Una fresca serata di aprile, nel giorno più importante per la storia della capitale, giorno del suo compleanno, la città omaggiata da un artista che viene da lontano nel modo più romantico e suggestivo che si potesse immaginare: un progetto per Roma come è stato definito, che nelle due serate dell’inaugurazione ha reso la città protagonista di un mondo irreale e fantastico. In una sfilata-processione-performance con la regia di Kentridge e le musiche del compositore Philip Miller, una sovrapposizione tra le immagini del fregio e le ombre e luci dei permorfer: due cortei che si incontrano, uno a rappresentare i Trionfi, l'altro i Lamenti con più di 100 musicisti e comparse, che danno vita agli stessi personaggi del racconto del fregio.
Il lungo fregio creato per piazza Tevere, nome con il quale l’Associazione Tevereterno ha ribattezzato il tratto delle banchine del Tevere tra Ponte Mazzini e Ponte Sisto nel cuore, in questo momento, più antico e storico della città, lungo 550 metri con 80 figure alte fino a 10 metri, ripercorre la storia di Roma dallo sguardo personale dell’artista: come una pellicola cinematografica che viene dispiegata lungo il muro troviamo quello che ha fatto non solo la storia antica della città ma più quello che è diventata.
La figura accasciata di Remo, simbolo della nascita di Roma e di quello che ha dovuto pagare per venire alla luce. Pier Paolo Pasolini ed Il corpo riverso a terra sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia, ormai troppo spesso l’immagine simbolo del poeta più di molte sue opere ai maggiori sconosciute. Marcello Mastroianni e Anita Ekberg ed il loro amore nella celebra fontana, la sagoma di Aldo Moro, il busto di Cicerone e quello di Mussolini. Ancora i trionfi di Cesare del Mantegna, l’estasi di Santa Teresa.
E su tutti la vittoria alata della Colonna Traiana al termine della prima guerra contro i Daci, vincitrice ma ripiegata su se stessa, più che mai simbolo della città eterna, grandiosa, vittoriosa ed orgogliosa delle sue battaglie ma ormai stremata e ferita, forse a morte, dal male da cui da sempre di deve difendere.
La natura dell’opera, un lavoro di idropulitura selettivo destinato a scomparire nel tempo di pochi anni, fanno di questa performance una opera “effimera”, destinata a rimanere un ricordo da raccontare come una delle leggende che arricchiscono la storia della città e questo fa dell’opera un elemento unico: il più grande valore di un artista si è sempre pensato fosse la sopravvivenza del proprio lavoro alla propria persona ma entrare nel mito di una città con un opera di cui nel tempo si parlerà ma non è più possibile ammirare è di fatto entrare nella leggenda, in questo caso dell’arte.
Un progetto monumentale di arte pubblica che ha richiesto un decennio di gestazione e preparazioni, soprattutto per i problemi burocratici con cui si è dovuto scontrare ed ha mobilitato principali istituzioni dedicate al contemporaneo: il Padiglione Italia nella Biennale di Venezia del 2015 aveva presentando alcuni degli schizzi dell’artista, la pubblicazione di un libro sull’artista a cura di Carlos Basualdo prodotto dalla Direzione Generale per l’Arte e l’Architettura contemporanee e le periferie del MIBACT; la collaborazione di Roma Capitale e in particolare del Polo Museale Moderno e Contemporaneo; della Fondazione MAXXI, che collabora con l’artista da oltre dieci anni e ospiterà una serie di eventi dedicati a Kentridge; e ovviamente l’associazione Tevereterno che, con la sua direttrice artistica Kristin Jones, ha ideato il progetto nell’ambito dell’iniziativa dedicata alla valorizzazione di “Piazza Tevere”. E non per ultimo il MACRO e la mostra in corso che presenta i carboncini preparatori dell’opera per Roma ed il lavoro che ha impegnato la vita dell’artista negli ultimi anni. Con il finanziamento economico delle tre gallerie dell’artista, Lia Rumma, Marian Goodman Gallery USA e Goodman Gallery Sud Africa, nonché il supporto di moltissimi volontari che hanno sposato il progetto in una ripetizione della storia dove si evidenzia la difficoltà delle istituzioni di farsi carico di progetti artistici che portano ricchezza e di come la collaborazione tra privati diventa spesso l’unica possibilità di concludere interventi come questi.
Mi piace chiudere con le parole dello stesso artista che ci ha ripetuto più volte “La mia speranza è che, mentre le persone si troveranno a camminare lungo questi 500 metri, possano riconoscere immagini di una storia sia familiare ma anche reinterpretata. E questo rifletterà la maniera complessa nella quale la città si rappresenta. Cercando il senso della storia a partire dai suoi frammenti, troviamo un trionfo in una sconfitta e una sconfitta in un trionfo.”
L'APPROFONDIMENTO DI IOSÈ MARIA TARALLO:
TRIUMPHS and LAMENTS
Piazza Tevere e l'Opera di William Kentridge
Scendendo dai gradini del quattrocento del Ponte Sisto, dalla parte di Piazza Trilussa, ci si stacca lentamente dai rumori del caos e del traffico urbano della città e si entra in una sorta di Magia. A crearla non è solo la bellezza dello scorrere del fiume Tevere, con la vegetazione che vi si specchia e i muraglioni monumentali anneriti dal tempo. Ma è l'idea di essere dentro una PIAZZA, un luogo di incontro e di scambio dove accadono delle cose, dove anche l'Arte ne entra a far parte e diventa strumento di aggregazione e di riflessione.
