicata condizione. I dialoghi, come del resto la recitazione, paiono estremamente credibili, requisito indispensabile per introdurre gli spettatori in profonde riflessioni sulla condizione umana. Degna di nota anche la regia di Mandič, straordinariamente attenta, accurata e capace di restituire una sentita emotività senza il bisogno di atti eclatanti, ma al contrario quasi accompagnando nel finale il protagonista all’uscita della storia. Coerente con il senso di incertezza e di destrutturazione che permea la pellicola, la colonna sonora composta da Darko Runtek, che, al pari dei dialoghi, sembra accarezzare con affetto il senso di smarrimento e di precarietà esistenziale del protagonista.

SANREMO: ciò che rimane alla fine di una vita

SANREMO possiede la capacità di allontanare lo spettatore dalla dimensione imposta dal quotidiano: nelle nebbie, meteorologiche e mentali, si perde di vista il pensiero razionale cartesiano che regola i rapporti tra gli individui della nostra epoca, mentre emerge quella parte emotiva che è vista a volte come un ostacolo alla realizzazione individuale. Alla fine della vita, la ragione e con essa la memoria abbandonano Bruno, alter ego dell’essere umano contemporaneo, e al loro posto rimangono le emozioni, rimane l’amore che appare come un prolungamento dell’umano verso la trascendenza in una dimensione dove la drammaticità della condizione svanisce in delicati scorci dal sapore lirico. Mandič con il suo film ci rammenta l’importanza delle emozioni e soprattutto quanto diviene essenziale prendersi cura dell’altro, specchio di noi stessi, essere degno di ogni attenzione; il proposito del regista diviene reale quando si accomiata dagli spettatori con un finale ricco di spunti e metafore coerenti con lo sviluppo della storia: forse il percorso finale dell’esistenza, segnato dall’appannamento del passato, possiede in sé una certa dolcezza malinconica che ha la peculiarità di rifuggire ogni clamore, proprio come il tonfo sordo che produce un albero abbattuto che cade sulla neve.

Visto alla prima stampa del 7 giugno 2022

SANREMO

Produzione: Miroslav Mandić, Marta Zaccaron, Fabiano Balsamo

Produttore esecutivo: Sandra Rzen

Film scritto e diretto da Miroslav Mandić

Fotografia di Peter Zeitlinger

Scenografia di Duško Milavec, Barbara Kapelj

Costumi di Polonca Valentinčič

Make-up di Anita Ferčak

Musiche di Darko Rundek

Sound di Francesco Morosini

Montaggio di Andrej Nagode

CAST

Bruno SANDI PAVLIN

Duša SILVA ČUŠIN

Dare BORIS CAVAZZA

Špela MOJKA FUNKL

Lara LARA KOMAR

Nataša BARBARA VIDOVIČ

Safet SAFET MUJČIĆ

Aja BARBARA CERAR

Safija JASNA DIKLIĆ

Djino VLADIMIR JURC

SANREMO è prodotto da Filmstovje, Incipit Film e Radio Televiaija Slovenija ed è stato realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura (Direzione Cinema), Slovenski Filmski Center, Viba Film, Friuli-Venezia Giulia Film Commission, Fondo Audiovisivo FVG.

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