GIOVANNI BOLDINI @ Complesso del Vittoriano: il dolce suono del fruscio della seta

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In una giornata di sole che prelude a una primavera ormai imminente, dalla splendida vista che il Vittoriano offre da ogni sua finestra su Fori, mi sono tuffata, con gioia, dopo mesi di trepidante attesa, nel mondo ricco ed opulento di un periodo ormai lontano, ricco di fascino. Dopo Hopper e Mucha, il gruppo Arthemisia mette atto un altro colpo con GIOVANNI BOLDINI, (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931), in mostra fino al 16 Luglio .

Affascinanti sono i numeri che caratterizzano l’esposizione: quattro anni di preparazione, oltre 150 opere, provenienti da 60 diversi prestatori, il Musée d’Orsay di Parigi, la Alte Nationalgalerie di Berlino, il Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, gli Uffizi di Firenze, il Museo Giovanni Boldini di Ferrara, molte collezioni di privati che rendono, di fatto, alcune delle opere in sostanza inaccessibili, 30 opere di artisti contemporanei di Boldini quali De Nittis, Signorini, Tissot

 

I curatori della mostra, Tiziano Panconi e Sergio Gaddi, ci raccontano rispettivamente i due aspetti che la caratterizzano: da una parte Boldini che si è il narratore della Belle Époque, ricercato dalle classi ricche e nobili quasi come il pittore ufficiale di corte nelle epoche antecedenti, ma non solo… Dall’altra l’artista di grande passione e studio, con una tecnica unica e personale che affina nel tempo, ma con un indubbio dono pittorico che filtra già dai primi lavori che lo vedono malamente “incastrato” in correnti quali, i Macchiaioli nel suo soggiorno fiorentino, o l’Impressionismo dopo il suo trasferimento a Parigi.

 

Il suo stile è da subito, rapido, sbrigativo, pennellate nervose e veloci, piccoli segni di colore che colgono l’essenza dei suoi soggetti sia quando essi sono bellissime donne, uomini potenti o i Due Marinai (1880), sporchi e stanchi.

La mostra si divide in quattro sezioni: La luce nuova della macchia; La Maison Goupil fra “chic” e “impressione”; La ricerca dell’attimo fuggente e Il ritratto della Belle Époque.
Alla mostra si accompagna un catalogo edito Skira nel quale un ampio capitolo è dedicato alle lettere inedite ritrovate grazie alla ricerca effettuata per quest’allestimento: una corrispondenza ricca e interessante che avrebbe meritato un piccolo spazio dedicato in mostra.

 

Indubbiamente interessante scoprire come un pittore diviene quello per cui è conosciuto, i suoi piccolissimi dipinti, anche per dimensione, che diventano sempre più grandi a riprova del controllo sulla materia; la tavolozza di colori che vira dall’uso delle terre e dei toni neutri alla cromaticità dei colori primari, bianco e nero in primis, sporcati da pochi tocchi delicati di colore che spesso rappresentano il pallore della pelle delle sue “donne”. A chi l’ha accusato di “non finire” i dipinti, di opere incompiute, la mostra e Boldini risponde con i pochi ma indicativi disegni: si ritrova lo stesso identico segno grafico pulito e nervoso, cambia solo l’uso del supporto e del medium ma sono tutte piccole opere compiute come le grandi tele a riprova che lui è questo. Che stia dipingendo una tela immensa, dei delicati Gladioli Rosa (1916), un ritratto formale come quello che ritrae Giuseppe Verdi (1886) o un bozzetto a matita, la sua essenza è catturare il suo soggetto con pochi cenni, non per pigrizia o volontaria incompletezza, ma perché l’essenziale è tutto lì, racchiuso in pochi veloci tratti.
Qualunque sia l’aspetto che ha colpito nella sua pittura nella mostra viene esaminato, tutti gli aspetti che lo contraddistinguono sono ampliamente visionabili ed ognuno può trovare il suo angolo di comfort nel dialogo personale con Boldini.

Sì perché la comfort zone in Boldini io la ritrovo nei suoi ritratti, da "La signora bruna in abito da sera" al "Ritratto di Madame G. Blumenthal" o il "Ritratto di Cecilia de Madrazo Fortuny”.
Non solo perché sono indubbiamente straordinari, non solo perché rappresentano un mondo rarefatto di classe e femminilità, il dolce suono di vestiti di seta che accarezzano i pavimenti, ventagli di piume di struzzo che soffiano leggeri sui volti di donne e fanciulle irrealmente eteree, rappresentazione di un mondo ormai lontano e per noi solo raccontato. E’ quello che vedo riflesso nel loro sguardo che lo ha reso ai miei occhi, come donna, unico: la sua capacità, non solo pittorica, di far emergere di ogni sua dama la parte femminile e sensuale, di rendere ognuna di loro bellissima, anche usando qualche “miglioramento”; esse si guardano con i suoi occhi, che sono quelli di un “amante” (di molte di loro presumibilmente lo sarà stato) che le ritrae nel momento più intimo e privato.
La sua capacità di instaurare con loro un dialogo così personale da farle crollare i “corsetti” in cui erano imprigionate lasciandole libere nella loro essenza  (per questo spesso è stato accusato di essere troppo spinto).

