Domenica 16 luglio 2017, l’VIII Cronocalata – singolare gara ecologica con ‘carrozze’ di legno su cuscinetti a sfera organizzata dalla locale sezione di Siciliantica riproponendo uno dei giochi dell’Italia che fu – permette di scoprire Centuripe, comune dall’illustre passato plurimillenario, a metà strada tra Enna (anzi all’estremo est di tale provincia) e Catania, con poco più di 5000 abitanti, un ‘unicum’ per la sua particolare urbanistica a stella marina (secondo altri a forma di un uomo disteso) adagiata su una struttura orografica la cui altitudine media è di 733 m s.l.m.
L’attuale denominazione nel 1863 prende il posto di Centorbi, Centuorbi in siciliano, e deriva da quella classica di ‘Centumripae’ (100 ripae ‘pendii scoscesi’).
Grazie alla sua posizione privilegiata gode di una vista a 360° comprendente il versante occidentale dell’affascinate e arcano Etna, la valle del Simeto e una larga parte della Piana di Catania ed è abitata ab antiquo come testimoniano reperti dell’età del bronzo e anche precedenti.
Verso il X secolo vi si insediano i Siculi, popolazione di origine osco-umbra con legami linguistici con i protolatini come dimostrano un’iscrizione, su un askos (vaso schiacciato del V secolo a.C.) centuripino, che permette di rilevare affinità tra il siculo di origine indo-europea e il latino, e un’epigrafe frammentata (in dorico) che narra di un gemellaggio (il più antico tra quelli conosciuti) tra Centuripe già ellenizzata e la città latina di Lanuvio.
Ellenizzata anche nel nome (Kentóripa), Centuripe raggiunge una floridezza eccezionale durante la dominazione dei Romani, cui si sottomette spontaneamente verso il 293 a.C.
Lo testimoniano, oltre agli entusiasti aggettivi tributatile da Cicerone, imponenti resti, tra i più considerevoli dell’architettura romana in Sicilia quali il Tempio degli Augustali, due mausolei a torre (la Dogana e il Castello di Corradino), una strada lastricata che porta ai resti di Terme e stupende sculture, ceramiche, monete, iscrizioni… molte ‘disperse’ e non solo sul territorio nazionale: ciò malgrado il suo Museo Archeologico inaugurato nel 2000 possiede una delle più importanti collezioni di reperti romani dell’isola tra cui monete coniate in loco da una zecca attiva dal 346 a.C. a testimonianza di benessere, prestigio e potenza della località nelle epoche antiche.
Anche la produzione di ceramica artistica dal fine cromatismo con repertorio figurato nata nel IV secolo a.C diviene sempre più elegante nei grandi vasi policromi con decorazioni plastiche riportate fino alle raffinatissime statuette fittili in terracotta (tanagrine) che fanno sì che Centuripe sia denominata ‘Tanagra della Sicilia’: ancora oggi se ne possono ammirare i segni nell’abilità dei numerosi ceramisti che hanno raccolto tale eredità millenaria ed eseguono copie eccellenti delle antiche ceramiche locali.
Dopo avere resistito ai Saraceni e ai Normanni, Centuripe è distrutta nel 1233 da Federico II che deporta gli abitanti ribelli ad Augusta e ancora da Carlo d’Angiò nel 1268. Ripopolata da superstiti di un forte terremoto e di un’eruzione disastrosa dell’Etna nel 1408, è rifondata seguendo l’antica urbanistica nel 1548 dalla famiglia Moncada (di origine catalana) che la abbellisce con Chiese e sfrutta dal punto di vista agricolo un territorio che nei secoli dà sempre prodotti ottimi.
Nel XVII secolo segue il destino della Sicilia sotto i Borboni e nel 1860 si entusiasma per Garibaldi tanto che molti suoi figli intervengono come volontari e si tramanda che il generale l’abbia definita “balcone della Sicilia”. Durante il secondo conflitto mondiale divenuta proprio per la sua posizione arroccata caposaldo della resistenza tedesca, subisce numerosi bombardamenti fino alla famosa ‘Battaglia di Centuripe’ (2-4 agosto 1943) con la vittoria delle truppe britanniche.
