Intrecciare arte e spiritualità sembra un tema ormai da secoli superato, invece ci si accorge come il sacro può ancora essere un tema centrale nell’arte di oggi, il cui esito è un esperienza che fiorisce direttamente dall’anima dell’artista per a sua volta raggiungere quella degli altri che la contemplano. A porre questo quesito è il progetto espositivo della mostra, che pone a confronto due artisti contemporanei in due contesti museali diversi, creando un ponte in cui il visitatore, oltre che fruitore, può tornare ad essere di nuovo un pellegrino.
A creare un nuovo percorso espositivo è la mostra MANZU'. DIALOGHI SULLA SPIRITUALITA' CON LUCIO FONTANA visitabile in due contesti museali molto diversi: il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma e il Museo Giacomo Manzù a Ardea. Dal 8 Dicembre 2016 al 5 Marzo 2017 i due Musei saranno messi in relazione, grazie al Polo Museale del Lazio che ha ideato questo progetto espositivo interdipendente in cui si supera il subordinamento della periferia rispetto al centro, per proporre al pubblico percorsi nuovi e mettere in rete realtà diverse e valorizzare il territorio Laziale a trecentosessanta gradi.
Castel Sant’Angelo è uno dei luoghi più visitati della Capitale, con una storia secolare alle spalle in quanto è sorto come Mausoleo per l’imperatore Adriano, e in epoca tardo antica fu convertito in fortezza papale e dedicato all’Arcangelo Michele. Mentre nel Rinascimento furono realizzati gli appartamenti papali con sontuosi affreschi, e assunse sempre più l’aspetto di una fortezza, tanto da essere usato anche come carcere.
Il Museo Manzù, invece sorge sul centro pre-romano di Ardea, la città dove l’artista scelse di andare a vivere. L’edificio realizzato dall’architetto Tommaso Porn è circondato da un giardino con la tomba dell’artista e custodisce buona parte del suo universo artistico, fornendo al piccolo centro suburbano un occasione maggiore per essere visitato.
Dopo la seconda guerra mondiale e le atroci vicende catastrofiche legate agli accaduti di Auschwitz e l’esplosione atomica in Giappone l’arte si trovò chiusa in un silenzio, e subì un duro colpo come dice il filosofo Theodor W. Adorno “Scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie”.
Proprio in un epoca del genere due artisti molto diversi per vissuto e stile sentono reciprocamente il desiderio di avvicinarsi all’arte sacra, ma lo fanno in modi del tutto differenti.
Lo dimostrano le trentacinque opere di Manzù esposte a Castel Sant’Angelo, dove la prima sala è dedicata agli inizi della sua carriera artistica, ospita un ciclo di bassorilievi in bronzo, materiale da lui prediletto, che affrontano il tema della Crocifissione in chiave estremamente umanizzata, fino a risultare dissacrante per l’epoca, perché pose a fianco al Cristo morente un soldato del tempo e un cardinale. La morte di Gesù, infatti, viene usata da Manzù per denunciare le sofferenze subite sotto il regime fascista, e questo fu severamente criticato dalle autorità.
Al centro della sala spicca una scultura del David accovacciato con in mano il suo sasso pronto a lanciarlo a Golia, in cui ogni bellezza classica tipica delle rappresentazioni passate viene abbandonata, e ad emergere sono le vertebre e lo sguardo vissuto di un ragazzo che ha affrontato ogni tipo di atrocità, intensamente percepibile ruotandoci intorno.
Nelle altre sale sono esposte delle opere più tarde, che rivisitano il tema della Passione in delle grandi formelle, con una Maria Maddalena sconvolta da un dolore reale e umano.
Nella meravigliosa sala dell’Apollo, l’ambiente circostante e le opere si combinano senza prevalere l’uno sull’altro. Infatti, gli affreschi del cinquecento ispirati alle pitture pompeiane che ricoprono le pareti dalla sala, comunicano con “i grandi Cardinali” di Manzù, che si proiettano davanti a noi come degli antichi monoliti, non più carichi di umanità come nelle opere precedenti, ma colossi pieni di forza trascendentale. La figura e gli abiti imponenti dei Cardinali sono un pretesto dell’artista per creare delle forme astratte stilizzate, dando prova che l’arte può rappresentare “l’Invisibile”.
L’ultima sala è dedicata invece ai lavori delle porte per le chiese di San Pietro, di Salisburgo e di Rotterdam, di cui sono esposti i rispettivi bozzetti in bronzo. La “Porta della Morte” per San Pietro realizzata nel 1964, costituì uno dei punti d’arrivo nella carriera dell’artista, dove fonde lo spirito laico e la religiosità delle scene narrate con una semplicità del tutto umana. Oltre a costituire uno dei capolavori d’arte sacra contemporanea, fu un importante traguardo per l’artista essendogli commissionata dal Vaticano, e dimostra come ancora la Chiesa può rivestire il ruolo di Mecenate, e attraverso l’arte forse comprendere e avvicinarsi all’uomo contemporaneo.
Se il linguaggio di Manzù supera il piano bidimensionale nelle sue incisioni con figure abbozzate o slabbrate che annullano lo sfondo, il percorso espositivo delle trenta opere di Lucio Fontana dedicate all’arte sacra esposte al Museo Giacomo Manzù a Ardea, dimostra invece la sua libertà creativa, dove i colori e i diversi materiali si fondono in un linguaggio giocoso. Le ceramiche rappresentanti arlecchini e guerrieri a cavallo aizzanti, si mescolano a formelle raffiguranti Crocifissioni, anch’esse cariche di potenza materica che fuoriesce e si libera nello spazio, fatte di un istintività che le collega ai suoi “Tagli”. Le opere di Lucio Fontana sono allestite in mezzo a quelle appartenenti al museo di Manzù, in modo da creare un dialogo tra i due artisti.
L’intera mostra si pone l'obbiettivo di confrontare l’arte con il tema del sacro, in un epoca in cui dopo la guerra mondiale quest’argomento viene riattualizzato e si carica di nuova spiritualità, ponendo a confronto due artisti profondamente diversi per interrogarci sulla missione dell’arte e sulla creazione di linguaggi nuovi per trasmettere e vivere un esperienza interiore.
Info:
MANZU'. DIALOGHI SULLA SPIRITUALITA' CON LUCIO FONTANA
Dal 8 Dicembre 2016 al 5 Marzo 2017
Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma – Lungotevere Castello, 50
Tutti I giorni dalle 9 alle 19:30
Museo Giacomo Manzù a Ardea– Via Laurentina
Tutti i giorni dalle 9 alle 19:30
A cura di: Barbara Cinelli, Davide Colombo e i componenti del comitato scientifico
Organizzata da: Polo Museale del Lazio
Con il patrocinio di: Pontificio Consiglio della Cultura
In collaborazione con: Comune di Ardea, Fondazione Giacomo Manzù, La Sapienza Università di Roma e il CSAC