DA CARAVAGGIO A BERNINI @Scuderie del Quirinale: la riscoperta dei capolavori spagnoli

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Dopo il successo della mostra dedicata ai capolavori italiani requisiti da Napoleone, un nuovo capitolo alle Scuderie del Quirinale ci catapulta nel mondo classico del ‘600 in un susseguirsi di piccoli e grandi capolavori che si mostrano nelle ricche sale blu dell’antico palazzo: DA CARAVAGGIO A BERNINI. Capolavori del Seicento italiano nelle collezioni Reali di Spagna. Per la prima volta in Italia, fino al 30 Luglio, a cura di Gonzalo Redín Michaus, dopo che sono state esposte per la prima volta in assoluto lo scorso anno in terra madrilena, una selezione di opere a raccontare gli strettissimi legami tra i due paesi nel XVII secolo, provenienti dal Patrimonio Nacional, istituzione pubblica che tutela il patrimonio della corona.

Durante il dominio spagnolo su diversi territori della nostra penisola, durato oltre un secolo e mezzo, le due culture, quella iberica e quella italiana, ebbero modo di influenzarsi considerevolmente a vicenda. Il barocco italiano era molto apprezzato da vicerè, principi, ambasciatori e dignitari di corte, che acquistavano o commissionavano opere per inviarle ai sovrani di Spagna, su loro diretta richiesta o, come dono, per riceverne in cambio appoggio e favori, considerato che gli Asburgo erano grandi appassionati d’arte. Queste acquisizioni contribuirono alla nascita, nel 1821, del Museo del Prado, mentre le opere rimaste nelle residenze reali, prima annoverate nel “Patrimonio de la Corona de España”, sono poi divenute, ufficialmente dal 1940, “Patrimonio Nacional”.
Un legame a doppio binario che vede lo scambio tra le due nazioni particolarmente ricco e fruttuoso; basti pensare a maestri spagnoli come Jacopo De Ribera (che visse a Napoli per tutta la vita), e Velasquez, che trovò e fece suo il barocco italiano portandolo nella sua terra, e di contro Luca Giordano, pittore napoletano, chiamato alla corte spagnola dove rimase fino all’inizio del Settecento.

In esposizione una selezione di 60 opere tra pittura e scultura di cui sono presenti  pezzi molto noti, ed altri meno, conservati in luoghi solitamente non accessibili al pubblico: sono loro che catturano la mia attenzione, come una figura mitologica di cui ho sempre sentito parlare, studiato sui libri ma mai potuto ammirare e che fino a pochi giorni fa sembravano un desiderio irrealizzabile.

Tra questi la grande tela di Diego Velázquez "La tunica di Giuseppe" dall’Escorial, che torna  nella terra in cui fu concepito, presumibilmente subito dopo il suo primo viaggio in Italia, tra il 1629 e il 1631, con le immagini dell’arte classica, delle opere caravaggesche e dei maestri della scuola bolognese ancora impresse negli occhi; collocato in posizione di rilievo, centrale nel lungo corridoio, impossibile non venirne catturati; illustra con la teatralità delle rappresentazioni dell’epoca il momento della “bugia” dei fratelli di Giuseppe al padre Giacobbe, la morte del fratello dopo averlo venduto come schiavo, l’inganno della tunica insaguinata, riconosciuta coma falsa solo dal povero cane, ignorato da tutti.

Altro capolavoro, che di fatto ci accoglie all’ingresso della prima sala, il primo che cattura e che vuole catturare il nostro sguardo, è la "Salomè con la testa del Battista” di Caravaggio, del 1607 circa, proveniente dal Palazzo reale di Madrid, recentemente restaurato, precedente all’omonimo conservato presso la National Gallery di Londra anche se purtroppo, a mio avviso, non il Caravaggio che siamo abituati a conoscere.

 

Ma tra tutti i capolavori quello che cattura il mio sguardo, che fa capolino tra opere di indubbia superiorità e importanza, sono i due Ritratti di giovani di profilo rivolto a destra /rivolto a sinistra” di Giovanni Baglione, del 1621/22. I due volti della giovane fanciulla si discostano  dallo stereotipo dei ritratti femminili frontali, sono come le due facce di una medaglia, non sono quindi ritratti ma immagini ideali di dame da affiancare a quelle frequenti di uomini illustri. E un po’ mi viene da sorridere pensando alla figura di Baglione, artista odiato e deriso dai suoi  “colleghi” (Caravaggio lo definisce “vituperio della pittura”) ma particolarmente amato dall'alta società, dalle alte istituzioni e della Chiesa, che ora si trova a pochi passi dal suo più acerrimo antagonista, si continuano a guardare e studiare da lontano, in un confronto non così impari.

