TRANSIZIONI E PASSAGGI@Spazio Cerere: uno sguardo multisfaccettato sull’arte finlandese

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Dal 23 al 26 marzo è stata ospitata presso lo Spazio Cerere la mostra TRANSIZIONI E PASSAGGI, curata da Hanna Laakso, Krista Mikkola e Riikka Vainio, nella quale sono state esposte le opere di sei artisti finlandesi.

Nei dipinti di Hannu Palosuo, nato a Helsinki nel 1966, ma residente a Roma dal 1989, centrale è il tema della memoria. In quattro dei lavori esposti, che recano il nome collettivo di What I’ve Seen With Your Eyes (2018), le linee che si intersecano nei riquadri di carta, incollati su tela, sono le eccedenze della pittura usata per realizzare altre tele, debordata dal dipinto originario sul materiale sottostante, esposto come traccia, allusione, memoria del primo. Un’ombra del dipinto originario, principale, legittimo, che assurge a opera essa stessa, che diventa altrettanto protagonista, non meno degna di attenzione dell’altra, in questo caso addirittura assente (ma forse per questo ancora più presente come ricordo). La memoria fa la sua impalpabile comparsa anche nel quinto lavoro esposto, Throughout A Looking Glass (2015), dove l’ombra di un giovane intento a calciare un pallone si staglia al di là del bimbo di spalle ritratto in primo piano. Forse è l’immagine di un giocatore visto in tv, forse è suo fratello, forse un suo modello o una sua speranza. Entrambi comunque sono accomunati dal colore grigio-azzurro che (se non fosse per la diversa intensità utilizzata) li confonde in un’unica nebbia, un tutt’uno di presenza e desiderio, come se il secondo non fosse meno reale della prima.

I lavori di Sasha Huber riflettono le diverse radici culturali che caratterizzano l’artista: figlia di madre haitiana e di padre svizzero, nata a Zurigo e trasferitasi in Finlandia nel 2002, i suoi interessi si sono concentrati, fin da subito, sulle tematiche inerenti alla storia del colonialismo, con le sue ingiustizie, e al postcolonialismo. La videoinstallazione Haïti Chérie (2010-11) è un’opera struggente, realizzata successivamente al terremoto che colpì tragicamente Haiti il 12 gennaio del 2010. Nel video compare una persona (l’artista stessa), vestita di una tuta blu e rossa in omaggio ai colori della bandiera haitiana, che, sola, cammina su una immensa distesa di neve, mentre una lieve musica dagli accenti un po’ malinconici, accompagna il suo lento incedere. La protagonista, vista da lontano, in modo da sembrare un essere umano qualsiasi, senza specificità di età o di sesso, si sdraia sul suolo e fa il “lumienkeli” (“l’angelo di neve”), ovvero da supina apre e chiude, trascinandole nella neve, le braccia e le gambe, lasciandovi impressa la forma come di un angelo. La figura, che dopo questo gesto rimane lì immobile, ormai esanime, si sdoppia e da questa si alza un clone che compie la stessa azione, a sua volta risdoppiandosi, e così tante altre volte per tutto il resto della durata del video. Tramite questi pochi lenti, ipnotici, gesti ripetuti, si percepisce tutto l’impotente e sommesso dolore, colmo di affetto verso quella terra distrutta, le cui vittime superarono le duecentomila unità.

Sophia Ehrnrooth si focalizza, nel suo lavoro, sul sogno di molti adolescenti di diventare un giorno dei campioni della Champions League. Nelle due videoinstallazioni presenti allo Spazio Cerere, due di un insieme di quattro, dal titolo 879 Heroes by Heart (2015-17), due giovani, intorno ai dodici anni, ripetono a memoria, come un mantra, tutti i nomi dei campioni di calcio che riescono a ricordare. In modo automatico, robotico, quasi in trance, i ragazzi elencano questi nomi, arrivando l’uno fino a 300 e l’altro fino a 200, come si trattasse di un linguaggio segreto e sacro, come se fossero formule magiche che promettessero l’accesso a un altro mondo: il mondo del successo, della fama, del poter diventare, un giorno, un eroe invincibile, quasi un semidio, contornato da tutti gli status symbol che testimoniano il proprio avvenuto ingresso nell’Olimpo delle star internazionali. In questi lavori viene immortalata quella fase, breve ma estremamente intensa, in cui nella vita di un individuo ogni possibilità è ancora aperta e l’avverarsi di un sogno come questo appare ancora perfettamente realizzabile. I loro occhi concentrati, seri, determinati, proiettati altrove, rimandano a quell’ipnosi collettiva suscitata dal gioco del calcio, che sta superando, come attrattiva nei ragazzi finlandesi, perfino l’hockey su ghiaccio.

Al centro della sala, troviamo la scultura in vetroresina Sleeping Beauty (2015) di Katja Tukiainen: una ragazza dalle fattezze un po’ manga, con una grossa testa e i capelli rosa, giace su una cassapanca rosa in cui c’è una fessura per lasciarle dei messaggi, come fosse una santa a cui si possano chiedere delle grazie. Indossa un vestito da sposa con su ricamata la scritta “Peace”, le sue scarpette sono rosse, come quelle di Dorothy del Mago di Oz, e i suoi calzini bianchi e rossi come i bastoncini di zucchero natalizi. Oltre a questa scultura sono presenti cinque dipinti (2018) dell’artista, in cui compare Mademoiselle Good Heavens, personaggio ricorrente nelle sue opere. L’interesse principale di Katja Tukiainen verte sul femminile, interpretato in una chiave “cute”, “kawaii”, vicina all’estetica del surrealismo pop, dove il colore rosa in tutte le sue gradazioni è assolutamente preponderante: «il rosa» ci spiega Katja Tukiainen «non stanca mai, perché le sue sfumature sono talmente tante, che con questo colore si possono esprimere le emozioni più diverse, dalle più tenere alle più aggressive». Sotto la superficie di questo mondo da “cartoon”, si celano gli aspetti più dolorosi dell’universo femminile. La sottile patina di apparente allegria che sembra fare da leit-motiv alle opere esposte, dà l’impressione di un vuoto sottostante, colmo di sofferenza, solo a malapena coperto da queste forme infantili esasperate, isteriche e g rottesche.

Su un lato della sala troviamo la videoinstallazione Finlandia – National Landscapes (2008) di Rosa Liksom, nota artista e autrice di romanzi, tradotti anche in italiano. In un piccolo schermo si susseguono suggestive immagini di paesaggi tipicamente finnici (boschi, laghi, terreni innevati), nei quali, accompagnate da una musica tenue e dal suono del vento, si aggirano delle enigmatiche figure in burqa. Il colore azzurro acceso delle stoffe spicca in modo, al contempo, accattivante e inquietante sugli sfondi naturali retrostanti, andando a inserirvisi sia in modo armonico, sia come corpi estranei. Il loro blu, ripreso più volte a contrasto col bianco del manto nevoso, non può che evocare i colori della bandiera finlandese, mostrando tutta la problematicità delle sfide del multiculturalismo.

Le sei opere di Nanna Susi, di cui cinque grandi dipinte su tela e seta (2017) e una molto piccola dipinta su un tubetto di vernice aperto (2018), sembrano esprimere uno sguardo trasognato, il lontano ricordo di scorci brumosi, forse visti di sfuggita dal finestrino di un treno, forse attraversati da pioggia o da venti forti. L’assenza di cornice dona ai dipinti un senso di agilità, di libertà, di spontaneità, coerenti con il loro carattere fortemente emotivo. Il tocco dell’artista può ricordare una sensibilità di stampo espressionista e crea un curioso contrasto con le parti in seta applicate alle tele: questo materiale prezioso, elegante, che evoca un’idea di delicatezza ma è anche molto resistente, si inserisce nel dipinto come un’allusione a qualcosa di nuovo, come un presagio che irrompe sulla scena, creando un incontro tra il vecchio, il noto, il già consolidato e ignote possibilità future.

La mostra TRANSIZIONI E PASSAGGI rappresenta il passaggio di sei artisti finlandesi in Italia che, stazionando più o meno a lungo nel nostro paese, permettono allo spettatore di trarre spunti nuovi, generando quindi una transizione verso un punto di vista altro rispetto a quello solito. Ma anche il passaggio di tanti spettatori di fronte a queste opere può a sua volta far nascere una transizione per gli artisti stessi che si mettono in gioco in questo incontro collettivo tra culture. 

 

Info:

TRANSIZIONI E PASSAGGI In mostra le opere degli artisti:
SOPHIA EHRNROOTH
SASHA HUBER
ROSA LIKSOM
HANNU PALOSUO
NANNA SUSI
KATJA TUKIAINEN

Da Venerdì 23 a lunedì 26 marzo, ore 12-18
Spazio Cerere, presso Pastificio Cerere, Via degli Ausoni 3, Roma.

La mostra TRANSIZIONI E PASSAGGI è organizzata da: ArsMondo, Finland Society, Bjcem, Ass. culturale Lumi, con il patrocinio di Fondazione Pastificio Cerere, in collaborazione con l’Ambasciata di Finlandia e Casale del Giglio.

Foto credit:
Foto copertina: Katja Tukiainen 2018 Dietro ogni grande RAGAZZA…GAZZA
Foto 2: Sasha Huber  Haïti Chérie (2010-11)  foto di Giorgio Benni
Foto 1-3: Allestimento mostra con al centro Katja Tukiainen Sleeping Beauty (2015) foto  di Giorgio Benni

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