Tuomas Korkalo* debutta in Italia con la mostra Endless Visions, patrocinata dall’Ambasciata di Finlandia e sostenuta dall’Arts Promotion Centre Finland, National Council for the Visual Arts. Sarà esposta dal 24 maggio al 12 giugno, presso la galleria Spazio Faro, sita a Roma in via Perugia 24 (vedi mappa sotto). Lo Spazio Faro è curato da Fabio Matthew Lanna, creatore del magazine digitale Urban Mirrors.
Visitando l’esposizione siamo colpiti da forme geometriche che si intersecano, emergono dallo spazio, si proiettano verso l’osservatore in un gioco di prospettive. Figure solide che si appaiano con figure piane, si mescolano e creano uno spazio impossibile. Le ispirazioni suprematiste e bauhasiane si rielaborano in uno stile immediato e diretto, mentre i colori netti e palpabili suggeriscono una spontaneità talvolta quasi infantile. Cubi, esaedri, parallelepipedi, cerchi, sfere, fluttuano nel vuoto e lasciano immaginare un movimento che li sposti in diverse combinazioni o che addirittura li trasporti oltre la tela.
Queste figure non appaiono indifferenti l’una all’altra, sembra ci sia un legame, si conoscano, si raccontino storie, lavorino congiuntamente per portare a termine qualche compito comune, come ingranaggi di un bestiale macchinario sovietico, oppure di una delle fantasiose macchine inutili di Munari. Oltre all’acquerello e ai colori acrilici, spesso viene utilizzato l’inchiostro sumi, tipicamente usato in Oriente per la calligrafia, adatto alla creazione di forme pure e minimali.
Poniamo alcune domande a Tuomas Korkalo, per conoscere meglio lui e la sua opera…
Paola Brigaglia: Quando hai capito che volevi fare l’artista?
Tuomas Korkalo: Mi è sempre piaciuto, fin da piccolo, guardare immagini e disegnare. Forse l’idea di diventare artista ha iniziato ad affascinarmi durante l’adolescenza. All’inizio non sapevo come realizzare questo sogno. È stato a vent’anni che ho cominciato a lavorarci e a individuare una direzione. Ho iniziato a frequentare una scuola d’arte relativamente tardi, a 26 anni, ed è stato probabilmente un bene: avevo già potuto sperimentare in precedenza diverse cose e ho tratto dalla scuola più di quanto avrei fatto da più giovane.
P.B.: A tuo modo di vedere l’arte che funzione ha? Può e deve avere un’influenza sul mondo circostante?
T.K.: Sul significato dell’arte è stato riflettuto per ere. Si sono definiti dei criteri grazie ai quali si può stabilire se un oggetto a un certo punto cessi di essere un semplice oggetto e possa venire considerato arte. Ma in quale punto avviene questo spostamento? Oltre a considerare se guardare un dipinto procuri o meno del piacere, per me è importante che un’opera provochi delle reazioni nello spettatore, lo faccia fermare, lo induca a pensare. Negli ultimi tempi ho riflettuto soltanto sull’interazione di forme e colori. La mia arte di questo periodo non vuole dichiarare niente in particolare, ma dà spazio alla contemplazione, all’immersione nel quadro da parte di chi guarda. Nel mio lavoro ricerco l’equilibrio e il dialogo, ma voglio anche mantenere la possibilità dell’errore, della rottura dell’armonia, che destabilizza e crea tensione. Rende anche il dipinto più umano. Un robot potrebbe benissimo essere programmato per creare arte geometrica e astratta, ma come programmare un robot affinché commetta un errore casuale ma anche significativo? Non considero l’opera d’arte una semplice decorazione che dia gioia, bensì un mezzo che realmente abbia un’influenza sul mondo circostante, in un modo o nell’altro.
P.B.: Come mai il Bauhaus e le avanguardie russe ti ispirano particolarmente e che cosa possono dire e dare 100 anni dopo?
T.K.: La mia infatuazione per l’arte astratta e le avanguardie è avvenuta quando ho visto per la prima volta il quadrato nero di Kazimir MaleviÄ. Questo dipinto rappresentava nella sua essenza la forma più semplice e il contrasto più puro. Per MaleviÄ il processo di creazione di un dipinto doveva essere un’esperienza spirituale, svincolata da qualsiasi altro significato. Sviluppò il suprematismo agli inizi del Novecento e lo dichiarò morto nel 1922. Nel suprematismo l’unico fine era l’arte in se stessa. Il suprematismo era per MaleviÄ quasi una religione. Per me è stato uno stimolo per riflettere sui limiti della pittura e su quanto ancora la pittura dovrà essere definita tale. Più tardi hanno prevalso la teoria del colore e il Bauhaus, le forme e i colori come gioco e soluzione dei problemi. Il processo del dipingere è per me, in questo momento, molto piacevole. Non voglio “inventare” il suprematismo per la seconda volta, ma omaggiare il periodo della storia dell’arte più strano e giocare con i colori e le forme. Una forma ha bisogno di altre forme e un colore di altri colori. L’equilibrio va ricercato e poi un po’ destabilizzato. Bisogna conoscere le teorie e le regole, in modo da poterle poi infrangere nel proprio lavoro.
