1. Che cos’è e come è nata la rassegna Sant’Oreste in Rete?
Sant’Oreste in Rete- Percorsi e Tracce Per un Nuovo Stile di Vita e di Cultura è stata la rassegna di eventi artistici e culturali che si è svolta nel borgo laziale di Sant’Oreste sul Soratte, dal 12 Agosto al 12 Ottobre 2020. Il progetto – finanziato dalla Regione Lazio – è nato per dare spazi all’arte contemporanea, compressa dal lockdown di inizio 2020 e, nello stesso tempo, valorizzare e far riscoprire al pubblico spazi del territorio di Sant’Oreste, paesino ricchissimo di luoghi simbolo del patrimonio storico-artistico del Lazio. Il borgo si è prestato perfettamente per questo connubio, soprattutto per la possibilità di utilizzare siti escursionistici sulla montagna del Soratte e ambienti all’aperto di grande fascino. La pandemia di Covid-19 ha infatti “costretto” alla riscoperta dell’ambiente e delle ricchezze naturali di cui siamo circondati: location ideale e quinta naturalistica perfetta per eventi culturali dal forte sapore contemporaneo, a cominciare proprio dalla proposta artistica della performance art di PAR, ma non dimenticando teatro, video-mapping, musica elettronica, body painting performativo, installazioni e scultura, pittura e grafica.
2. Quali sono stati gli obiettivi? Sono stati raggiunti?
Beh, l’obiettivo principale è stato far fallire miseramente l’intento di finanziamento su cui si basa la sopravvivenza di numerose “gallerie d’arte”: l’affitto dei muri agli artisti, costretti a pagare lo spazio espositivo, il vernissage, la stampa del catalogo… in cambio di una vetrina di pochi metri quadri e qualche faretto, a volte nemmeno quelli! Scherzi a parte abbiamo avuto modo di realizzare 36 eventi, ospitare 24 artisti, 12 dei quali in residenza gratuita… e mandare gli inviti agli eventi a quei galleristi che ci avevano rifiutato l’esposizione!
Gli obiettivi che sono stati invece delineati in fase di progetto, ruotano essenzialmente intorno al tema del turismo di prossimità: creando un’offerta culturale/artistica estiva stimolante e accattivante nella provincia si è puntato a decentrare il turismo che normalmente si concentra nella Capitale, spingendo il pubblico a riscoprire luoghi limitrofi di grande potenziale culturale. L’obiettivo era di consentire ai borghi di provincia una rinascita turistica che trascinasse l’indotto e supportasse le imprese locali, sia legate al commercio e alla produzione dei prodotti tipici, sia supportando tutte quelle realtà legate più strettamente alla cultura, primo fra tutte le istituzioni comunali stesse, che spesso sono in affanno per la gestione dei luoghi di interesse. A cominciare da questo ultimo punto la Rassegna ha permesso innanzi tutto il riappropriarsi –da parte della popolazione e dei visitatori- di luoghi normalmente chiusi al pubblico:
i) Monastero di Santa Maria delle Grazie sede della residenza d’Arte e luogo riaperto al pubblico grazie a due eventi dedicati agli escursionisti, in collaborazione con il Museo Naturalistico del Monte Soratte.
ii) Eremo di San Silvestro: aperto al pubblico con il lavoro degli artisti in residenza.
iii) Sala delle Bettine, trasformata da magazzino a sala espositiva, così come il Refettorio delle Monache e la Sala Fregosi.
iv) Il Museo Pinacoteca è stato dotato di una conta delle presenze, che ha permesso finalmente al Museo e al Comune di avere una stima precisa dei visitatori per evento e un percorso di visita in sicurezza sanitaria.
v) I produttori locali sono stati coinvolti personalmente: negli appuntamenti escursionistici (il miele biologico di Elisabetta Ortolani, i Conferzini del forno di Marina).
vi) I luoghi di ristorazione sono stati teatro delle iniziative artistiche e dunque gli eventi hanno coinvolto direttamente gli esercenti: parliamo del Bar Bricco di Emilio Zozi e del punto di ristoro Vikingo Bar Alessio di Diego Falchetti.
vii) La permanenza stessa degli artisti, oltre che del pubblico, ha incrementato il consumo eno-gastronomico del luogo.
3. Quali sono stati gli ostacoli maggiori nell’organizzazione?
L’ostacolo più grande consiste nella gestione burocratica del progetto, e soprattutto nei tempi che tale gestione richiede assolutamente dilatati rispetto alle esigenze reali.
4. In cosa credi che la Rassegna abbia avuto successo?
Il pregio maggiore di una Rassegna artistica e culturale credo che risieda nella capacità di smuovere fisicamente persone e quindi, di conseguenza, di far collidere e incontrare anche modi di pensare differenti. L’arte contemporanea, se ha una funzione sociale, ha proprio il compito di mettere in discussione la nostra comfort zone mentale e in questo la Rassegna, in un borgo come quello di Sant’Oreste, è stata dirompente.
5. Ci sono stati momenti di conflittualità? Come sono stati superati?
Ovviamente un evento così impegnativo e così lungo ha portato con se’ conflittualità al suo interno così come nei confronti della popolazione residente. Ma questa è proprio l’essenza della coabitazione di idee e modi di essere differenti. Le contraddizioni non sono state sanate, o non sarebbero state tali. Dopotutto la gestione della contraddittorietà e del conflitto è una delle sfide della società contemporanea.
6. Come è stata accolta dal pubblico la rassegna quantitativamente e qualitativamente.
Il pubblico ha accolto molto positivamente gli eventi, anche se la pandemia ha limitato fortemente le presenze. Parte della popolazione residente ha sollevato anche forti polemiche, ma questo, se pure ha influito quantitativamente sul numero di presenze, ha tuttavia dialetticamente permesso di curare il rapporto con il pubblico presente in modo qualitativamente eccellente, creando una rete di relazioni tra artisti e pubblico non indifferente.
7. Ci sarà un altro Sant’Oreste in Rete?
Ci auguriamo che ci sia un altro Sant’Oreste in Rete… magari non a Sant’Oreste… il progetto può essere reiterato ovunque.
8. Ci vuoi parlare dell’opera che hai creato durante la residenza presso Santa Maria delle Grazie?
L’opera creata è appunto Just Mary. Ho deciso di presentare un dipinto su cartone ondulato, accostandolo alla tematica della Madonna Bambina che è tipica del territorio santorestese. Questo aspetto mi ha dato l’opportunità di riflettere sul destino femminile, sulla deformazione umana e divina che tale figura sopporta, come veicolo di fede e come immagine espropriata dei propri connotati di donna.
9. Chi è Ilaria Paccini? Maggiormente artista, o come ti definisci, operaia dell’arte, o più curatore?
Le definizioni mi stanno un po’ strette, preferisco pensare che nel tentativo di occuparmi di arte io possa spaziare tra vari ambiti, senza necessariamente stare attenta a quale posto occupare: avere un’etichetta, un settore di competenza è un retaggio della divisione del lavoro che poco mi convince e mi piace. Penso che ognuno possa essere molte cose. La rassegna stessa lo è stata, e con essa i luoghi che hanno ospitato il nostro lavoro: ad esempio il Monastero è stato luogo di culto e officina delle arti… come definirlo?
Ecco, l’onestà del lavoro…solo questa conta.