Se è vero che siamo in tempi di ripresa, è con estremo piacere che ho intervistato per Gufetto, Maria Assunta Salvatore, direttrice artistica del festival Albano Racconta(ndo), che si svolgerà nella cittadina sui colli romani il primo weekend di luglio.
F: Ciao Mary, parliamo un po’ di questo festival, giunto al suo secondo anno di vita. Come è nata l’idea? E perché un festival esclusivamente di narrazione?
M: Il festival nasce dall’incontro tra me e Marina Checchi, la presidente dell’associazione e libreria TUedIO. La passione per le storie, che viviamo in forma diversa, io attraverso il teatro e lei attraverso i libri, ci ha portato a volere fortemente un momento in cui poter condividere questo con la comunità.
Abbiamo scelto come strumento il teatro e nel particolare la narrazione perché amiamo il racconto nella sua forma più pura.
Recuperare la narrazione significa privilegiare l’ascolto, mettere in secondo piano la vista e privilegiare l’udito, e questo presuppone che lo spettatore debba più immaginare che vedere. E quando ci si regala un momento di immaginazione credo sia sempre un momento prezioso.
F: Quali difficoltà organizzative ci sono state quest’anno a seguito della pandemia? Il comune si è dimostrato collaborativo?
M: Quest’anno la scelta di fare o non fare il festival è stata ovviamente valutata attentamente. L’organizzazione ha richiesto aggiustamenti ed evidentemente richiederà qualche rischio, di cui sentiamo di poter condividerne il peso con la cittadinanza.
Noi siamo risultate vincitrici di un bando dell’amministrazione comunale. Le loro proposte a metà maggio, quando ancora non erano chiare le linee guida per lo spettacolo dal vivo, sono state tre: rinunciare al festival, prorogarlo in una data entro la fine di agosto, o spostarlo su piattaforma online.
Ovviamente non volendo sposare la politica del teatro in video, abbiamo immediatamente scartato l’ipotesi on line.
Spostarlo avrebbe comportato una serie di difficoltà non solo per noi e per degli impegni già presi, ma anche rispetto alle compagnie che abbiamo scelto di ospitare. E quindi l’unica era rinunciare o andare fino in fondo. Ed ora eccoci qui.
F: Come avete selezionato gli artisti e gli spettacoli coinvolti quest’anno? C’è un filo conduttore?
M: La scelta degli artisti è legata a due motivi: la stima del lavoro che ovviamente nutriamo nei confronti delle compagnie scelte, e rispondere al bando stesso che cercava spettacoli con un legame particolare, per analogia o differenza, con la storia del territorio.
Abbiamo deciso di ospitare venerdì 3 luglio Dei liquori fatti in casa, uno storico spettacolo di Beppe Rosso, con la regia di Gabriele Vacis che racconta proprio della vita di un paese.
Sabato 4 luglio ci sarà Enrico Messina con la storia dell’Orlando Furioso e domenica 5 chiuderemo con Luigi d’Elia e il suo Cammelli a Barbiana, racconto sulla vita di don Milani.
La novità di quest’anno è quella di inserire uno spettacolo di Teatro Ragazzi il pomeriggio del sabato. In scena ci sarà l’attrice Daria Paoletta con una fiaba pugliese dal titolo Una storia che non sta né in cielo e né in terra.
F: Perché inserire uno spettacolo per ragazzi?
M: Già dallo scorso anno volevamo offrire una rassegna che comprendesse spettacoli sia per adulti che per ragazzi.
Quest’anno ci siamo riuscite scegliendo uno dei nomi più riconosciuti del Teatro Ragazzi.
Il Teatro Ragazzi in Italia produce ogni anno capolavori incredibili.
I ragazzi e le ragazze possono vivere a teatro un’esperienza indimenticabile, scoprono nuove regole e nuovi modi per relazionarsi agli altri e a loro stessi. Danno un nome a quelle emozioni che iniziano a scoprire di possedere e nel buio della sala i loro cuori sono pronti ad accogliere e scoprire un pezzetto in più di loro stessi.
Aprire il nostro festival all’infanzia significa inoltre voler fornire un’ulteriore strumento per affrontare il cammino verso la crescita.
F: Quanto bisogno c’è di racconto secondo te nella nostra società? La sua funzione oggi a seguito della pandemia è accresciuta?
M: Raccontare le storie è un’arte che ogni uomo porta con sé da quando nasce. È un momento formativo ed educativo per il singolo che si riconosce come membro di una comunità. Strumento fondamentale per ogni narratore è la parola, ma ancor prima viene la voce che è la manifestazione della “spinta confusa al voler-dire, all’esprimere, cioè all’esistere”, per citare Corrado Bologna nel suo Flatus vocis.
Ecco, io credo che fino a che qualcuno racconterà una storia, vorrà dire che ci sarà un filo invisibile che ci fa sentire parte di un tutto, del mondo e delle cose che ci circondano.
Ed oggi, dopo gli ultimi mesi, credo che sia di fondamentale importanza riuscire a sentirsi presenti in quella parte del tutto.
F: Che risposta avete avuto dalla comunità l’anno scorso?
M: Come tutte le prime volte, lo scorso anno eravamo emozionate ma anche preoccupate di come e se la comunità partecipasse a questa nuova proposta. Ma già dopo la prima sera il risultato è stato meraviglioso. La piazza era gremita, le persone non smettevano di ringraziarci, e per tutto quest’anno hanno continuato a scriverci e chiedere la conferma di questo secondo anno. Ed infatti non appena abbiamo comunicato la nostra intenzione di esserci abbiamo già avuto delle risposte e delle prenotazioni un mese prima del festival! Insomma, quest’anno più che mai, è necessario ricevere da parte del pubblico che si è dimostrato caloroso lo scorso anno, una grande attenzione e cura per garantire la riuscita del festival.
F: Quali sono se ci sono le aspettative per questa edizione?
M: Non abbiamo aspettative. La nostra idea è quella di poter crescere ogni anno un pochino di più, organizzando appuntamenti che coinvolgano sempre più la comunità, per far diventare il festival un luogo, uno spazio, un “noi comune”, una trama che crea legami tali da far sentire la comunità come diversa e nuova.
Proprio per questo, aggiungo, bisogna esserci.
Tornare insieme ad ascoltare storie dopo essere stati divisi.
Ritrovare uno spazio e un senso di comunità.
Riconoscersi nel piacere di un racconto.
Gufetto ci sarà.
Vi aspettiamo.
Programma del festival:
3 Luglio 2020 – ore 21.00
Dei liquori fatti in casa
Con Beppe Rosso
Regia G. Vacis
4 luglio 2020 – ore 18.00
Una storia che non sta né in cielo né in terra
Di e con Daria Paoletta
4 luglio 2020 – ore 21.00
Orlando – Furiosamente Solo Rotolando
Messo in scena e raccontato da Enrico Messina
5 luglio 2020 – ore 21.00
Cammelli a Barbiana – Don Lorenzo Milani e la sua scuola
Con Luigi D’Elia
Regia F. Saccomanno
Direzione artistica Maria Assunta Salvatore
INGRESSO GRATUITO solo su prenotazione
Per prenotare +39 349.8430763