CAPOLAVORI DA SCOPRIRE @ Centrale Montemartini: le prestigiose novità del Museo archeologico romano

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Dal 1° giugno 2016 la Centrale Montemartini arricchisce la propria collezione permanente con l'esposizione del prezioso corredo funerario di Crepereia Tryphaena (metà del II secolo d.C.) e di alcuni splendidi mosaici pavimentali policromi (età repubblicana e medio-imperiale): straordinari capolavori fino ad oggi conservati nei depositi museali ed esposti al pubblico solo per la durata di brevi mostre temporanee. In occasione dell'evento, verrà inoltre presentato il ritratto originale dell'imperatrice Agrippina Minore, moglie di Claudio, concesso in prestito fino a gennaio 2017 dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen.

Il percorso alla scoperta dei nuovi capolavori inizia al piano terra, con la piccola sala dedicata al prezioso corredo funerario di Crepereia Tryphaena, fanciulla scomparsa in giovanissima età. Fu rinvenuto a fine Ottocento a Roma, durante i lavori di scavo per la costruzione del Palazzo di Giustizia nel quartiere Prati, in un clima permeato di Romanticismo che ispirò versi commossi allo stesso Pascoli (Crepereia Tryphaena, 1893). La ragazza, prossima alle nozze, fu sepolta insieme al suo ricco corredo: raffinati gioielli in oro e pietre preziose, tra cui si distingue un anello con inciso, nel diaspro rosso (pietra semi-preziosa), il nome Filetus, forse futuro sposo della giovane. Accanto agli oggetti legati alla sfera muliebre e matrimoniale, fu rinvenuta una piccola bambola di avorio con arti snodabili, capolavoro di intaglio di probabile manifattura egiziana, anch'essa dotata di anellino e di un piccolo scrigno eburneo per il suo corredo (foto 1): oggetto di gioco e miniatura della stessa sposa-bambina che ne fu proprietaria.

Nella Sala Colonne, incorniciato dagli affreschi parietali della Tomba Arieti (III-I sec. a.C.), viene esposto per la prima volta un raffinato mosaico raffigurante un labirinto all'interno di una cinta muraria, merlata e turrita. Fu ritrovato a Roma alla metà del secolo scorso, presso piazza San Giovanni in Laterano, in una domus repubblicana (inizio I sec. a.C.) che doveva appartenere a un eminente uomo politico dell'epoca, come suggerirebbero l'iconografia della città ideale e il richiamo al mito di Teseo, comuni in queste tipologie musive.

Nella sala adiacente trovano collocazione permanente due meravigliosi emblemata: mosaici di dimensioni ridotte posti al centro di più ampi tappeti musivi, realizzati con tessere minutissime dall'effetto cromatico pittorico. Il primo, scoperto ad Anzio nel 1749, raffigura un leone circondato da amorini (fine I sec. a.C.): fu presto oggetto di un restauro che trasformò l'originaria figura di Dioniso in Ercole, con allusione all’episodio mitico dell’asservimento amoroso dell’eroe alla regina di Lidia, Onfale. L'altro mosaico, rinvenuto durante la costruzione del Palazzo delle Esposizioni a Roma (1882), rappresenta una scena ambientata lungo le sponde del Nilo (seconda metà del I sec. a.C.). La singolare presenza di alcuni sacerdoti intenti a nutrire un coccodrillo incoronato di rose, pone in relazione la scena con le feste rituali in onore del dio coccodrillo Sobek, che avevano luogo nella città egiziana di Crocodilopolis.

La scoperta dei nuovi capolavori prosegue al piano superiore dove, tra le candide statue esposte nella Sala Macchine, campeggia la figura scura di Agrippina Minore, moglie di Claudio e madre di Nerone, ritratta in veste di sacerdotessa del culto imperiale (metà I sec. d.C.). La preziosa scultura fu realizzata in basanite, rara pietra di origine egiziana dall'aspetto simile al bronzo, ed ebbe una vicenda singolare. Sul finire dell'Ottocento, infatti, il corpo, fatto a pezzi e reimpiegato in un muro tardoantico, confluì nelle Collezioni Capitoline, mentre la testa, immessa nel mercato antiquario, venne acquisita dalle Collezioni Reali di Copenaghen (foto 3). La pertinenza della testa al corpo fu dimostrata solo negli anni Novanta del secolo scorso, nel corso degli studi scientifici e del delicato intervento restauro che interessarono la scultura: oggi, per la prima volta, la testa-ritratto danese viene esposta accanto al suo corpo originario, grazie al prestito temporaneo della Gliptoteca di Copenaghen, che durerà fino a gennaio dell'anno prossimo.

Chiude il percorso delle novità il grande mosaico pavimentale con la raffigurazione del rapimento di Proserpina da parte di Plutone, dio dell’Oltretomba, esposto nella Sala Caldaie e risalente alla metà del II secolo d.C. Il mito rappresentato, unitamente all'iconografia delle quattro stagioni e del pavone, rimanda al tema della ciclicità della vita, con alternanza di morte e rinascita, che ben si adatta al contesto funerario del sepolcro sulla via Portuense in cui fu rinvenuto nel 1885.

Splendide opere in una collezione meravigliosa, all'interno di un allestimento inusuale che crea un armonico connubio tra antico e moderno, opere d'arte e di ingegneria. Incredibile pensare che il Museo di Montemartini nacque nel 1997 come esposizione temporanea delle più recenti collezioni Capitoline all'interno del primo impianto pubblico di produzione di energia elettrica a Roma: un esperimento emozionante ancora in grado di stupire e di rinnovarsi negli anni.

 

foto copertina: Centrale Montemartini foto di Mimmo Frassineti
foto 1: corredo funerario di Crepereia Tryphaena: bambola e cofanetto in avorio e osso (II secolo d.C.)
foto 2: mosaico con scena nilotica (seconda metà del I secolo a.C.)
foto 3: testa-ritratto di Agrippina Minore (metà del I secolo d.C.)

Info:

Centrale Montemartini

Via Ostiense, 106 – Roma

Orari: dal martedì alla domenica ore 9.00-19.00; la biglietteria chiude alle 18:30

Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00); www.centralemontemartini.org

Ingresso gratuito per i residenti a Roma e nell'area della Città Metropolitana nella prima domenica di ogni mese

L’iniziativa è promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale

Organizzazione di Zètema Progetto Cultura

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