P.B.: Perché la tua mostra si chiama Endless Visions? Come nasce il nome?
T.K.: Il nome è stato scelto dal gallerista Fabio Matthew Lanna, curatore della mostra. L’idea di questa esposizione gli è venuta quando ci siamo incontrati a Londra a gennaio, in occasione della fiera d’arte Artrooms London 2019. Forse in questo nome sono riassunti il carattere dei dipinti e le possibilità di interpretarli.
P.B.: Che cosa ti ha colpito di più visitando Roma?
T.K.: Finora in cima alle mie città preferite c’era Berlino, dove ho passato tanto tempo, ma dopo questo viaggio Roma l’ha scavalcata e si è posizionata al primo posto. Ho abitato inizialmente al Pigneto, che con la sua “ruvidezza” mi ha ricordato Berlino. Poi ho potuto trasferirmi in una zona completamente diversa, nell’appartamento per gli ospiti dell’Ambasciata di Finlandia. Mi ha particolarmente colpito quanto Roma sia multisfaccettata e il fatto che passeggiando e vagando in giro per la città, ci si imbatta all’improvviso in cose antiche di migliaia di anni. La presenza della storia è affascinante. Inoltre la conoscenza da vicino dei dipinti di Caravaggio è stata un’esperienza meravigliosa. È stato fantastico ammirare le tracce del suo pennello e la sua calligrafia. È davvero incredibile poter vedere così da vicino le opere di un tale maestro. Il cibo, poi, è eccezionale e la città è cordiale e alla mano. Non vorrei ancora partire, ma con Fabio abbiamo cominciato già a progettare la prossima mostra, quindi tornerò di nuovo a Roma!
Intervista in finlandese / Haastattelu suomeksi:
Paola Brigaglia: Milloin ymmärsit, että haluat olla taiteilija?
Tuomas Korkalo: Olen tykännyt katsella kuvia ja piirtää piirtää pienestä pitäen. Ehkä haave kuvataiteilijuudesta ammattina alkoi kiehtomaan minua teini-ikäisenä. En vain alkuun oikein tiennyt kuinka toteuttaa tämä ajatus. Vasta parikymppisenä aloin työstämään haavetta pitemmälle ja työskentelemään intensiivisemmin ja hakemaan suuntaa. Taidekouluun menin verrattain myöhään vasta 26 vuotiaana, joka oli luultavasti omalle kohdalle hyvä ratkaisu. Olin ehtinyt kokeilla eri juttuja ennen sitä ja sain varmasti enemmän irti taidekoulutuksesta kuin nuorempana olisin saanut.
P.B.: Mikä on sinun mielestäsi taiteen tarkoitus? Voiko se ja pitääkö sen vaikuttaa ympäröivään maailmaan?
T.K.: Taiteen tarkoitusta on varmasti iät ja ajat mietitty. On määritelty kriteeristöjä jotka täyttämällä asia tai esine muuttuu tai voidaan määritellä taiteeksi. Missä se taiteeksi muuttuminen sitten tapahtuu. Mielestäni jos unohdetaan esimerkiksi se että tuottaako maalauksen katsominen mielihyvää, -minusta on tärkeää että teos aiheuttaa jotain, pysäyttää, pistää katsojan miettimään. Viime aikoina olen pohtinut paljon pelkästään muotojen ja värien vuorovaikutusta. Minun tämän hetkinen taide ei julista välttämättä mitään, mutta antaa tilaa katsojan kontemplaatiolle eli syventymiselle ja maalauksen katsomiselle. Haen töissäni tasapainoa ja vuoropuhelua, mutta haluan säilyttää siellä virheen mahdollisuuden, mahdollisuuden rikkoa harmoniaa, joka horjuttaa balanssia ja luo sitä kautta jännitettä. Se tekee maalauksesta myös jollakin tasolla inhimillisemmän. Robotin voisi hyvin ohjelmoida tekemään geometrista ja abstraktia taidetta tietyillä ehdoilla, mutta kuinka ohjelmoida robotin tekemään virhe sillä tavalla että se virhe on sattumanvarainen mutta tarkoituksenmukainen. En pidä taideteosta pelkkänä koristeena joka tuottaa iloa, vaan välineenä joka oikeasti vaikuttaa ympäröivään maailmaan tavalla taikka toisella.
