In una cornice suggestiva e significativa , nello splendido Complesso di Vicolo Valdina, abbiamo avuto il piacere di assistere ad un evento di grande intensità in una performance in cui il modo dell’arte , della scienza e della musica si sono uniti in un unico messaggio veicolante.
Il maestro Michele Cossyro scultore, pittore, ceramista e mosaicista, artista che ha alle spalle più di 40 anni di esperienza e importanti mostre come la Biennale di Venezia e le Quadriennali di Roma, dal 2000 ad oggi si dedica quasi esclusivamente alla scultura con installazioni a parete e collocazioni che rendono le sue opere parte integrante dello spazio in cui sono collocate e pensate.
In questa ricerca si fonde la sua passione personale per il mondo scientifico e in particolar modo per quello che concerne lo studio dello spazio inteso come universo, in cui i Buchi Neri sono vissuti come uno spazio immaginario dove confluire le personali energie, in questo caso artistiche; essi diventano una proiezione dei nostri sentimenti, delle nostre attitudini e velleità e se chi, soprattutto nel mondo scientifico passato, vedeva i buchi neri come simbolo di distruzione, di fine di un’era, in questo caso diventano simbolo di un processo di continuità tra la distruzione e la creazione. E allora ecco figurare i BLACK HOLES come delle sculture piene di vita, dove oltre al colore nero (della pietra lavica) e del blu (radici di lapislazzuli e pietre di Murano) simbolicamente riconosciute come i colori dello spazio, esplodono i verdi, i rosa e i gialli pieni, a far luce sulla onirica convinzione che al di là delle implosioni che li caratterizzano ci deve essere la nascita di una nuova forma di vita, di qualsiasi natura sia.
Lo spazio espositivo, di natura suggestiva ma anche particolarmente difficile ed esigente, è stata una sfida per il Maestro per poter fondere il mondo fantastico ed illusorio dello spazio con una prova tangibile ed antica di un’altra forma espressiva artistica. Questo ha reso le installazioni particolarmente pulite, a volte scarne, togliendo alcune caratteristiche essenziali riguardanti la giusta rifrazione della luce sulle opere per cogliere le sfaccettature che le tessere dei mosaici provocano dentro e intorno alle opere. Ma in modo nuovo e inaspettato si entra in una dimensione di congiunzione tra due mondi, antico e moderno, scienza ed arte. La padronanza della materia e dei materiali non viene scalfita in questa nuova collocazione, nulla riesce a togliere la vitalità e la luce che traspare dalle sculture come se fossero realmente frutto del processo creativo scientifico, una forza che fuoriesce dalle forme geometriche che seppur circoscritte sembrano non riescano ad essere intrappolate in una forma.
In questo frangente, connubio tra antico e moderno, Galileo e Einstein che storicamente si incontrano, la mostra è stata arricchita dalla esecuzione di un brano tratto da un’aria di Lakmè del 1880, dal maestro pianista, Alessandro d’Agostini e due voci, Soprano Donatella Iaia e Mezzosoprano Lisadora Valenza e per la prima volta la presentazione in prima assoluta del brano Echi tra lo Spazio e il Tempo per due voci , composto per l’occasione dal Maestro Emiliano Imondi; un brano incredibilmente moderno visione di quello che potremo immaginare e sentire muoversi un uno spazio irreale, trasposizione di sensazioni che prendono allo stomaco in un vortice, come il concetto cardine della mostra, di qualcosa che si distrugge dolorosamente per poi ricostruirsi e lasciare un senso di completezza.
info:
Michele Cossyro
dal 3 al 24 marzo, dalle 10 alle 18 (esclusi sabato e domenica)
Complesso di Vicolo Valdina (ingresso da Piazza Campo Marzio 42)
Curatore
Bruno Corà
Catalogo
"Black Holes", edizioni Kappabit