 

Il secondo piano ci accogli con quello che può considerarsi il “pezzo” dell’esposizione: il Crocifisso di Bernini  in bronzo e legno, proveniente dal Monastero di San Lorenzo dell’Escorial e raramente accessibile al pubblico se non agli studiosi, acquistato per Filippo IV dall’ambasciatore di Spagna a Roma. Unica opera dell’artista non legata ad un complesso monumentale che, misteriosamente, non fu ritenuta degna della commissione ricevuta e sostituita con una similare, e oggettivamente meno significativa, di Domenico Guidi. La forza, la potenza e la bellezza della scultura riempie lo spazio che la accoglie, appositamente lasciato libero nei suoi contorni, poiché l’energia che emana supera lo spazio metrico che occupa.

 

Infine non possiamo non fare riferimento tra  le opere del grande scultore napoletano giunte nelle Collezioni Reali spagnole, anche una piccola riproduzione in bronzo dorato della Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona; piccolo esempio di esportazione di prodotto autoctono, propaganda estera di eccellenza italiana di un opera intrasportabile.

E poi sarebbe ingiusto non menzionare Andrea Vaccaro, Guido Reni, Guercino, forse troppi per dare la giusta e dovuta importanza ad ognuno.

In una esposizione di questo calibro quello che colpisce e che può passare non sono i singoli e magnifici pezzi (che assolutamente vanno gustati uno ad uno), ma come il singolo linguaggio artistico assume un valore maggiore in relazione alla possibilità di lasciare modelli di riferimento tra paesi così vicini nel desiderio che fungano da legante per lo sviluppo di rapporti così proficui.

 

 

Foto credit:

Foto copertina – Foto 1: ph ALberto Novelli, courtesy Scuderie del Quirinale
Foto 2: Diego Rodríguez de Silva y Velázquez (Siviglia, 1599–Madrid, 1660) La tunica di Giuseppe Joseph's Bloody Coat Brought to Jacob 1630-1634 Olio su tela / Oil on canvas Colecciones Reales. Patrimonio Nacional San Lorenzo de El Escorial, Real Monasterio Collezione reale / Royal collection cm 259,1 x 327,8 x 8,5
Foto 3: ph Viviana Belardi (tratta dalla presentazione stampa)  Giovanni Baglione (Roma, 1573 – 1643) Ritratto di giovane di profilo volta verso destra Female head in profile, facing right Ritratto di giovane di profilo volta verso sinistra Female head in profile, facing left 1621 – 1622 Olio su tela / Oil on Canvas  Colecciones Reales. Patrimonio Nacional Casita del Principe de El Escorial Collezione reale / Royal  collection  Carlo IV
Foto 4: Gian Lorenzo Bernini Cristo crocifisso Christ on the Cross 1654-1656 Bronzo e legno / Bronze and wood Colecciones Reales. Patrimonio Nacional Real Monasterio de San Lorenzo de El Escorial Collezione reale / Royal collection Filippo IV cm 170 x 120 x 35
Foto 5: Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598–Roma, 1680) Fontana dei quattro fiumi Fountain of the Four Rivers 1651-1665 Bronzo dorato / Gilt bronze Colecciones Reales. Patrimonio Nacional Palacio Real de Madrid Collezione reale / Royal collection Filippo IV cm 173 x 90 x 80

INFO:

DA CARAVAGGIO A BERNINI
Scuderie del Quirinale Roma,

via XXIV Maggio 16
A cura di Gonzalo Redín Michaus

 

Da domenica a giovedì: dalle 10:00 alle 20:00
Venerdì e sabato: dalle 10:00 alle 22:30
Lunedì: aperto 
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura.

BIGLIETTERIA
Intero: € 12,00
Ridotto: € 9,50
Ridotto: 7-18 anni € 6,00
Ingresso gratuito fino ai 6 anni

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