P.B.: Mikä sinua kiehtoo Bauhausissa ja venäläisessä avantgardessa? Mitä nämä voivat vielä sanoa ja antaa 100 vuoden jälkeen?
T.K.: Oma hullaantuminen abstraktiin taiteeseen ja avantgardeen tapahtui kun näin Kazimir Malevitsin mustan neliön ensimmäistä kertaa, tämä maalaus edusti olemuksellaan yksinkertaisinta muotoa ja puhtainta kontrastia. Maalauksen tekoprosessin tuli Malevichin mukaan olla hengellinen kokemus ja vapaa kaikista merkityksistä. Malevits kehitti suprematismin 1900-luvun alussa ja julisti sen kuolleeksi 1922. Suprematismissa ainoa tarkoitus oli taide itsessään, suprematismi oli malevitsille melkein kuin uskonto. Tämä oli itselleni haaste alkaa miettimään maalauksen rajoja, ja sitä kuinka kauan maalaus on määriteltävissä vielä maalaukseksi. Myöhemmin väriteoriat ja Bauhaus, muodot ja värit ihan leikkinä ja ongelmanratkaisuna vei voiton. Maalausprosessi on itselleni todella nautinnollinen tällä hetkellä. En halua keksiä suprematismia uudelleen vaan kunnioittaa taidehistorian oudointa aikaa ja leikkiä väreillä ja muodoilla. Muoto kaipaa toista muotoa ja väri toista väriä. Tasapainoa pitää hakea kunnes sitä hieman pitää horjuttaa, tuntea hieman teorioita ja sääntöjä joita voi sitten omaasa työssään rikkoa.
P.B.: Miksi näyttelyn nimi on Endless Visions? Miten nimi syntyi?
T.K.: Näyttelyn nimi on näyttelyn kuraattorin ja galleristin Fabio Matthew Lannan käsialaa. Uskon että ajatus tästä näyttelystä syntyi hänellä kun tapasimme Lontoossa tammikuussa Artrooms London 2019 taidemessuilla. Ehkä maalausten luonne ja tulkintojen mahdollisuus tulee kiteytetyksi tässä näyttelyn nimessä.
P.B.: Mikä sinua kiinnosti eniten Roomassa?
T.K.: Tähän asti lempparikaupunkieni kärkipäässä on ollut Berliini, missä olen viettänyt paljon aikaa, mutta nyt tämän reissun jälkeen Rooma nousi Berliinin rinnalle kärkikastiin. Asuin alkuun Pigneton alueella, joka rosoisuudellaan muistutti minua berliinistä. Nyttemmin olen saanut asua ihan toisen tyyppisellä alueella suomen suurlähetystän vierasasunnossa. Minua kiinnosti eniten roomassa monipuolisuus ja se, että flaneeratessa tai kuljeskellessa ympäri kaupunkia saattoi yhtäkkiä törmätä johonkin tuhansia vuosia vanhaan asiaan. Historian läsnäolo on kiehtovaa. Lisäksi Caravaggion maalauksiin tutustuminen lähemmin oli kyllä mahtava kokemus. Oli ihana katsella Caravaggion siveltimen jälkeä ja käsialaa, se on uskomatonta nähdä niin läheltä sellaisen mestarin maalauksia. Ja ruoka, ruoka oli aivan äärimmäisen hyvää ja kaupunki oli jotenkin helposti lähestyttävä. En malttaisi lähteä vielä pois, mutta Fabion kanssa olemme alkaneet suunnitella seuraavaa näyttelyä, joten Roomaan tulen palaamaan vielä!
Foto di Fabio Matthew Lanna.
(*) Chi è Tuomas Korkalo
Tuomas Korkalo è nato a Rovaniemi nel 1978. Si è diplomato alla Scuola d’arte di Imatra nel 2008 e adesso risiede di nuovo a Rovaniemi. Nel suo lavoro utilizza molte tecniche diverse, spaziando dal disegno alla pittura, dalle installazioni all’arte ambientale. A partire dal 2000 ha esposto in molte mostre individuali e collettive, sia in Finlandia che all’estero. È membro dell’Unione dei Pittori Finlandesi (Taidemaalariliitto) e dell’Associazione degli Artisti Lapponi (Lapin Taiteilijaseura). Ha anche curato mostre in diverse sedi, tra cui la Lapponica-Sali di Rovaniemi, il Museo Aine di Tornio e il Museo d’Arte di Petrozavodsk in Russia (in Carelia).