Fino al 24 giugno è aperta al pubblico la mostra “Caravaggio e i Genovesi. Committenti, collezionisti, pittori” promossa dall’Associazione Amici di Palazzo della Meridiana, curata dalla dottoressa Anna Orlando. Sede della mostra è il Palazzo della Meridiana, centro del polo museale genovese, che conserva il fascino di una dimora cinquecentesca e si conferma sede per importanti appuntamenti espositivi di livello e qualità.
La mostra presenta una trentina di dipinti, per lo più di grandi dimensioni e di impatto teatrale e spettacolare, selezionati tra le collezioni pubbliche cittadine (Musei di Strada Nuova, Museo di Palazzo Reale, Galleria di Palazzo Spinola, Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti) e tra numerose collezioni private, non solo liguri, per la prima volta esposti al pubblico. Come dichiarato dalla curatrice: “Nella selezione, condotta sulla base della qualità delle opere, si è tenuto conto dell’opportunità di mostrare dipinti custoditi in collezioni private, in parte del tutto inediti, ma anche di scegliere almeno un’opera per ciascuna delle più significative quadrerie pubbliche cittadine, per creare un legame, non solo ideale, di rimando ai musei pubblici con il fine di fare rete con lo scopo di promuovere insieme il patrimonio cittadino”.
La mostra è costruita attorno all’unico quadro di Caravaggio che si conosca sul territorio ligure: L’Ecce Homo di Palazzo Bianco. La curatrice ha dedicato un’intera sala all’opera del Merisi, inserendo un gioco di rimandi visivi e confronti con opere di artisti genovesi che parrebbero essersi ispirati a questo capolavoro.
In questo modo l’opera caravaggesca è valorizzata, ed è stata studiata in maniera approfondita per l’occasione, per sfatare i dubbi gettati dalla critica sulla sua attribuzione, per accertare la piena autografia a Caravaggio sostenuta con convinzione dalla curatrice. Prima del Caravaggio, nella sala introduttiva a cui è lasciato il compito di mostrare attraverso i pannelli didattici illustrativi, incisioni e un video (a cura di Stefano Bucchero e Gabriele Sanlazzaro con diversi interventi di Anna Orlando), chi furono i committenti genovesi del Caravaggio e quali opere dipinse per loro, il visitatore incontra un capolavoro del suo precursore, Cristo davanti a Caifa di Luca Cambiaso dell’Accademia Ligustica di Belle Arti.
La tela mostra la capacità con cui l’artista genovese utilizza la luce e i suoi effetti per creare l’atmosfera, l’arte dei notturni, che Caravaggio porterà a perfezione, dopo averne visto un esempio nella residenza romana del suo committente più importante, il genovese Vincenzo Giustianiani, che possedeva appunto quest’opera. La curatrice, nella stessa sala del capolavoro di Palazzo Bianco, ha deciso di esporre la copia meno nota e mai esposta in mostra, la grande Incoronazione di spine della Certosa di Rivarolo. Il prestito, voluto anche per ricordare una zona della città particolarmente colpita dalla tragedia del Ponte Morandi, è stato un’importante occasione di studio che ha consentito alla studiosa di individuare quello che con ogni probabilità è l’autore della copia.
La studiosa sostiene che la copia è da ritenersi di mano del pittore ligure Cesare Costa, attivo presso le più importanti corti europee e per l’aristocrazia genovese, tra cui i Doria e per la famiglia Di Negro, che deteneva il giuspatronato della cappella maggiore della chiesa della Certosa.
I Di Negro possedevano per certo già una copia dell’Incredulità di San Tommaso di Caravaggio per Vincenzo Giustiniani, che era loro cugino, eseguita da Cesare Costa. A lui con ogni probabilità chiesero di copiare anche l’Incoronazione di spine che era di Massimo Massimi, parente del Giustiniani come loro, per destinarla alla chiesa di famiglia. Il tema della mostra è il lascito di cultura artistica della pittura di Caravaggio, rielaborata in ambito artistico locale dalla generazione di pittori al momento della sua morte, ma anche nei periodi successivi, dimostrando di non potersi esimere da tener conto delle sue rivoluzioni.
