Dalí Experience (che ho avuto il piacere di visitare e recensire nello scorso Dicembre), fa rete creando saldi rapporti con le realtà culturali bolognesi legate all’arte, alla cultura, alla storia e alla vita quotidiana dei cittadini, attraverso un approccio curatoriale non convenzionale e supportato da tecnologie interattive di ultima generazione.
Con-fine Art in collaborazione con la direzione del Museo Ebraico presentano DALÍ – A JEWISH EXPERIENCE, fino al 7 Maggio, in cui è possibile ammirare parte della collezione di Beniamino Levi, curatore e mercante d'arte di origine ebraica e approfondire temi che spaziano tra arte tradizione ebraica e psicoanalisi.
Il Museo Ebraico è una delle eccellenze di Bologna dal 1999, un luogo culturalmente vivace e intriso di storia millenaria. In questa cornice è stata allestita una piccola mostra in cui si possono ammirare due serie di litografie che aprono uno spaccato estremamente interessante sul mondo ebraico e della psicoanalisi.
Il racconto comincia con le “Dodici tribù d’Israele” pensate dall’artista in occasione del 25° anniversario dello Stato d’Israele. Si tratta di 13 grafiche – incisioni più colore applicato con stencil – risalenti al 1972, che ritraggono i capostipiti delle tribù ebraiche. Siamo davanti ad una prova artistica audace che rimette in discussione centinaia di anni di iconografia ebraica, e Dalì lo fa non preoccupandosi di poter essere ambiguo o ambivalente.
Tra il 1938 ed il 1939 Freud si trova in asilo politico a Londra, è malato gravemente di tumore e scrive il suo ultimo libro Moïse et le Monothéisme, su cui la querelle tra storici e teologi è tuttora aperta. L'argomento è l'origine della religione ebraica da un punto di vista storico in cui ne ipotizza l'origine in Antico Egitto, e psicoanalitico che vede l'analisi dei lati legati al parricidio e al senso di colpa che ne scaturisce. Il trattato non è di semplice interpretazione e sviluppa un tema ostico che molti vedono come uno sforzo da parte di Freud di razionalizzare a tutti i costi il credo religioso, per così svalutare e contrastare l'antisemitismo che incendiava l'Europa in quel periodo.
Dalì nel 1975 crea dieci litografie incise su lastre d'oro e stampate su pelle di pecora con lo scopo di illustrare Moïse et le Monothéisme, dove intreccia figure erotiche con simboli primitivi, illustrando molti credo di religioni diverse e immagini che rappresentano l’ipotetico Mosè non ebreo di Freud, liberatore degli ebrei dalla schiavitù. Il suggerimento è quello di lasciarsi trasportare dalla libera associazione dei tratti decisi, dai colori soffusi e dal mondo onirico che richiamano le illustrazioni, non tralasciando la consapevolezza che questi lavori sono intrisi di un simbolismo aulico inarrivabile ad un comune mortale che vi si approccia per la prima volta.
"…finora ero incline a considerare i surrealisti, che a quanto pare mi hanno eletto a loro patrono, pazzi completi (diciamo al 95 percento, come per l'alcol). Il giovane spagnolo, con i suoi occhi innocenti e fanatici e la sua innegabile maestria tecnica, mi ha indotto ad un'altra valutazione. Sarebbe in effetti assai interessante esaminare da un punto di vista analitico l'origine di quell'immagine". – Lettera di Sigmund Freud a Stefan Zweig, 20 luglio 1938.
Salvador Dalì era un grande ammiratore di Freud e durante il loro unico incontro in un bar di Londra non si scambiarono nemmeno una parola in maniera diretta a causa dello scoglio linguistico, ma il padre della psicoanalisi coglie tutta l'essenza dell'artista, e in poche righe ci restituisce un'immagine vivida e perfetta di un mito intramontabile.
Foto Credit:
Foto 1: TWELVE TRIBES OF ISRAEL 1972_La Tribu de Joseph B – TWELVE TRIBES OF ISRAEL 1972_La Tribu de Ruben B
Foto 2: MOISE ET MONOTHEISME 1975 grafica J B
Foto 3: MOISE ET MONOTHEISME 1975 grafica H B
Info:
DALÍ – A JEWISH EXPERIENCE
15 marzo – 7 maggio 2017
Museo Ebraico, Via Valdonica 1/5 – 40126 Bologna
Ingresso libero
Info 051 2911280
info@museoebraicobo.it – www.museoebraicobo.it
Orari da domenica a giovedì h 10-18, venerdì h 10-16, chiuso sabato e festività ebraiche