Lo scorso 27 maggio ha inaugurato, presso il museo dell’Ara Pacis di Roma, la mostra monografica del grande fotografo giapponese Domon Ken (1909-1990). Domon Ken, maestro del realismo in Giappone, arriva per la prima volta a Roma per consentire a tutti gli appassionati di fotografia di poter finalmente conoscere il suo straordinario lavoro.
La mostra è stata curata dalla professoressa Rossella Menegazzo, docente di Storia dell’Arte dell’Asia Orientale all’Università degli studi di Milano e dal Maestro Takeshi Fujimori, direttore artistico del Ken Domon Museum of Photography di Sakata, la città natale di Domon Ken. Le foto in esposizione sono 150, quasi tutte in bianco e nero e coprono un periodo di tempo che va dagli anni ‘30 del 900 fino agli anni ‘70.
L’opera del maestro ci viene presentata ripercorrendo le sue numerosissime pubblicazioni, purtroppo quasi sconosciute fuori dal Giappone, se non agli esperti del settore. Si comincia con una serie di foto realizzate per la rivista Nippon, scritta appositamente in inglese per promuovere la cultura giapponese all’estero. Si passa poi ai bellissimi scatti del dopo-guerra che vogliono documentare una società in profondo cambiamento e tutte le mode occidentali che pervadono le città oltre alle condizioni di vita delle fasce più povere della popolazione sempre con la volontà di documentare ciò che è reale e avendo bene a mente i concetti di realtà e verità. Sua compagna inseparabile di lavoro, per ogni reportage fotografico, era la Laika 35mm.
Domon Ken amava profondamente gli esseri umani e soprattutto i bambini. A questi dedica numerosissimi reportage che ritroviamo in una serie di volumi quali “I bambini di Koto, "I bambini di Chikuho" e infine “Bambini” pubblicata nel 1976. In mostra una selezione di scatti tratta da questi volumi che diventano anche una denuncia sociale sulla condizioni dei minori in alcune zone rurali del giappone.
Cuore della mostra è la sezione dedicata ad “Hiroshima”, raccolta di 180 fotografie pubblicata nel marzo del 1958 a distanza di 13 anni dal lancio della bomba atomica. Domon tornerà ben 6 volte ad Hiroshima producendo più di 7.800 negativi e cercando di fotografare i luoghi e le persone colpite, la vita quotidiana di una città che porta pesanti segni di distruzione. Il volume suscitò enorme scandalo e shock nel pubblico per la drammaticità delle immagini. In mostra i curatori selezionano pochi scatti, sicuramente tra i meno cruenti. Le foto si trovano all’interno di un percorso chiuso e volutamente diviso dal resto. Un percorso che gira intorno ad una specie di nicchia/santuario dedicata alle pubblicazioni dell’artista. Le pareti sono dipinte di viola e gli scatti distanziati l’uno dall’altro per permettere allo spettatore di camminare lentamente e di soffermarsi per maggior tempo di fronte alle immagini. Foto che parlano di morte, di orrore ma soprattutto di vita, quella vita che vince su tutto. Occhi di bambino che ridono nonostante la cecità, donne ricoverate in ospedale piene di bende e che ricamano cose magnifiche, ferite suturate illuminate da un sole bellissimo. La sezione dedicata ad Hiroshima è separata dal resto e percorrerla più volte è inevitabile.
Il percorso della mostra riprende con una serie di foto tratte dal volume “Muroji” (1954). Il Murojj è un piccolo tempio immerso nel verde delle montagne di Nara e le foto simboleggiano una sorta di pellegrinaggio verso i tempi antichi. Una serie di splendide immagini dedicate agli edifici religiosi, alle statue che si trovano all’interno degli stesso, oltre a quelle del Budda Shaka del Mirokudo. Attraverso i suoi scatti le statue sembrano quasi prendere vita, muoversi e in particolare quelle che enfatizzano le pieghe delle vesti, le mani o gli sguardi.
Domon continua per tutta la vita a fotografare i templi e i suoi scatti confluiscono nell’opera che è considerata il suo capolavoro “Pellegrinaggio ai templi antichi”. Cinque volumi che raccolgono 462 foto a colori e 325 in gravure di templi e statue. Nella parte del percorso dedicata a questa imponente opera troviamo i primi scatti a colori: foto di paesaggio e architettura fusi insieme, che ci rimandano tutta la bellezza, la proporzione e la poesia dei giardini giapponesi.
Il percorso si chiude con una serie di foto tratte dal volume “Ritratti” opera a cui l’artista lavora dal 1936 fino al 1953 e che riunisce 83 ritratti di amici artisti, intellettuali che ci danno testimonianza di un epoca. In mostra ritroviamo i ritratti dello scrittore Mishima, del regista Mifune, del pittore Noguchi, dell’iniziatore della scuola ikebana Sogetsu Teshigahara e molti altri. La particolarità è che ogni foto è accompagnata dal nome e dalla professione di colui che viene ritratto, oltre a brevi testi che spesso raccontano del rapporto tra Domon e la persona ritratta. Anche in quest’ultima carrellata di immagini l’immediatezza e il realismo sono le caratteristiche che spiccano di più.
L’allestimento della mostra molto sobrio e semplice fa risaltare la bellezza delle immagini e il loro straordinario realismo. Il percorso è chiaro e riesce a focalizzare le mille sfaccettature del lavoro di un grande maestro che ha amato a tal punto il suo paese da decidere di non uscirne mai se non per effettuare un unico reportage in Cina.
Si consiglia di dedicare a questa meravigliosa e imperdibile monografica un tempo dilatato e lento per riuscire a cogliere in pieno tutta la vita che ogni scatto sembra aver imprigionato per sempre.
foto credit: foto copertina Domon Ken Sorelline orfane, Rumie e Sayuri 1959 dalla serie I bambini di ChikuhÅ (ChikuhÅ no kodomotachi) 457 x 560 mm Ken Domon Museum of Photography
foto1 Domon Ken Allenamento degli allievi del corpo della Marina,1936 Yokosuka 535 x 748 mm. Ken Domon Museum of Photography
foto 2 Domon Ken Pioggerella, Atami, 1952-54 457×560 Ken Domon Museum of Photography
info:
Domon Ken. Il Maestro del realismo giapponese
Museo dell’Ara Pacis – Lungotevere in Augusta, Roma
27 maggio – 18 settembre 2016 – Tutti i giorni dalle ore 9.30 – 19.30
Promotori Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Con il supporto di 150° Giappone Italia, Agency for Cultural Affairs, Government of Japan, Japan Foundation, SAKATA, Ken Domon Museum of Photography
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