Alcuni soggetti quali l’Ecce Homo, l’Incredulità di San Tommaso, Giuditta e Oloferne, San Giovannino, ricorrono in modo costante nelle diverse realizzazioni dei pittori genovesi, come testimoniano diverse opere presenti in mostra. Uno dei protagonisti del caravaggismo genovese è Domenico Fiasella, presente con l’opera Giuditta e Oloferne, l’unico che conosce il Merisi direttamente a Roma e costituisce uno dei tramiti fondamentali della sua arte in Liguria.
Un altro protagonista è Bernardo Strozzi, che rilegge in chiave del tutto personale alcune opere di Caravaggio, cogliendo la forza costruttiva ed emozionale della luce, presente con Il martirio di Sant’ Orsola e San Giovannino. Non mancano opere di Orazio De Ferrari, Luciano Borzone e Gioachino Assereto, che reinterpretano la teatralità, l’umanità, declinando a loro modo, i principali temi.
Nell’ultima sala sono presenti opere di artisti genovesi che, pur appartenendo alla stagione tarda barocca, offrono lo spunto per constatare l’influenza della pittura di Caravaggio negli anni, attuando un singolare recupero tardo delle istanze caravaggesche. Tra essi troviamo Gianni Battista Merano con La cattura di Cristo e Bartolomeo Guidobono con La Maddalena, con cui siamo già in un clima rococò.DIDASCALIE
Un ruolo fondamentale lo hanno le luci, che permettono di godere dei forti contrasti cromatici e di percepire la composizione narrativa delle diverse opere. L’esposizione è un’importante occasione per vedere non solo l’Ecce Homo del Merisi, che dopo la scoperta da parte di Caterina Marcenaro nel 1953 nei depositi di Palazzo Rosso, è stato al centro di un dibattito della critica, che ha individuato come opera caravaggesca, ma anche opere di artisti genovesi, che attraverso le loro esperienze hanno saputo interpretare il linguaggio e lo stile artistico del genio caravaggesco. La mostra permette inoltre di individuare il rapporto tra Caravaggio e Genova attraverso il collezionismo della sua classe dirigente. Non si contano le raccolte in cui opere di Caravaggio, certe o presunte o copie, compaiono nelle gallerie degli aristocratici genovesi, confermando non solo il loro gusto aggiornato, ma soprattutto il momento magico per Genova, che il potere finanziario ed economico delle diverse famiglie aristocratiche rese il centro dell’economia dell’Europa del tempo, quello che gli storici hanno definito il secolo d’oro dei genovesi, un centinaio d’anni a cavallo tra Cinquecento e Seicento, che per la storia della città rappresenta il suo momento più ricco.
DIDASCALIE
CARAVAGGIO (Milano 1571 – Porto Ercole 1610), Ecce Homo, 1605-1610 ca. Olio su tela, 128 x 103 cm, Genova, Musei di Strada Nuova – Palazzo Bianco
BERNARDO STROZZI, IL CAPPUCCINO (Genova 1581/1582 – Venezia 1644), Natura morta con vasi di peonie rosa, 1635-1644 ca. Olio su tela, 121 x 97,5 cm, Milano, Collezione Poletti
ORAZIO DE FERRARI (Genova Voltri 1606 – Genova 1657), La legge di Zaleuco, 1640-1650 Olio su tela, 189 X 187 cm, Collezione privata
INFORMAZIONI
Orari
Da Martedì a Venerdì 12-19
Sabato, Domenica e Festivi 11-19
Lunedì chiuso
Biglietti:
Intero 10 €
Ridotto 8 €
Scuola e bambini 4 €
Ingresso ridotto alla Mostra per i visitatori dei Musei di Strada Nuova e possibilità di proseguire la visità nei Musei di Stada Nuova dopo aver ammirato le opere esposte a palzzo della Meridiana, entrando con biglietto ridotto.
Sono stati organizzati laboratori didattici dedicati alle scuole di ogni genere e grado.
Venerdì 12 Aprile 2019 verrà messo in scena uno spettacolo dal titolo “ SONO STATO IO-Ombre su Caravaggio” a cura di Renato Tortarolo che si svolgerà nel Salone del Cambiaso di Palazzo della Meridiana.
(Ore 10 per le scuole € 7,00- Ore 21 aperto al pubblico € 15,00).
Il catalogo è edito da Sagep, Genova ( 324 pp. a colori , 32 €; 25 € in mostra)
Per info tel 010 2541996 e-mail mostre@palazzodellameridiana.it
www.palazzodellameridiana.it