GIULIANO SCABIA, ANDARE IN OCA @Museo Marino Marini di Firenze 

Una mostra immersiva nella cripta del Museo Marini apre l’”estate Scabia”, attivando le molteplici celebrazioni che rievocano la figura multiforme e geniale di Giuliano Scabia a un anno dalla morte. A metà tra mostra e installazione poetico/letteraria, si tratta di un evento unico che permette non solo di conoscere l’universo poetico e l’officina creativa dell’autore, ma di entrarvi dentro, ripercorrendo gli itinerari misteriosi e sorprendenti del ‘mondo altro’ del creatore della maschera immortale di Nane Oca.

 GIULIANO SCABIA E IL MONDO DI NANE OCA 

Un caos di parole. Si muovono in lunghe strisce argentee serpeggiando sul pavimento della cripta del Museo Marino Marini di Firenze (lo spazio più seducente di un museo particolarissimo che era, anticamente, la chiesa di San Pancrazio), oppure, in calligrammi floreali, sebbene ferme sulle pareti sembrano, sotto lo sguardo, sussurrare, tremare. Poesia in forma di rosa, talvolta, o calligramma in forma di civetta glaucopide, oppure scia fremente che sembra guidare il visitatore (“benvenuto, lettore, a questa soglia”, recita un brano della quadrilogia di Nane Oca offerto alla visione e all’interpretazione). Un caos di parole, che sprizzano, sgorgano, si confondono, come le acque di una fontana. Grandi riproduzioni grafiche e videoproiezioni, e registrazioni della voce stessa del poeta, compiono il miracolo di dar vita alle oche di Scabia, ma anche all’Orecchio di Dio, a tutto un mondo meraviglioso, i dintorni dell’antica Pava, lungo il torrente Bacchiglione e le Acque Sguaratone. Come nella celebre formula di Umberto Eco, lector in labirinto, anche qui il visitatore è condotto, sospinto, richiamato, fatto smarrire nel labirintico bosco frusciante della creatività poetica di Giuliano Scabia, che è volato via un anno fa e che viene rievocato da questa installazione poetico/letteraria con forza sommessa, e suggestiva. Seguiranno altri appuntamenti: il 22 luglio il grande poeta verrà ricordato in una sala della Camera dei Deputati, e il 29 luglio verrà inaugurata una grande mostra a Castiglioncello, a cura di Andrea Mancini e Massimo Marino, del quale verrà presentato il saggio dedicato al “poeta d’oro”. Ma intanto, dal 29 giugno fino al 19 settembre, ecco Andare in oca, a Firenze: a cura, ancora, di Andrea Mancini, Massimo Marino e Stefano Rovai.  

GIULIANO SCABIA E LA MULTIFORMITA’ DELLA CREAZIONE

Varius, multiplex, multiformis veniva chiamato l’imperatore Adriano, che non avrebbe avuto nulla in contrario a regalare il motto a Giuliano Scabia  – poeta, romanziere, drammaturgo, liberatore e distruttore di mura e catene, creatore di Marco Cavallo e di mille altre maschere animali. Nane Oca primo fra tutti, splendido e multiforme enigma che testimonia la sua archetipica vena creatrice: è composto di oche serpentine il totem meraviglioso in cui molteplici colli e teste si allungano in un globo inquieto e affascinante di espressioni. Il cognomen però slitta significativamente anche al personaggio, protagonista epico di viaggi infiniti, attraverso le Foreste Sorelle, in cerca di mille oggetti di desiderio, in cerca del Lato Oscuro, infine. Figlio di una fata divenuta donna per amore di un mortale, Celeste, suonatore di viola pomposa, Nane Oca si muove nel fantastico mondo dei Ronchi Palù, tra bambini guerrieri, animali favolosi come la Vacca Mora, le oche cannibalesse, lo Scarbonasso serpente e mille altri: gli risulta facile ‘andare in oca’, per amore della bella Giostrina.  Del resto, il nome è conseguenza delle cose: se uno nel proprio nome ha incastonato lo spirito bellicoso e volante di un’oca, ecco, questo non è senza conseguenze. L’oca si muove impercettibile sotto la pelle, abitando il suo portatore. Irrimediabilmente.

GIULIANO SCABIA E IL SEGRETO DEL VOLO ESTATICO 

Così, il titolo di questa mostra/installazione è veramente suggestivo, veramente parlante. Se ‘andare in oca’ significa in veneto andare in estasi, accedere a regni alogici di apertura de/mente (“vuoi tramite libri di cavalleria, o perfino storie di Nane Oca, vuoi tramite telete, filmete, internete, storie ed elisir d’ogni tipo – vuoi tramite amore”), questo dovrebbe fare il visitatore: perdersi. Smarrirsi sul cammino tortuoso e irrazionale della fantasia, ripercorrere, senza intenzione, solo per virtù d’incanto, i passi del personaggio, andare in lui, diventare lui. Saltare, con irregolare trascendenza, verso quel regno che solo chi ama Scabia, chi è diventato, leggendolo, cittadino del suo mondo, parlante del suo screziato linguaggio, può comprendere. Questo è veramente ‘andare in oca’.

GIULIANO SCABIA E GLI ANIMALI MISTERIOSI  

La cripta del Museo Marini diventa un luogo iniziatico come quelli dove si svolgeva la consacrazione a Mitra, secoli fa: il sangue del toro ucciso colava sull’iniziato, favorendone un viaggio senza ritorno. Del resto, per andare dove non sappiamo, dobbiamo passare dove non sappiamo: lo suggeriva Sant’Agostino, e non ci sono dubbi. Segretamente e sotterraneamente la mostra convince all’estasi, e l’estasi, si sa, è il primo passo verso la metamorfosi. Il mondo di Scabia, vegetale, animale, fantastico, irreale, in fondo è il mondo più antico: quello, eschileo, arcaico, in cui non c’erano differenze fra animale e umano, ma c’era un’identità di fondo, un fluido scambiarsi per cui uomo e animale coesistevano sotto la stessa pelle. Agamennone non era simboleggiato ma era un cane/aquila volante, e tutto si muoveva e sgorgava e cambiava in un momento meraviglioso in cui tutto è tutto e il contrario di tutto, e Nane Oca, ecco, è l’animale del suo totem, e noi possiamo esserlo con lui . Questa soglia porosa e instabile riusciamo a oltrepassarla qui, dove le parole si muovono, e ci permettono, se lo permettiamo a noi stessi, di ‘andare in oca’, meravigliosamente. Sulle ali delle oche cannibalesse, ripercorrendo i passi tortuosi del protagonista, andremo dove non sappiamo, non sapendo come – e sarà ‘in oca’, come non mai.  

Visitata il 1/VII/2022

ANDARE IN OCA

con il contributo della Fondazione CR Firenze

oche di cartapesta sono state realizzate da Giuliano Scabia

Ricerche d’archivio Alberto Pontiroli

Progetto di allestimento grafico e video Rovai Weber design

Consulenza video Raffaele Cafarelli Redfish

Realizzazione allestimento Sydicopy

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