AMUSIA @Bif&st: una solitaria esistenza priva di musica

È stato presentato il 29 marzo 2023 al Teatro Petruzzelli di Bari nell’ambito del Bif&st il film AMUSIA esordio cinematografico del giovane regista romano, londinese di nascita, Marescotti Ruspoli. Il film ha già ricevuto un importante riconoscimento al Tallin Black Nights Film Festival e sarà distribuito nelle sale da 102 Distribution a partire dal 27 aprile. Il cast registra la presenza di Fanny Ardant, Carlotta Gamba, Giampiero De Concilio e Maurizio Lombardi.

AMUSIA: fuga da una condizione esistenziale

L’opera prima di Marescotti Ruspoli mette in risalto la storia di una ragazza, Livia, che vive fin dall’infanzia una condizione di emarginazione causata dall’amusia, ovvero un disturbo di natura neuropsicologica che impedisce di comprendere e apprezzare il linguaggio musicale. Nella trama Livia fugge dalla famiglia di origine, dove il padre è un compositore, per incontrare Lucio, un ragazzo che vive solo, il quale svolge molti lavori per tirare avanti e che, ironia della sorte, è un grande ascoltatore di musica. Le due solitudini si incontreranno nel momento nel quale decideranno di condividere un terreno di incontro/scontro dove verranno espresse le loro vulnerabilità e debolezze.

AMUSIA: una pellicola necessaria per conoscere una disfunzione rara

La musica, come il linguaggio, è considerata una funzione comunicativa primaria, ciò si traduce in una predisposizione innata ad interagire già dai primi mesi di vita con il mondo dei suoni. Tuttavia, alcuni individui, circa l’1,5% della popolazione mondiale, presenta notevoli difficoltà a comprendere, apprezzare ed eseguire la musica. La disfunzione può avere diverse manifestazioni che vanno dal non riuscire a seguire un ritmo, a non percepire una nota sbagliata, fino ad avvertire la musica come un qualcosa di irritante e sgradevole, proprio come nel caso di Livia, la protagonista del film di Ruspoli.

AMUSIA: un film spiccatamente fotografico

Il regista Marescotti Ruspoli, per connotare il film, sceglie un linguaggio prettamente fotografico, coadiuvato in questo dal direttore della fotografia, il pluripremiato Luca Bigazzi. Fin dal suo inizio il film introduce lo spettatore in una realtà intangibile che sembra sfuggire, dove il sogno sembra essere il perno intorno al quale tutto gira. Questo ambiente esistenziale è reso in maniera molto convincente da giochi fotografici come profondità di campo ridotte, sfocature e dissolvenze ai quali si alternano primi e primissimi piani ripresi con tagli di luce espressivi e pittorici. Notevole anche la costruzione dell’immagine all’interno del fotogramma, che il regista realizza in maniera geometricamente rigorosa e accurata non disdegnando riprese centrali, uso delle diagonali e della sezione aurea.

AMUSIA: figure umane nel paesaggio vuoto

La proposta di Ruspoli, ben realizzata e contenutisticamente interessante, pone le basi nella cultura visuale portata avanti da registi del calibro di Antonioni, Godard e Sorrentino come anche di fotografi come Luigi Ghirri e i suoi paesaggi che andavano a rappresentare un’Italia in metamorfosi dove le installazioni umane andavano a interferire con l’ambiente naturale. Se gli interni vivono sempre in un’ombra dove le luci disegnano i profili dei volti, gli esterni si mostrano in prevalenza alla luce del sole.

Deuteragonista del film sembra essere il paesaggio, sempre molto connotato e con valenze significative. Spiccano le scene girate al cimitero monumentale di San Cataldo con le sue costruzioni in stile razionalistico metafisico che sembra riprodurre un dipinto di De Chirico, come anche le riprese finali a Comacchio in un ambiente palustre che riporta alla mente la storia di passione tra Giovanna e Gino in Ossessione di Luchino Visconti. I paesaggi notturni, invece, sembrano nutrirsi di un’aurea ispirata dal cinema statunitense, ricchi di “non-luoghi”, secondo la definizione coniata dal filosofo Marc Augé indicante proprio quei luoghi ideati come momenti di passaggio (vedi l’albergo a ore dove lavora Lucio, oppure il ristorante che non fa sedere i due ragazzi che consumeranno il loro piatto di pasta camminando). Non-luoghi che rendono anche il presente come una fase di passaggio, dove solo i flashback che intervengono durante la narrazione illustrano il dramma di Livia.

AMUSIA: la musica come memoria

I paesaggi essenziali del film, dove solo poche presenze umane fanno loro da contraltare, vengono in realtà riempiti solo dalla solitudine dei due protagonisti del film. Livia fugge da una casa dove la musica, da lei non tollerata, era oggetto di lavoro del padre; Lucio, al contrario, include la musica nella sua sfera professionale e soprattutto nella sua memoria, legata a canzoni che hanno segnato il suo passato. La colonna sonora allora si fa diegetica nel momento in cui riproduce la distorsione auditiva con la quale si scontra Livia all’ascolto di musica, il fastidio, espresso magistralmente da Carlotta Gamba, sembra allora divenire una sottolineatura alla vita priva di armonia, musicale ed esistenziale, del personaggio di Livia. “Senza la musica non si può essere felici” recita in un punto il copione: Ruspoli invece sovverte i valori e ci mostra che forse l’infelicità è data dalla mancanza d’amore e soprattutto di comprensione.

Ruspoli: buona la prima

AMUSIA sembra essere un lavoro convincente e, per essere un’opera prima, straordinariamente maturo. Ruspoli, coadiuvato da professionalità di primo piano, confeziona un film che pone le basi su sessanta anni di cultura visuale, dove nel mostrare una disfunzione neurologica attualmente poco conosciuta, ci parla della storia di una diversità e di due solitudini su uno sfondo rigoroso e vuoto. Una costruzione attenta per diminuzione, dove l’esercizio a togliere risulta essere vincente al fine di giungere al cuore del problema, rendendo così il messaggio iniziale netto e soprattutto comprensibile.

AMUSIA

Regia e sceneggiatura: Marescotti Ruspoli

Fotografia: Luca Bigazzi

Montaggio: Gianluca Scarpa

Scenografia: Monica Sallustio

Costumi: Frieda Basso Boccabella

Produttori: Lorenzo Fiuzzi, Bardo Tarantelli

Produzione: UMI Films, RAI Cinema con il contributo del Ministero della Cultura. Regione Emilia Romagna, Regione Lazio

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF