Una lunga attesa durata otto anni, che avevano reso Roma orfana della Kermesse sull’arte contemporanea, giunge al termine con la XVI edizione della Quadriennale 16. “Altri Tempi, Altri Miti”, da un’espressione presa in prestito dallo scrittore Pier Vittorio Tondelli. Undici giovani curatori, 99 artisti, dieci sezioni e 150 opere di questa Quadriennale, tentano di parlarci del messaggio dell’arte in un’esposizione che guarda in maniera preponderante alle nuove tecnologie, spesso come uniche forme di comunicazione, particolarmente ricca di performance.
La sala circolare del Palazzo del primo piano diventa il fulcro da cui parte l’esposizione, in cui lo spettatore, assoluto protagonista, decide qualche percorso seguire, spesso guidato dall’istinto o dai rumori che provengono dalle installazioni. Perché mai come in questo caso la partecipazione del visitatore è parte delle stesse performance degli artisti, in uno scambio di prestazioni per rendere le opere realmente in relazione con noi.
Le dieci sezioni sono curate da undici giovani e affermati curatori italiani, talentuosi e perspicaci nella loro ricerca che a volte possono rubare la scena agli artisti in mostra senza però dimenticare che in fondo l’arte contemporanea è basata sulla comunicazione e loro diventano l’ultimo tassello per finire le performance.
Spaziano da temi di attualità come il digitale, il rapporto tra città-natura e centro-periferie, il valore della democrazia ad ambiti d’indagine più intimistici; le prime sezioni che girano intorno alla rotonda sono più fruibili per lo spazio ampio che le accoglie, mentre andando avanti e addentrandosi nelle sale posteriori lo spazio pecca di fluidità tendendone a sacrificarne la visione.
In una varietà per numero e stili di artisti si sentono voci soavi e intonate come alcuni temi fuori luogo o che prendono strade semplicemente poche definite, assolutamente specchio dell’arte contemporanea.
"Listing Si Machina Senise" realizzata nel 2012 dall'artista Michele Sprangherò (Gorizia 1979) presente nella sezione Periferiche curata da Denis Viva sembrerebbero delle semplici assi di legno accatastate in un ordine presumibilmente preciso: avvicinando l’orecchio, un sistema audio in loop le fa vibrare e suonare lievemente nel messaggio artistico che ci viene chiesto di riconoscere. Progetto quello di Periferiche dedicate a quegli artisti che hanno deciso di lavorare in periferia, come volontà di allontanarsi dalle centralità delle scelte altrui in un meccanismo di selezione personale, non per demonizzarle ma di prenderle ed elaborarle in una visione personale in cui l’unica centralità è quella dell’opera.
Tra le sezioni, menzione d’onore va a De Rerum Rurale di Matteo Lucchetti; un nutrito gruppo di artisti selezionati da un curatore particolarmente attento, che hanno scelto la ruralità non solo come concetto evocativo, quanto nell’idea dello sfruttamento delle ricorse e delle persone.
Centralità di racconti d’immigrazione presenti e passati, di isolamento e diffidenza del "diverso", che da sempre sono da soggetto nel nostro paese; tra tutti l’incredibile lavoro fotografico di Moira Ricci.
Cyphoria di Domenico Quaranta che più di tutte le sezioni analizza, studia e pone in essere il filo che torna prepotente nel maggior numero di opere in mostra: l’intromissione dei media digitali nei diversi aspetti della vita e la loro ormai esclusività come mezzo di comunicazione; gli schermi rovesciati o sottosopra di Eva e Franco Mattes.
La sezione Lo stato delle cose di Maria Papini che nell'arco della Quadriennale alternerà sette mostre e sette eventi in una staffetta di opere di artisti dalla poetica molto diversa, che si prefigge l’opportunità di approfondire ed entrare nel mondo del loro lavoro non solo nello spazio limitato e ristretto di una mostra.
È inaugurata con il video di Adelita Husny-Bey, italiana residente a New York, e racconta del dolore e della sconfitta. “Il film girato a San Francisco parla della vita di alcuni adolescenti sportivi professionisti la cui carriera è stata stroncata da un infortunio ed è una riflessione sulla smodata competitività negli Usa e l'accettazione della sconfitta".
Tra tutte le forme di arte, la pittura è quella in concreto assente se non per poche eccezioni, e la forza di questa Quadriennale è indubbiamente la presenza umana sia come performer sia come spettatore. L'arte e le opere diventano teatrali con i loro esecutori che partecipano, sussurrano nelle orecchie storie, “entrano” immobili e mimetici nelle installazioni, o in evoluzione continua delle stesse, diventando parte integrante delle opere.
La sala centrale da cui tutto parte diventa un palcoscenico su cui si alterneranno le varie “rappresentazioni”, inaugurate da Ninetto Davoli in persona in un’estemporanea performance di Marcello Maloberti, vestito da gran sera che distribuisce strette di mano e abbracci ai visitatori in Bacia mano.
Molte opere da scoprire, molti di punti di vista, che sono la forza ma può far scricchiolare questa Quadriennale, dove in alcune sale sembra il curatore il protagonista e si fatica a trovare l'artista.
Il tutto è reso difficile da una disposizione spesso inutilmente complicata delle didascalie e uno spazio che troppo spesso mortifica gli artisti in un effetto generale che man mano che si va nel profondo delle sale ricalca troppo un effetto “fiera d’arte”.
Foto credit:
Foto 1- Mara Oscar Cassiani Eden, 2015-2016, immagine promozionale Performance, installazione Courtesy dell’artista e Centrale Fies Art Work Space
Foto 2- Michele Spanghero Listening Is Making Sense, 2012, veduta d’installazione, Palinsesti. Scatole sonore, Ex Essiccatoio Bozzoli, San Vito al Tagliamento, 2012 Scultura sonora, travi di legno, sistema audio, 63' loop Dimensioni ambientali Courtesy dell’artista Foto di Alessandro Ruzzier
Foto 3- Moira Ricci Da buio a buio. La Bambina cinghiale, 2009 Bambina cinghiale adolescente, senza data, fotografia concessa in prestito dal signor Renato Ruvidi, località Sant’Andrea, Magliano in Toscana, cornice non originale Tecnica mista Dimensioni variabili Courtesy dell’artista e Laveronica arte contemporanea, Modica
Foto 4- Adelita Husni-Bey After the Finish Line, 2015, still Video 4K, colore, sonoro, 12'39'' Courtesy dell’artista, Laveronica arte contemporanea, Modica e Kadist Foundation
info:
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
Via Nazionale, 194 Roma
domenica, martedì, mercoledì e giovedì dalle 10.00 alle 20.00
venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.00
intero € 10,00 ridotto € 8,00
ridotto stampa € 6,00
bambini fino a 6 anni gratuito
ragazzi dai 7 ai 18 anni € 4,00
speciale biglietto Open Quadriennale € 8,00
scuole € 4,00 (per studente)
gruppi (min 10 max 25 persone) € 4,00 a persona
studenti venerdì e sabato € 4,00 dalle 19.00 a chiusura
primo mercoledì del mesi gratuito per gli under 30 (dalle 14.00 a chiusura)