La redazione di Gufetto Musica riprende la sua attività di critica dei dischi più interessanti pervenuti in redazione, con una recensione sul terzo lavoro del pianista compositore Gian Marco La Serra, che dopo "PIANO SOLO" (2014) e "ELEVEN" (2016) (vedi sotto), si presenta come un EP facile all'ascolto, ma inizialmente non altrettanto facilmente apprezzabile.
Si tratta di "ANAGRAM", una breve raccolta di 5 tracce caratterizzate da un pianismo delicato e minimal che in un primo momento sembra quasi orecchiabile nel senso che a volte si dà dispregiativo del termine, orecchiabile perché accarezza l'udito con la facile efficacia del suono puro della singola nota ripetuta, o del singolo schema come centro di pochi altri movimenti intorno ad esso, che in fondo è lo scopo del minimalismo musicale, tanto che viene inizialmente da chiedersi dove sia la ricerca artistica in questo genere di lavori. Proprio partendo da questo presupposto ci si interroga prima di tutto su quale sia la necessità a volte quasi deformante ed esasperata della ricerca artistica, e se la ricerca non può seguire sentieri meno sofisticati e più semplicemente intimi.
Una storia zen moderna racconta che per le strade di una grande città americana si esibisce un chitarrista virtuoso e dall'innegabile talento che fa sentire ai passanti i suoi vertiginosi assoli, ma non raccoglie l'attenzione del pubblico che è tutto concentrato a seguire un monaco seduto ad un paio di isolati più in là suonare uno strumento ad una sola corda ribadendo sempre la stessa nota. A fine giornata i due artisti di strada si incontrano e il chitarrista, a dir la verità un po’ provato, chiede al monaco come fosse possibile che una sola nota avesse più successo dei suoi assoli, il monaco rispose: "Tu sembra stia cercando la tua nota senza mai trovarla. Io l'ho trovata e dedico tutto me stesso a quella singola nota."
La storiella zen è ovviamente la rappresentazione esagerata di una seppur strana verità, mi vengono in mente tutti quegli straordinari artisti di strada che per quanto bravissimi non riescono a coinvolgere le persone, responsabile la società in parte perché diseducata a fermarsi, ad ascoltare, a rallentare la vita, ma sicuramente c'è anche una difficoltà a comunicare qualcosa di significativo. Allora si ricorre all'orecchiabilità da canzonetta italiana, a testi per teenager, a pianisti che fanno la forma del cuore con le dita e la piazzano in copertina del loro album… oppure ci sono artisti che scelgono l'imperscrutabilità e l'enigma, come nel caso di "ANAGRAM".
In queste 5 tracce il pianoforte è il protagonista, la sua caratteristica purezza sonora ci esprime l'interiorità del musicista che muove le dita sui suoi tasti, ma allo stesso tempo ci cala in un'atmosfera di mistero, ma non il genere di mistero che pregnava la musica di Scrijabin e il suo misticismo da teosofo, non quel mistero che pretende un iniziazione rituale, piuttosto un mistero contingente alle sonorità esclusivamente di queste 5 tracce, un mistero che inizia e finisce all'interno di quei 17 min di esecuzione… se non fosse per l'anagramma. Sì perchè il compositore sfida l'ascoltatore ponendo nei titoli delle tracce un'anagramma da risolvere, una frase significativa per l'artista; sicuramente non è questa la cura per una società di ascoltatori sordi all'arte e forse più di tutte alla musica, ma certamente l'artista può giustificare proprio per questo la scelta di chiudersi dietro alle mura dell'enigma, chi vuole conoscere l'arte deve meritarsela in un certo senso. D'altra parte è interessante osservare come ogni traccia al suo interno abbia una fine posta a circa tre quarti del brano, un falso finale che riprende la musica portandosi alla reale fine della traccia, ma in realtà questo espediente permette di ascoltare le tracce anche in diverso ordine percependole sempre come fosse una sola opera unificata; c'è sempre un intro, una linea e una fine, pur anagrammando le tracce. Che sia questo il significato che vuole suggerirci il compositore?
Per tutte le novità riguardanti la pubblicazione dell’EP Anagram, potete seguire Gian Marco La Serra sulla sua pagina FB, su Soundcloud o tramite il sito-web personale, mail: gianmarcolaserra@gmail.com
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