“Bread and roses!” gridavano nel 1912 le scioperanti di Lawrence: non ci dovremmo mai dimenticare che ognuno ha il diritto di sfamare il corpo, tanto quanto la mente … e allora – fedeli a quel motto – eccovi bruschetta e arte contemporanea!
Domenica 20 novembre 2022, vi diamo appuntamento a Monteleone Sabino (Rieti) in occasione della Sagra della Bruschetta, ma nella splendida cornice archeologica di un anfiteatro romano, per la seconda parte del Convivio sul fantomatico “fattore x” dell’Olifera Trebula.
Contenuti
L’ORO DEL MEDITERRANEO: A Trebula Mutuesca arte e gastronomia, l’Olio d’Oliva ed il Patrimonio archeologico

Trebula Mutuesca – l’odierno borgo di Monteleone Sabino – infatti metterà a dialogo arte antica e contemporanea, oltre che un nutrito gruppo di esperti, chiamati a dare un’identità allo spirito benefico che aleggia nel territorio: un evidente valore aggiunto, profondo e al tempo stesso impalpabile, definibile come qualcosa di umanamente sacro che fa parlare dell’olio d’oliva come “l’Oro del Mediterraneo”.
La Sabina infatti, famosa per la produzione olearia, è anche uno scrigno di tesori nascosti, archeologici e artistici, da scoprire e ri-scoprire. In quest’ottica dal 2021 collaboro con il Museo Civico Archeologico di Trebula, interrogandomi attraverso il lavoro artistico, su importanti suggerimenti provenienti dall’Antico e nutrendomi di suggestioni che tento di riportare sul piano della contemporaneità. Se infatti parte della ricerca artistica odierna si attesta su posizioni di contro-cultura, un’altra parte non teme invece il confronto con il passato, ed ha anzi l’obiettivo di rafforzare le spinte sociali in grado di vedere l’oro e non il solo profitto.
Convivio – 1° appuntamento: a Trebula si parla di olivocultura

“D’Oro”, infatti, sono i due tesori di Monteleone Sabino: l’olio d’oliva e il Patrimonio Archeologico secondo il sindaco Fabrizio Crescenzi, che ha dato inizio, lo scorso 8 ottobre, al primo appuntamento del Convivio aprendo la serie di interventi moderati dal giornalista enogastronomico Marco Bolasco, proprio perché gusto e sapere sono due ingredienti che nutrono l’umanità nel suo insieme fisico e mentale.
La parola è poi passata a Tiziana Guida, che ha illustrato come il territorio sabino sia geologicamente vocato ad accogliere l’ulivo selvatico dai tempi più remoti; Francesca Lezzi – direttrice del Museo Civico Archeologico di Monteleone – ha proseguito evidenziando come le fonti antiche testimoniano la coltivazione di questa pianta, presente oggi nella bassa Sabina con esemplari millenari, fino dai tempi di Numa Pompilio.
Flavio Enei – direttore del Museo del Mare e della Navigazione Antica – ha poi sapientemente evidenziato le connessioni storico-economiche antiche (da cui le attuali non si discostano mai troppo) alla base delle politiche sociali con cui l’Impero romano ha dato vita ad una sorta di stato sociale in embrione: le FRUMENTATIONES, una esigenza politica che, aggiunta proprio agli spettacoli negli anfiteatri, manteneva sotto controllo il malcontento sociale.
Convivio: come valorizzare il territorio e la produzione agricola in Sabina

Bisogna avere una visione strategica per gestire produzione agricolo-industriale e questione sociale, ieri come oggi, e la tutela, così come la valorizzazione del territorio, ne rappresenta una tappa importante. Questo, infatti, è stato il suggerimento dell’archeologo Federico Giletti, parlando dello scavo archeologico alla villa di Mompeo: una azienda agricola a tutti gli effetti, molto importante e longeva, che era destinata alla produzione di olio; questa fattura però era in grado di alimentare assi viari al punto da favorire nello stesso tempo pianificazioni strategiche, militari e politiche.
L’attuale legame dei contadini con gli ulivi ha dunque in Sabina radici plurimillenarie, tanto che gli ulivi assumono una connotazione antropomorfa, come illustrato dalle antropologhe Alessandra Broccolini e Cristina Pantellaro, parlando dei risultati della ricerca dell’ARSIAL.
La pianta – spiegano – è così importante da divenire un monumento familiare che assurge a dimensione memoriale. L’uomo ne governa l’energia vitale, ma si innesca una reciprocità complessa che diventa valore, come bene evidenzia Elena Battaglini, sociologa del territorio. È questa complessità che va difesa e mantenuta integra, spiega Roberto della Ceca, perito agrario, opponendosi a troppo disinvolte scelte produttive, che rischiano di trascinare la produzione dell’olio sabino in meccanismi che ne azzerano la peculiarità. Ecco, dunque, che questo valore culturale e sapienziale, basato su un rapporto naturale ben preciso, diventa di conseguenza anche bene economico, e solo in questa veste è un prodotto competitivo sul mercato, anche estero.
L’ORO DEL MEDITERRANEO – Convivio: appuntamento il 20 novembre 2022

Più che un prodotto per l’esportazione, l’olio sabino è invece capace di attrarre persone, che dall’estero sempre più approdano in Sabina per gustare l’olio, il territorio e il Patrimonio storico artistico in esso custodito. Arte e gastronomia costituiscono l’asse portante della cultura mediterranea, un asse strategico che si mantiene un attrattore fondamentale per il versante nord europeo e atlantico, dove ci sono oggi altre logiche di vita e di produzione. La diversità è una ricchezza, nel macro e nel micro-cosmo, come dimostreranno nel prossimo incontro, il 20 novembre, i produttori sabini.
L’azienda “la Cerqueta”, il cui olio ha accompagnato la degustazione finale, ci spiega chiaramente che la ricchezza produttiva dell’alta e aspra Sabina consiste nel diversificare le specie, per ottenere la sicurezza del raccolto. Un percorso difficile e poco remunerativo, certo molto distante dall’allevamento intensivo e monospecifico di piante e animali richiesto da una logica tattica, ma priva di strategia.
L’ORO DEL MEDITERRANEO ARTE-AGRONOMIA-FARMACOPEA
MONTELEONE SABINO (RIETI) ANFITEATRO DI TREBULA
DOMENICA 20 novembre 2022
orari e info: info@museomonteleonesabino.it
0766 884014