PIAZZA TEVERE è il nome con il quale l'artista Kristin Jones, fondatrice dell'associazione Tevereterno, nel 2004 ha battezzato questo tratto di fiume che va da Ponte Sisto a Ponte Mazzini, immaginandolo che un giorno potesse diventare 'uno dei maggiori luoghi per l'arte contemporanea nella città', una grande Galleria a cielo aperto, dove poter realizzare delle 'Opere' pensate per il luogo, portare l'Arte a disposizione di tutti, restituire alla città la bellezza e la centralità del Fiume. Grazie all'impegno di Tevereterno di questi anni, Piazza Tevere diventa oggi quel 'parco vitale', 'centro culturale nel cuore della città' tanto sognato. Protagonista della realizzazione di uno dei più grandi eventi di Arte Contemporanea , negli ultimi due mesi, l'abbiamo vista trasformarsi :
-in una Bottega d'Arte impegnata nella realizzazione di un FREGIO dalle dimensioni colossali.
-in un Museo d'Arte, sotto un cielo di stelle, dove ad oggi si passeggia accompagnati da una processione di FIGURE che attivano stupore, ricordi e riflessioni, curiosità e immaginazioni
-e infine, nei giorni del 21 e 22 aprile, in un Palcoscenico Teatrale all'interno del quale le grandi Figure Ombra come in una magia hanno preso vita e sui ritmi di una musica creata ad hoc dal compositore Philip Miller, si sono mescolate a perfomer, solisti e musicisti di fama internazionale diventando Ombre Danzanti. Due Processioni di ombre e performer, due Bande Musicali di musicisti e solisti. Una che parte dal lato sinistro del Fregio a rappresentare i TRIONFI, "con le sonorità degli ottoni che rimandano alle buccine dei conquistatori romani", l'altra che parte dal lato destro a rappresentare i LAMENTI, "con le note gravi di una marcia funebre che scandiscono un ritmo elementare e inesorabile". Sotto le Ombre ingigantite proiettate sullo sfondo del Fregio, hanno avanzato per incontrarsi al centro della banchina in un confronto-incontro-scontro, fatto di voci e grida, per arrivare, nella ricerca di un linguaggio comune, ad una fusione e sotto i versi di Rilke "Questa è la nostalgia: vivere nella piena e non avere patria dentro al tempo" che hanno segnato il momento culminante, tornare a separarsi, riprendere il proprio canto e la propria danza, allontanarsi e dirigersi verso la propria sorte.
Un grande evento teatrale di arte figurativa e arte musicale, che ha visto la partecipazione di centinaia di cittadini, accorsi per inaugurare il grande Fregio e assistere, dalla sponda opposta del fiume, ad uno degli spettacoli più suggestivi e magnetici della storia dell'Arte Contemporanea.
Artefice di questo grande progetto è William Kentridge, artista sudafricano di fama internazionale, raffinato disegnatore, scultore, scenografo, regista di teatro e lirica, famoso per la sua capacità di utilizzare materiali diversi e per la sua arte che unisce politica, poesia e riflessione. TRIUMPHS and LAMENTS è il nome della sua Opera. Un dono che William Kentridge offre alla città di Roma, alla sua cultura e alla sua storia, nell'anno del Giubileo della Misericordia, nel giorno del Natale di Roma.
Protagonista principale dell'Opera è il FREGIO
Una processione di Ombre Nere che si srotolano per una lunghezza di 450 metri. Dove il nero delle Figure è lo stesso nero presente nei muraglioni, creato dallo smog e da una patina biologica accumulatasi nel travertino nel corso degli anni. Le figure sono state ricavate attraverso una tecnica di 'pulitura selettiva' con l'utilizzo di grandi stencil creati in ampia scala sui disegni di Kentridge. Una tecnica già collaudata nel 2005 da Kristin Jones per la realizzazione delle sue Lupe, che si possono ancora ammirare sul lato opposto del muraglione. Tutto il Fregio rappresenta una lunghissima processione di Simboli e Personaggi che raccontano della storia di Roma “senza ordine cronologico così che ognuno guardando queste tracce può ricollegare ciascuna immagine ad un evento o ad una storia che gli è più o meno familiare”.
PROTAGONISTA principale della Performance è la Musica
La MUSICA di Triumphs and Laments è una musica 'di esodo, di tragedia, di speranza'. Una 'marcia dolente' che "nel suo incedere ha raccolto tutte le migrazioni di ieri e di oggi. Dai disperati che si trascinano verso l’Europa, a chi si sente esiliato nella propria città, da Babilonia a Lampedusa fino ai sorci di Roma". Una Musica, che abbraccia la musica di strada, vecchi repertori musicali, voci provenienti dal passato e dal presente; che incorpora suoni tradizionali del Sud Italia, musiche dalle sonorità etniche, canzoni e canti provenienti da confini extra europei; che ingloba strumenti differenti, dai suoni della kora africana alla trascinante zampogna italiana, alle forti percussioni; che unisce parole, da quelle del poeta Rainer Maria Rilke a quelle ritrovate sui graffiti dei muraglioni dove è stato realizzato il fregio.
Una musica creata da Kentridge in collaborazione con il compositore Philip Miller e il co-compositore Thuthuka Sibisi, che nasce da una approfondita ricerca sulla stratificazione di suoni e di repertori musicali susseguitisi nel corso degli anni. Una musica capace di rappresentare la tematica dei Trionfi e dei Lamenti, la loro stretta connessione fino alla perdita di confine, che li ha visti dialogare all'interno di una processione performativa, ideata dallo stesso Kentridge, dove Ombre e Musica hanno viaggiato sempre vicini, uno accanto all'altro .
"Non è solo il lavoro con le immagini del passato a poter essere immaginato" W. Kentridge
Info:
Artista: William Kentridge
Compositore: Philip Miller
Direttore artistico: Kristin Jones