Una primavera all’insegna delle personali di fotografia internazionali, con la personale 'A silent Solitude' di Santu Mokofeng, 'In color' di Daido Moriyama e nazionali con 'Io vàco-il vuoto' di Alessio Zemoz al Foro Boario di Modena, sede espositiva di Fondazione Fotografia.
A silent Solitude' Santu Mokofeng
Santu Mofokeng artista sudafricano, nato a Johannesburg nel 1956, è il vincitore della prima edizione del Premio Internazionale per la Fotografia 2016. Curata da Simon Najmi, presenta un originale lavoro sull’identità nera sudafricana, con le immagini della lunga serie “Townships” (1982-1995) e il lavoro “Train Church” (1986), definito dall’artista il suo primo saggio visuale, un reportage su un vagone ferroviario della tratta Soweto–Johannesburg trasformato in una chiesa temporanea dai fedeli pendolari, che ogni giorno si uniscono in canti e funzioni religiose dando vita a una vera e propria comunità. Il percorso comprende anche il lavoro The Black Photo Album 1890–1950, per il quale Mofokeng ha esplorato un archivio di fotografie di famiglia raffiguranti la classe nera lavoratrice sudafricana tra fine Ottocento e inizio Novecento, documenti privati che Mofokeng raccoglie e sulla base dei quali tenta di ricostruire storie frammentarie, ricercando l’identità dei protagonisti e interrogandosi sui fenomeni sociali che sottendono le immagini. Una selezione che porta a una visione più completa e interna della realtà sudafricana, con una grande forza evocativa.
Alessio Zemoz. ‘ lo vàco-il vuoto’
A cura di Christine Frisinghelli la mostra personale del vincitore del Premio Fotografia Italiana Under40, Alessio Zemoz. ‘ lo vàco-il vuoto’, un lavoro di documentazione, produzione artistica nell’ambito della fotografia contemporanea e ricerca scientifica di matrice antropologica. Una finestra sull’identità del territorio della Valle d’Aosta in riferimento alla condizione del suo sfruttamento. Nel dialetto francoprovenzale, con il termine ‘lo vàco’ si identificano tutti quei territori, e non più soltanto terreni, di natura incolta poiché abbandonata per un periodo di tempo non determinato e su cui non esiste nessun progetto o intenzione specifica. Ma il vuoto non si può fotografare.
Uno degli obiettivi fondamentali della ricerca è stato quello di raccogliere i diversi punti di vista sul paesaggio valdostano delle zone rurali che stanno subendo i processi di abbandono e di inselvatichimento. In questo progetto, la fotografia si compone di elementi specifici del genere del documentarismo legato al paesaggio e dei linguaggi dell’arte contemporanea proponendosi di fotografare il vuoto nell’ambito dei territori oggetto di ricerca che sono quelli della media montagna. Non le nobili vette, non le creste taglienti, le coste innevate ed eleganti: la montagna media, quella compresa tra i 700 e i 1800 metri, dal fondovalle agli ultimi villaggi abitati, la montagna fertile, non contemplativa, che si attraversa per raggiungere le stazioni sciistiche o i sentieri, quella che mette in comunicazione ma che raramente è essa oggetto di comunicazione. Una montagna raccontata dall’interno che invita a far riflettere sulle trasformazioni del paesaggio montano dimenticato dai riflettori.
A distanza di sei anni dalla retrospettiva dedicata al suo lavoro in bianco e nero, una nuova personale dedicata al maestro giapponese della street photography Daido Moriyama mostra i più recenti sviluppi della sua ricerca fotografica, segnata dalla riscoperta del colore. Daido Moriyama (Osaka, 1938) ha iniziato negli ultimi anni a rivalutare la fotografia a colori, rimettendo mano al suo vastissimo archivio e cominciando a pubblicare fotografie inedite, riferite soprattutto agli anni settanta. In quel periodo, Moriyama ha scattato in maniera quasi ossessiva, realizzando una quantità di fotografie a colori che non erano mai state pubblicate e che sono poi state raccolte nei recenti volumi fotografici Kagero and Colors (2008) e Mirage (2013). Fanno parte di questo filone a colori anche alcune rare fotografie bondage, commissionate all’artista dallo scrittore erotico giapponese Oniroku Dan, che Moriyama realizzò per pagarsi i viaggi in Europa, e altri scatti destinati all’edizione giapponese di Playboy.
Una visione della frenesia dei colori del Giappone contemporaneo a colori, che non delude le aspettative del visitatore appassionato ne dell’addetto ai lavori.
Info
FONDAZIONE FOTOGRAFIA
orari di apertura
mercoledì-giovedì-venerdì 15-19
sabato-domenica 11-19
chiuso lunedì e martedì
biglietto d’ingresso
€ 5,00
ingresso libero tutti i mercoledì
visite guidate (su prenotazione)
sabato 19 marzo, ore 15
sabato 2 aprile, ore 15
sabato 30 aprile, ore 15
€ 10,00 a persona
(comprensivo del biglietto d’ingresso)
Per i Soci Coop Alleanza 3.0 è previsto uno sconto del 50% (5 euro anziché 10 euro a persona).
Una tessera vale per due biglietti.
Per iscriversi:
biglietteria@fondazionefotografia.org
335 1621739
Le visite si attivano con un numero minimo di 5 partecipanti.
per visite guidate per gruppi e scuole: mostre@fondazionefotografia.org