Le sue figure ormai si ripetono nelle forme allungate, i visi dai lineamenti delicati, la pelle candida, i lunghi colli e le movenze da danzatrici aeree, quasi irreali nello spazio che le circonda: e si, alcune di loro non sono e non saranno state affascinanti come le ha ritratte ma proprio per questo comprendo come fosse così desiderato…  Spesso è stato invidiosamente accusato di essere solo un pittore che per la fama e il denaro si sia plagiato ai voleri della Borghesia che contava, ma ogni donna desidera sentirsi guardata con quegli occhi e lui ha avuto questo dono, e se anche è solo per il tempo di un ritratto, esso rimarrà per sempre a memoria.

 

Tra loro il Ritratto di Josefina Alvear de Errazuriz (1892), della collezione Mainetti, donna indubbiamente non bella ma sicura e sfrontata, con un abito impropriamente scollato e quei riccioli capricciosi, il suo guardarci dritto negli occhi e la sua posa così “familiare” di chi sta guardando solo chi la ritraeva in quel momento, un dialogo confidenziale e esclusivo, e non posso far altro che ammirarla e distogliere lo sguardo come se avessi sbirciato un momento d’intimità.

 

Menzione particolare va dedicata al ritratto di Donna Franca Florio (190-1924), definita da D’Annunzio “L’unica. Una creatura che svela in ogni suo movimento un ritmo divino”, per la sua storia personale che la segue e perseguita tuttora (messa al momento all’asta per procedure giudiziarie) e che probabilmente se finisse in mani private potrebbe essere una delle ultime volte che viene esposta.

 

 

Foto credit:
Foto 1: Giovanni Boldini Il vestito da ballo (signora che cuce;interno con giovane intenta a cucire) 1904 ca. Olio su tavola, 27×35 cm Collezioni d'Arte Fondazione Cariparma,donazione Renato Bruson
Foto 2: Giovanni Boldini Signora bionda in abito da sera 1889 ca. Pastello su carta incollato su tela, 220x150cm Collezioni d'Arte Fondazione Cariparma, donazione Renato Bruso
Foto 3: Giovanni Boldini Due Marinai 1880 ca. Olio su tavola, 24×14 cm Collezione privata
Foto 4: Giovanni Boldini Ritratto della danzatrice spagnola Anita De La Feria 1901 Olio su tela, 54,5×42 cm Collezione privata
Foto 5: Giovanni Boldini Ritratto di Josefina Alvear de Errazuriz 1892 Olio su tela, 80×60 cm Collezione Valter e Paola Mainetti

Info:
GIOVANNI BOLDINI
04 03 2017-16 07 2017
Complesso del Vittoriano – Ala Brasini
Sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e della Regione Lazio, la grande retrospettiva è organizzata e prodotta da Gruppo Arthemisia, in collaborazione con Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale e AIAC (Associazione Italiana Arte e Cultura), ed è curata da Tiziano Panconi e Sergio

BIGLIETTI

Intero € 14,00 (audioguida inclusa)
Ridotto € 12,00 (audioguida inclusa)
65 anni compiuti (con documento); ragazzi da 11 a 18 anni non compiuti; studenti fino a 26 anni non compiuti (con documento); militari di leva e appartenenti alle forze dell’ordine; diversamente abili; giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti, praticanti, pubblicisti); dipendenti e agenti (muniti di badge) e clienti (muniti di dem nominale) Generali Italia

Ridotto Gruppi € 10,00

prenotazione obbligatoria, min 15 max 25 pax

microfonaggio obbligatorio

Ridotto speciale € 10,00 (audioguida inclusa)
Guide con tesserino se non accompagnano un gruppo

Universitari € 6,00 (audioguida inclusa)
ogni martedì escluso i festivi , per tutti gli studenti universitari senza limiti di età

Ridotto scuole € 5,00
prenotazione obbligatoria, min 15 max 25 pax microfonaggio obbligatorio per le scuole secondarie di 1° e 2° grado

Ridotto bambini € 6,00 â€¨(audioguida inclusa)
bambini da 4 a 11 anni non compiuti

Ridotto Scuola del’infanzia € 3,00
prenotazione obbligatoria, min 15 max 25 pax

Biglietto Open € 16 (audioguida inclusa)
Consente l'ingresso alla mostra senza necessità di bloccare la data e la fascia oraria. Il biglietto open è acquistabile direttamente presso la biglietteria della mostra.


Omaggio (audioguida inclusa)ʉ۬
Bambini fino a 4 anni non compiuti; accompagnatori di gruppi (1 ogni gruppo); insegnanti in visita con alunni/studenti (2 ogni gruppo); soci ICOM (con tessera); un accompagnatore per disabile; possessori di coupon di invito; possessori di Vip Card Arthemisia Group; giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti, praticanti, pubblicisti) in servizio previa richiesta di accredito da parte della Redazione all’indirizzo press@arthemisia.it

Diritti di prenotazione e prevendita:

Gruppi e singoli € 1,50 per persona
Scolaresche € 1,00 per studente

Microfonaggio obbligatorio
Gruppi € 30,00
Scuole € 15,00

Informazioni e prenotazioni
T + 39 06 87 15 111

 

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