
Andiamo a conoscere Sara Mistretta, giovane artista toscana, particolarmente eclettica, che spazia dalla fotografia alla fluida art. Recentemente ha approfondito un genere tutto suo di disegni, incentrato sulla rappresentazione di una dimensione onirica e surreale, offrendoci mondi stupefatti e ipnotici, dentro cui ci perdiamo.
Sara Mistretta ha uno stile inconfondibile e i suoi disegni in bianco e nero sono sorprendenti sotto molti aspetti. L’estrema precisione, la quantità e diversità di dettagli, la cifra onirica e indecifrabile in cui riversa inquietudini e forza sorgiva. Ogni opera è un’eccedenza, un dispositivo immaginifico che ci tira via dal conforto della significazione per affacciarci sulla compresenza di ordine e caos, di oggetti quotidiani e mostri, in una sospensione sradicata capace di restituirci alle vertigini originarie di psiche e cosmo.
Entriamo e abbiamo la sensazione di non uscirne, forse perché ogni frammento ci tocca e spalanca infinite analogie.
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Le opere di impatto ONIRICO: sara mistretta e la visione dai sogni

Chiara Guarducci: Come sei arrivata a queste opere così particolari da offrirsi come un genere a se stante?
Sara Mistretta: è l’esito di un’importante elaborazione, dopo aver disegnato fumetti, illustrazioni e manga, ho creato questa sorta di contaminazione, in cui condenso tecniche e immaginari. Per realizzarli uso pennarelli di punte diverse.
CG: Hanno un forte impatto onirico e surreale.
SM: Sì, non c’è niente di narrativo, e non nascono da emozioni particolari, ma dalla mia complessità, da una visione che attinge spesso ai miei stessi sogni. Sono rari i disegni che prendono ispirazione da idee che volevo rappresentare, e quindi pur restando in uno stile onirico, hanno una cifra più concettuale.

CG: In ogni tua opera cade di tutto, ci perdiamo dentro un fitto di dettagli, come in una costellazione di oggetti-creature di varia provenienza. ‘oggetti’ dislocati e simultanei.
SM: Ogni disegno è un mondo di piccoli altri mondi, un caos ordinato, dove galleggiano, proprio come nello spazio, senza mai appoggio, mostriciattoli, casette volanti, finestre sul nulla, caramelle, brani di albero, occhi. e in questo accumulo di frammenti c’è un collegamento con la quotidianità e il mondo in cui viviamo, ed elementi ricorrenti, come le scale.

Sara Mistretta: TRA STEAMPUNK E FIABA
CG: Una fantastica eccedenza di immaginazione che ci attira impedendoci una chiave interpretativa. Le tue opere restano nel vivo dell’indecifrabile, si spingono oltre la domanda-risposta di Escher, risolta nella sua specularità tautologica.

SM: In effetti quando c’è il doppio, il sottosopra è dissimile e rovesciato, quindi o manca l’identico o il focus speculare è perturbante, come in Speak.
CG: Noto anche dei pezzi di macchinari. E a volte al centro un astronauta.
SM: Sì, tra i miei lavori c’è anche una traccia di steampunk, che è un genere cyber, da cui ho estrapolato l’essenza dello stile. L’astronauta ha sempre fatto parte del mio immaginario, come un eroe, capace di esplorare, gravitare, abitare lo spazio. Mentre in altri disegni è più spiccato il fiabesco. Comunque il ‘qui’ e l’ ‘altrove’ vorticano mescolati in un’unica dimensione.
IL LABIRINTO DEL CORPO: sara mistretta e tre disegni incentrati sul corpo

CG: Mi piacerebbe farti parlare di 3 disegni che sembrano particolarmente incentrati sul corpo.
SM: la serie è uscita di getto, nel doppio di “Speak” non c’è neanche un volto completo, non si vede e non si respira, puoi solo rigettare. Mancano occhi e naso e le due bocche sono invase. Le mani che escono sono quasi sul punto di strappare la rappresentazione.

SM: anche in “Bodies” c’è l’espressione di uno sproposito, un corpo impossibile, dove non esiste un inizio e una fine ma una labirintica circolarità. La prima cosa che ho disegnato è la cavità occhio/fungo da cui spuntano gambe, foreste, mani e altri occhi sono sparsi e nascosti in più punti, direttamente come ossessioni. Questa mescolanza degli arti con gli arbusti formano una ramificazione indistricabile del corpo.
SM: “Untitled”. Sognai questo cavallo che mi assaliva e a un tratto partorì un braccio che voleva afferrarmi. Il fulcro è questa visione, che poi ho seminato. C’è una carota affettata, la panchina della solitudine dei numeri primi e tanti altri varchi e un senso spiccato di movimento. A seconda di come giri il disegno, cambia la prospettiva. Ognuno avvia il proprio immaginario, ha le sue libere analogie. Quando alcune persone, spiazzate, mi chiedono spiegazioni, cercando rassicurazione, io rispondo conta cosa ci vedi tu. Essenziale è aprirsi e restare in questa confusione, dove l’ordine amplifica lo smarrimento.

BIOGRAFIA
Sara Mistretta nasce a Firenze il 20 0ttobre 1994. Inizia a disegnare e dipingere all’età di 5 anni, ama l’arte in ogni sua forma e sfaccettatura e coltiva questa passione da autodidatta. Trascorre il periodo dell adolescenza a Certaldo dove comincia ad esporre i suoi primi lavori, si trasferisce poi ad Empoli per approfondire le sue conoscenze nel mondo dell’arte prendendo ispirazione da musica, libri, opere teatrali, fotografia, scultura e ceramica. Il suo è un vero e proprio viaggio introspettivo, alla continua ricerca di rinnovamento e perfezione.