L’economia nel frattempo ha registrato una netta ripresa dopo il 1808 quando re Ferdinando di Borbone decide di rinunciare al monopolio sulle zolfare (miniere di zolfo) lasciandole nelle mani dei proprietari terrieri che s’arricchiscono: tali luoghi connotati da lavoro inumano e da forte inquinamento diventano fonte di fortune economiche e di improvvisi disastri e tracolli fino a circa metà del ‘900 quando chiudono per la concorrenza dello zolfo statunitense a basso costo.
Esistono ancora testimonianze di tale periodo che potrebbero essere recuperate come musei per non dimenticare l’eroico lavoro di tanti protagonisti sconosciuti.
Una nuova crescita economica si verifica verso gli anni 50 del ‘900 con la produzione dell’Arancia rossa di cui è rimasto un simpatico retaggio nell’annuale ‘Sagra dell’Arancia rossa di Sicilia IGP’ (nel 2017 si è svolta in febbraio) con manifestazioni ed eventi gustosi.
Purtroppo nel 1987 è stata dismessa la ferrovia Motta Sant’Anastasia-Regalbuto con la stazione Mandarano poi chiamata Mandarano-Centuripe nata soprattutto per il trasporto delle famose arance rosse: quando chiude l’attiguo impianto di lavorazione degli agrumi, il traffico vien meno tanto più che all’epoca i viaggiatori sono pochissimi.
La linea potrebbe diventare, invece, un vero tesoro come tratta storico-turistica e proprio sul turismo bisognerebbe puntare come volano per tornare agli antichi fasti.
La nostra Centuripe, infatti, frastagliata isola montana in un mare d’aria, pregna di storia, vitalità e gioioso entusiasmo ha le carte in regola per gratificare un ampio ventaglio di gusti: natura, passato, prodotti tipici, religiosità espressa dalle numerose chiese ricche d’arte di cui è costellato il territorio… e antichi giochi con cui si divertivano i bimbi del passato.
Tanto splendido potenziale può richiamare visitatori da ogni dove con la certezza che nessun rimarrà deluso, ma affascinato ritornerà più volte per assistere alle iniziative nate dal cuore degli abitanti e non da una mera volontà turistica.
Occasione ghiotta per respirare l’energia e lo spirito centuripino una gara come la Cronocalata – organizzata dalla sezione di Centuripe di Siciliantica con il patrocinio del Comune e sponsorizzata dalla ‘Martino Interiors’ di Los Gatos (California) – che vede impegnati gli appassionati (senza limiti di età) in un percorso che si snoda nelle stradine di questo antico centro.
Le ‘carrozze’ – veicoli privi di motore e quindi mossi solamente dalla forza di gravità – che nell’immaginario collettivo assumono il valore di “micro-Ferrari” vengono amorosamente costruite rispettando misure standard con legni di scarto e ruote derivate da cuscinetti a sfera e i partecipanti devono attenersi a un rigoroso regolamento con obblighi (per esempio quello di indossare casco, guanti… e naturalmente copertura assicurativa) e regole che precisi commissari di gara fanno rispettare.
Al mattino alle 10.30 raduno in Piazza Sciacca per iscrizione, verifiche tecniche, assegnazione numeri di gara e consegna magliette ufficiali ai partecipanti (divisi in pulcini, esordienti, juniores, senior e prototipi): come non rafforzarsi nell’idea di una ‘micro-Formula 1’ nel vedere i piloti agghindati! Finalmente alle 16.30 il via della gara da piazza Lanuvio: buon divertimento e vincano i migliori cui sarà consegnata una coppa.
A chi vi assiste rimarrà un tesoro di umanità da conservare nel cuore.