Siamo stati al recital solistico del violinista italiano Augustin Hadelich al Teatro Argentina di Roma, nell’ambito della stagione cameristica dell’Accademia Filarmonica Romana. Senza esagerare con nessun tono enfatico fine a se stesso, il concerto è stato letteralmente entusiasmante e ve lo raccontiamo.

Augustin Hadelich: un concerto sublime per il debutto alla Filarmonica Romana
E’ raro sentire un musicista di tale livello dal vivo; la performance di Hadelich è stata straordinaria, oltre che per la perfezione stilistica e il virtuosismo indiscutibile, anche e soprattutto per un livello artistico che potremmo definire sublime. Il pubblico della Filarmonica Romana accorso al Teatro Argentina era letteralmente commosso fino alle lacrime, ammaliato e in ammirazione al cospetto di un musicista che ha offerto uno dei più bei concerti a cui abbiamo assistito quest’anno. E quando il violinista terminava un pezzo e sollevava l’archetto dal suo preziosissimo Guarnieri del Gesù del 1744, risuonavano solo applausi, che non smettevano finché Hadelich non tornava sul palco per ricreare nuovamente la magia della sua musica.
Augustin Hadelich: dall’infanzia nella fattoria in toscana ai trionfi in campo internazionale
Augustin Adelich mancava dalla capitale dal 2001, quando venne invitato appena diciasettenne da Uto Ughi. Risale a dodici anni fa l’ultimo concerto italiano a Trieste, quando era già riconosciuto quale astro nascente del concertismo internazionale. Nato in Toscana da genitori tedeschi, è cresciuto nella fattoria di famiglia, dove il padre, agricoltore e musicista dilettante, l’aveva avviato alla musica quando era piccolissimo, come aveva già fatto con i due fratelli più grandi. Dopo gli studi musicali in Italia si trasferisce negli Stati Uniti, dove si diploma alla prestigiosa Julliard School di New York. A seguito dell’affermazione al Concorso Internazionale di Indianapolis nel 2006, ha avviato una carriera internazionale che lo ha portato ad esibirsi nei principali palcoscenici del mondo. Artista in esclusiva per la Warner classic, ha dedicato recentemente un’incisione discografica alle opere per violino solo di Bach.

Augustin Hadelich: uno speciale equilibrio tra Bach e il Blues
E proprio con Bach Hadelich si è presentato al pubblico del Teatro Argentina. Per il debutto per l’Accademia Filarmonica Romana ha scelto di proporre due capolavori indiscussi della letteratura violinistica, la Partita n.3 in Mi maggiore e la Partita n°2 in Re minore, con la celebre Ciaccona finale, a incastonare due composizioni di carattere completamente differente, del compositore afroamericano Coleridge-Taylor Perkinson (1932-2004), Blue/s Forms e Louisiana Blues Strut. Un accostamento solo apparentemente azzardato, perché in realtà il connubio tra i contrappunti bachiani e le oscillazioni microtonali di matrice bluesistica di Perkinson si è rivelato perfetto.
Augustin Hadelich: una straordinaria interpretazione dei capolavori bachiani
Adelich inizia il concerto con la Partita in Mi maggiore BWV 1006. Questa partita, che esiste anche in forma di suite per liuto (BWV 1006a), è un po’ atipica nella scelta delle forme di danza, con quel secondo movimento costituito dalla Loure, danza poco utilizzata, dal complesso percorso armonico, nel quale le voci sembrano incontrarsi come nel passo di danza di due amanti e che segue il moto continuo del virtuosistico Preludio. L’interpretazione di Hadelich è stata straordinaria. Non c’è sfaccettatura di queste ricchissimo capolavoro di Bach che non sia stato esaltato in tutta la sua bellezza e profondità. L’intonazione semplicemente perfetta e senza sbvature, il percorso polifonico si stagliava nitido e plastico, mentre il suono, bellissimo, pieno di sfumature e mai stucchevole, si adattava al significato proprio delle singole frasi e al rapporto dinamico tra esse. Ascoltare Bach suonato da Hadelich è come guardareun paesaggio maestoso e bellissimo, a noi familiare perché già ammirato in passato, come se fosse la prima volta, come se fosse illuminato da luci particolari e inusuali, come quelle offerte da uno squarcio di sole che, dopo un temporale estivo, ci fa apprezzare i contorni e i particolari con uno sguardo nuovo. Quella di Hadelich quindi è una lettura originale, ma mai arbitraria. La musica di Bach vive così il suo splendore con naturalezza e risuona di grandiosa modernità universale. La Partita n.2 in Re minore è stata di una bellezza struggente. Il pubblico ascoltava in religioso silenzio, ma internamente mosso da profonde emozioni, tanto intensa ed elevata è stata l’interpretazione di Hadelich, che potremmo definire l’esempio perfetto di quel musicista in cui bravura e tecnica sono al servizio del senso musicale e dell’emotività.

Augustin Hadelich: il blues secondo Coleridge-Taylor Perkinson
Molto interessanti le due composizioni, ispirate al blues, del compositore afroamericano Coleridge- Taylor Perkinson. Compositore afroamericano del secolo scorso, particolarmente prolifico, nella sua attività ha spaziato dal jazz al blues alla musica classica, passando per il cinema e la musica per balletto. Hadelich ha eseguito dapprima la composizione tripartita Blu/s Forms e Louisiana Blues Strut, la prima una composizione in forma Sonata ma che utilizza tutti gli stilemi del linguaggio bluesistico, la seconda un cakewalk che parte dall’enunciazione di un riff più nella tradizione del blues tradizionale del sud rurale degli Stati Uniti, prima di proseguire in originali sviluppi basati su glissandi, intervalli microtonali e passaggi virtuosistici. Hadelich è riuscito a mantenere una coerenza e un’intensità per tutte e due le composizioni che letteralmente hanno stregato il pubblico. La sua immensa bravura ha reso questo intermezzo bluesistico perfettamente bilanciato tra i due capolavori bachiani, una scelta che sarebbe potuta sembrare azzardata e che, invece, si è rivelata perfettamente vincente.
Augustin Hadelich: i due bis a conclusione dell’apprezzatissimo recital
Dopo la celeberrima Ciaccona il pubblico era in delirio e in lacrime. Gli applausi ininterrotti hanno richiamato il grande violinista sul palco a offrire due bis. Il primo è stato ancora un brano di Bach, l’Andante dalla Sonata n.2, mentre il secondo, è stato il famosissimo tango Por una Cabeza di Carlos Gardel.
Se si diceva che Paganini aveva venduto l’anima al diavolo per suonare così il violino, di Adelich potremmo dire che la sua arte è semplicemente divina.
Speriamo di non dover aspettare tanti anni per rivedere questo grandissimo interprete in Italia.
ACCADEMIA FILARMONICA ROMANA
TEATRO ARGENTINA
giovedì 23 marzo ore 21
AUGUSTIN HADELICH
violino
Johann Sebastian Bach
Partita n. 3 in mi magg. per violino solo BWV 1006
Coleridge-Taylor Perkinson
Blue/s Forms
Louisiana Blues Strut
Johann Sebastian Bach
Partita n. 2 in re min. per violino solo BWV 1004